La recensione-commento-riflessione del libro “Il cuore di Ormea” scritto dalla dottoressa Carla Bollini, da parte dell’ingegner Filippo Bonfiglietti, a sua volta autore di due libri sul paese dell’Alta Val Tanaro, ha suscitato alcune critiche e sdegnate prese di posizione. Bonfiglietti viene biasimato non solo per i giudizi espressi verso l’opera della Bollini, ma anche per le opinioni su Triora, il suo museo. E ancora, per il ‘trenino di Ormea’, una chiesa.
Un commento alla “recensione” del sig. Bonfiglietti (ma chi è?) de “Il cuore a Ormea”.
1) Rinnegare qualunque scritto in nome del fatto che le proprie esperienze personali o semplicemente i propri sentimenti sono nostri e pertanto non di interesse generale porterebbe a bruciare almeno la metà della letteratura mondiale esistente (a cominciare dagli epigrammi di Marziale, passando per la poesia di Leopardi, per finire col meraviglioso “Fai bei sogni” di Gramellini).
2) Il sig. Bonfiglietti è forse un deluso, amareggiato da una fallimentare esperienza di scrittore, visto che con tanta acredine rivendica la paternità di “libri di ben altro spessore” (ma quali?) o di esperienze personali (la villa del duce!!!)mai tradotte in parole e stampa?
3) Le streghe di Triora SONO un fatto di cronaca, io sono di Sanremo, conosco e ho visitato il museo di Triora (Bonfiglietti no): è un museo che conserva testimonianze di quel tempo (editti, giurisprudenza dell’epoca e,sì, anche gli ambienti adibiti a Tribunale dell’Inquisizione, con relativi strumenti i tortura)e non una trappola per turisti. Forse, prima di parlare, bisognerebbe vedere coi propri occhi.
4) Trenino e chiesa parrocchiale: uno “puzzolente”, l’altra”brutta”: forse per Bonfiglietti, ma non per l’autrice, che raccoglie dai luoghi e dalle cose, non l’aspetto visibile, ma, per l’appunto, il CUORE, palpitante di emozioni, ricordi, immagini. E ce lo dona nelle pagine del suo libro, semplice, ma tenero ed emozionante. E Bonfiglietti un cuore ce l’ha? E un cervello da collegare a cuore e penna?
Mimmo Panico
Ho letto la recensione di Filippo Bonfiglietti su “Il cuore a Ormea”, di Carla Bollini.
È bello sapere che il mestiere del “critico” sopravviva. Ma da che esiste il mondo quel mestiere è fatto per orientare i gusti, chiarire, far meglio comprendere il messaggio di un testo (in senso positivo o negativo), non per parlare di se stessi. Se poi si insinua un dubbio (“forse”) sul fatto che Proust o altri nomi siano degni di essere inseriti nella galassia dei grandi autori -che peraltro non interessano a Bonfiglietti– spunta davvero un sorriso.
Se si fa una recensione, bisogna farlo davvero, senza prendere strade e deviazioni che fanno smarrire il lettore. Di sentir parlare dei monumenti di Ormea o di sapere quale chiesa della zona Bonfiglietti ritenga più o meno bella non ci interessa.
“Il cuore a Ormea” è un libro lieve, ben scritto, che parla di piccole cose avvenute in un piccolo luogo, in cui anche chi abita nella campagna o tra le montagne di un altro paese potrebbe ritrovarsi.
E come succede spesso ai piccoli, e gradevoli libri, conterà probabilmente più il passaparola che non l’opinione del “critico”.
Alessandra
Poche osservazioni sull’articolo del dott. Bonfiglietti:
Scriva pure, se desidera o ne sente la necessità, libri sui propri ricordi. Saranno benvenuti se ben scritti e condivisibili come quelli della dott.ssa Bollini, che ci ha regalato non solo le proprie memorie su Ormea, ma anche i propri affetti. Francamente sembra immotivato tanto livore da parte di un uomo di cultura che, come ci insegnano i classici greci e latini, dovrebbe sempre tenere gli occhi aperti sul mondo in modo curioso, benevolo, generoso. C.A.
L’INGEGNER FILIPPO BONFIGLIETTI RISPONDE A MIMMO PANICO
Caro Corrado, il “commento alla recensione” che mi ha mandato, con le sue illazioni (a firma di Mimmo Panico ndr) a vanvera e inutilmente insultanti, è irricevibile e non commentabile. Se la mia recensione non gli è piaciuta, se non l’ha saputa leggere, se ha voluto interpretarla solo in modo negativo, allora peggio per lui.
Rispondo solo su Triora perché, malgrado ciò che crede questo signore, oltre al suo museo conosco anche i suoi antri. E la sua fama non mi piace, perché detesto le notorietà dovute a un passato di morte e di assurde sofferenze e perché l’esibizione di ricordi dell’inquisizione (senza maiuscola, mai!) e degli strumenti di tortura mi fa orrore, anche se non fa effetto a certe persone di cuore.
Questa è una fama che Ormea fortunatamente non ha, tanto che il suo museo è solo etnografico: per questo è piccolo e povero.
Mi resta lo stupore che una persona, per esprimere il suo dissenso su una recensione, che è tutt’altro che negativa sul libro discusso e che resta una libera opinione degna di rispetto, anche se non la condivide, possa usare un tono così acido e sprezzante, del tutto in contrasto con le ragioni del cuore e del cervello che pretende di sostenere.
Grazie per l’ospitalità e completezza informativa, Filippo Bonfiglietti