Un dolce ricordo della Noli di un tempo sono le sorbe, chi se le ricorda? Bellissime, ma immangiabili da acerbe nella loro sinfonia di colori rossi e gialli, ancor belle da vecchie nelle loro austera veste marrone, una delizia del palato e una ricchezza di vitamine.
Le cose più difficili da rievocare del passato sono i sapori e gli odori.
L’odore acre del pesce che secca sulle grate alla marina, quello delle acciughe che marinano nella salamoia nei vicoli, quello delle pigne e della legna che arde nelle stufe. Anche il treno aveva un suo odore, lo precedeva quando usciva fischiettando dalla galleria verso Spotorno. Puntava dritto verso la Chiesa di Sant’Anna, la dribblava con una piroetta, e spariva infilandosi nel tunnel di Capo Noli. I passeggeri quasi non se ne accorgevano, era una breve parentesi di luce tra due gallerie.
Qualche sapore di questo passato si `e conservato. Le albicocche di Noli, che dolcezza, oggi `e sempre più difficile trovarle, sono una rarità per pochi intenditori, come certi fichi o certi cachi deliziosi che appaiono e subito scompaiono da alcuni banchi o da alcuni negozi. Bisogna cercarli con pazienza, ma alla fine se si insiste si trovano, come qualche bottiglia di quel favoloso nostralino una volta in vendita in un bar del centro. Per le sorbe no. Per i frutti di questa antichissima pianta si deve ormai recitare un de profundis. Richiederli al mercato è diventato patetico, i venditori scuotono la testa, rischi di passare per un fissato.
All’Orto Botanico di Torino l’ultimo sorbo è già stato tagliato da parecchi anni. Era vecchio e malato, così m’hanno detto. Si favoleggia che da qualche parte nel mondo se ne coltivino ancora, ma `e un’altra cosa, e poi bisogna andare su Internet, e passa la voglia.
Un bel sorbo a Noli comunque resiste ancora, si trova nei pressi del Cimitero, alla prima curva della strada nuova, tornando dal Castello. Li
ho raccolto da terra le mie ultime sorbe, dopo un saluto ai miei morti. Le ho portate con me, ho aspettato pazientemente che maturassero, e che i colori declinassero verso la maturità. Erano piccole ma deliziose e le ho assaporate pensando alla Noli di un tempo che fu.
Cari saluti a tutti, Massimo Germano