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Pietra Ligure inchiesta: chi si rivede! Torna la speculazione edilizia. Le costruzioni ‘monstre’ si moltiplicano


Inchiesta: Torna la speculazione edilizia a Pietra Ligure?

di Mario Carrara*

SPECULAZIONE EDILIZIA? Stiamo tornando agli anni ’70? A  guardarsi intorno sembra di sì. Infatti, pare di essere ritornati al fervore “dissennato” di 50 anni fa in cui si costruiva  dappertutto, coi risultati di devastazione e sconvolgimento del territorio che sono sotto gli occhi di ognuno. Già l’anno scorso, il 18 giugno, avevamo presentato una mozione consiliare nella quale, viste le imponenti costruzioni che si stavano innalzando in varie zone di Pietra Ligure, chiedevamo l’adozione di misure di salvaguardia del territorio in vista del nuovo piano regolatore. Mozione dal Sindaco regolarmente respinta.

Infatti, come volevasi dimostrare, oggi stiamo constatando che i casi di costruzioni “monstre” si stanno moltiplicando.

Sembra che il “grimaldello” (e la scusa) per fa passare ogni cosa sia rappresentato   dalla normativa della legge reg.49/2009, art.6, il cd. “piano casa“, che può comportare aumenti dei volumi originari anche del 35%. Ciò  sta dando origine a vere costruzioni “abnormi“: casette di due o tre piani che divengono condomini divisi, per lo più, in nuovi minialloggi. Tutto questo succede senza che vengano presi provvedimenti di salvaguardia o, almeno, che i progetti vengano vagliati con maggiore attenzione e ponderazione,   specialmente quando dagli stessi progetti si può immaginare che comporteranno conseguenze di stravolgimento dell’ambiente architettonico nel quale ricadono.

Sì, perché,  se pur possono esistere imprese che perseguono  solo il loro tornaconto economico, cercando di sfruttare al massimo la possibilità edificatoria secondo la logica del “più ce n’è, meglio è“, è pur vero che la speculazione edilizia NON può esistere se l’Amministrazione pubblica NON è compiacente o connivente e pone, invece, dei limiti e delle norme cui tutti si devono attenere e rispettare.

A far insorgere queste domande e riflessioni sono diversi episodi di nuove costruzioni, in corso di edificazione ed altre che lo potrebbero essere nel prossimo futuro,  che stanno destando degli interrogativi inquietanti.

Poiché non possiamo scrivere un “romanzo“, ci limitiamo a trarre  esempio da tre casi emblematici attuali:

  • Il “piano casa” sull’edificio ex Gavioli, in via della Cornice: una casetta di due piani che era posta proprio sul margine di una delle curve che formano la strada e la via pedonale delle Crovare.

Qui, “l’impatto visivo”  tra ciò  “che era” e quello “che sta diventando“, specie se visto dal basso, dalla via Aurelia, è veramente impressionante. Da una casetta di due piani, sta venendo fuori un palazzo di quattro, per cui mentre ci si chiede come sia possibile una cosa del genere, si fatica a credere che l’ampliamento della volumetria sia contenuto entro i “limiti” del 35%; lascia ancor più perplessi coloro che transitano in via Cornice, che si chiedono se, in un caso del genere, che ha visto la totale demolizione e ricostruzione della struttura, non si potesse ottenere, quantomeno, un arretramento maggiore del nuovo edificio rispetto alla carreggiata. Infatti, l’impressione che se ne ha è  che, nonostante nella progettazione si indichi la realizzazione di un nuovo marciapiede pedonale tra la nuova casa e via della Cornice, sembra che l’edificio stesso sia stato, invece,  ricostruito, per buona parte, esattamente dove era già il muro perimetrale del precedente, se si fa eccezione per lo “smussamento” di uno spigolo della vecchia costruzione che “invadeva” il preesistente spazio pedonale.

  • Il piano casain via del Soccorso, già di proprietà di Luigi Pellegrini (defunto) .

Anche in questo caso, lasciano impressionati le dimensioni di questo nuovo palazzo, costruito “ex novo” dopo la demolizione del precedente edificio. Anche qui si constata come una casa composta da due piani, diventi un grande palazzo di quattro. E anche qui, come nel caso precedente, lascia più che perplessi il fatto che si sia consentito che la successiva ricostruzione sia stata effettuata “quasi”, se non “pressoché”, proprio sul limite della strada, come le foto dimostrano. C’è da chiedersi: ma siccome si trattava di un edificio ricostruito di sana pianta, non poteva essere concordato o disposto un arretramento ben maggiore di quello che sembra risultare, finiti i lavori? E nessuno si è accorto o chiesto come mai nella relazione tecnica allegata al progetto, di “marciapiede” e “arretramento” non se ne faccia cenno? A nessuno del Comune interessava che ci fosse “un vero distacco” ed un marciapiede funzionale su via Soccorso, costruendosi la casa nuova?

  • L’antica villa “Rocca” sul Trabocchetto, già di proprietà del Sindaco Morello e, quindi, di Egidio Pellegrini (defunto). In questo caso, ci soffermiamo di più perché, a differenza dei due precedenti, l’iter del progetto non si è ancora concluso.

Anche in questo caso si vuole applicare la legge del “piano casa“. Esso prevede la completa demolizione della stessa antica villa e della sua dependance, l’aumento volumetrico del “piano casa” e la traslazione del nuovo volume in un’altra posizione, entro i 50 metri dalla collocazione attuale dell’antica villa.

Da notare: questo progetto non  avrebbe potuto procedere se il Consiglio comunale nella seduta dello scorso 18 Ottobre   u.s. non avesse “spostato”, riducendolo, il limite della zona di “rispetto cimiteriale” di ben 150 metri, facendolo passare da 200 ai nuovi soli 50 metri. Esaminando quella pratica, non si riusciva a comprendere il motivo, per cui l’Amministrazione si fosse determinata a portare al Consiglio comunale una proposta del genere, così “inusuale” ed apparentemente “incomprensibile“, se non dettata da una fondata ed impellente “buona ragione“, che, apparentemente, non sussisteva; ora, invece, dopo aver esaminato questo progetto, ci pare di avere capito. Anche perché il nuovo edificio progettato, pur essendo quasi confinante con il nuovo limite, pur ridotto, dei 50 metri di rispetto dal cimitero, per pochi metri  non lo ricomprende e, quindi, lo rende attuabile. Ricostruzione, anzi “costruzione” del nuovo palazzone,  per di più, pure previsto in una zona ad indice di costruibilità “0″ zero, destinata a “servizi comunali (verde, parco, cimitero, ecc) che con quella destinazione urbanistica era assolutamente incostruibile e da preservare, ma che,  per l’assenza cronica del nuovo piano regolatore, oggi avrebbe la “scorciatoia” o “l’escamotage” di essere assentibile. Mah!

Villa Rocca, ancorché nella progettazione venga definita risalente “all’anteguerra” (cosa che vuol dire tutto e niente, perché “dall’anteguerra” si può andare su,  vicini o lontani, nel tempo fin quando si vuole) è  stata costruita nei primi anni del 1800 e, successivamente, restaurata nel 1889. Ha, quindi più  di 200 anni. È stata costruita interamente in “pietra a vista” secondo uno stile di ispirazione neomedioevale, tipico del Romanticismo. Annessa alla villa,  vi è la dependance che, pure fa parte del complesso che andrebbe in demolizione. La stessa villa è, quindi una villa “storica , da preservare, per la sua lunga storia e le sue caratteristiche peculiari. Ad esempio, sotto alla stessa vi è una lunga grotta accessibile.

Risulta che la commissione edilizia, che ha esaminato il progetto il 16 Settembre scorso, non abbia espresso rilievi se non uno minimo sulla collocazione di una scala…..(sic!).

Ma viene da chiedersi: Davvero la Commissione edilizia ha esaminato “approfonditamente” questo progetto? (Da notare: il 16 Settembre 2022 la Commissione edilizia si è riunita alle ore 9,30 ed è terminata già alle ore 10,15, com’è attestato dal verbale; in 45 minuti “avrebbe esaminato” ben 5 pratiche, tra cui questa: una commissione più rapida di “Speedy Gonzales“).

Questa è una  una domanda lecita e spontanea perché il progetto stesso era corredato da numerose fotografie che attestavano lo stato e la consistenza dell’edificio che si vede, a occhi vedenti, essere un edificio non “vecchio” ma antico, di pregio, senza problemi statici o di struttura, che, d’altronde,  se fossero sussistiti sarebbero stati denunciati. E l’esistenza della grotta è attestata nella tavola n⁰ 3 del progetto. Se il richiedente si è astenuto,  o si è ben guardato, dal farne presente le caratteristiche di antichità, non è venuto in mente a nessuno della Commissione edilizia di interpellare in proposito la Sovrintendenza ai monumenti, prima di esprimere un parere di  consenso per un’irreparabile demolizione, vista l’antichità, la storicità dell’edificio e la presenza, che rappresenta un “unicum”, di una lunga grotta sotto la casa? Infatti, che fine farà quest’ultima? Visto che la casa antica sarà demolita, la grotta sarà anch’essa distrutta? Verrà interrata? Nel progetto non se ne parla e, quindi, nessuno lo sa. Lo avrebbe potuto sapere la Commissione edilizia se avesse chiesto chiarimenti, su tutte le questioni, sospendendo l’esame della pratica in attesa di averli. E se non alla Commissione edilizia, non è venuto in mente a nessuno dell’Amministrazione comunale, specie a chi gestisce e segue le deleghe all’urbanistica ed all’edilizia privata (cioè  il Sindaco De Vincenzi) di interpellare, di coinvolgere la Sovrintendenza ai monumenti, trattandosi,  in un caso del genere, di un proprio preciso dovere?

E non è venuto in mente a nessuno che il nuovo progetto, con il nuovo palazzo ed il suo conseguente carico insediativo di gente e di traffico andrà a far gravare tutte le automobili in un vero “imbuto” viario, con una sola stradina percorribile d’accesso a una corsia che ha un unico sbocco su via della Cornice, perché dall’altra parte ci sono le scale dalle scuole elementari?

Tutte queste cose ce le chiediamo perché stanno destando allarme e preoccupazione in tutto il quartiere; considerando pure il fatto che la Giunta comunale ha “velocemente” già approvato la relativa convenzione edilizia lo scorso 15 Novembre, c’è veramente da pensare che l’Amministrazione comunale, nel “seguire” questo “questo” caso, si dimostri davvero più che sollecita ed “efficientissima“. Forse troppo! Ma l’impressione che se ne ha è che non stia facendo quello che dovrebbe: cioè il suo dovere nel tutelare l’interesse “pubblico”. Sarà opportuno che se ne parli anche in Consiglio comunale.

*Mario Carrara, consigliere comunale

24 Novembre 2022

 

 

 

 

 

 

 

 


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