Una cronaca, un approfondimento, che Il Secolo XIX ha pubblicato nelle pagine di Savona e che avrebbe forse meritato almeno un vistoso richiamo in prima pagina nazionale. Con una campagna stampa. Non è frequente leggere dati così reali di uno vero scandalo. Lavoro, controlli e sicurezza in provincia di Savona.
La denuncia: all’Ispettorato del lavoro in pochi e stressati e gravi carenze in Asl. Lettera dipendenti del settore prevenzione. Manca pure il medico, l’ultimo andato in pensione e non è stato sostituito. Un problema di civiltà peraltro a lungo taciuto e portato alla luce da Cgil grazie ad un ampio servizio giornalistico a firma di Alessandro Palmesino.
Senza andare troppo lontano nel tempo. C’era una ministro della sinistra del Pd, deputato dal 2006. Andrea Orlando spezzino. Ha ricoperto il dicastero del Lavoro da febbraio 2012 a ottobre 2022, Nell’Italia da record europeo quanto ad infortuni (e vittime purtroppo) sul posto di lavoro. E buon ultimo evasione contributiva, lavoro nero. Certo che sarebbe interessante sapere se agli annunci di un rafforzamento degli Ispettorati del lavoro e della prevenzione infortuni sono seguiti fatti concreti. Non è sicuramente il caso, utile ricordarlo, della provincia di Savona.
Se Orlando ha ‘predicato bene’ (vedi dichiarazioni Tv e stampa) e senza risultati, pare sia stato in buona compagnia. E si perché la provincia di Savona era ben rappresentata al Senato e alla Camera tra Lega di Salvini (Bruzzone, Foscolo, Ripamonti), Cinque Stelle (Battelli e Valente), Pd (Vazio). Non abbiamo trovato interventi di allarme, oltre alle dichiarazioni di maniera, per le vittime sul lavoro, quali altre iniziative (interrogazioni parlamentari) e opere di denuncia siano state portate avanti contro le carenze in cui è costretto ad operare l’Ispettorato del Lavoro nel savonese. Chi, in passato, ha svolto il lavoro di cronista in questa provincia almeno quattro o cinque volte all’anno venivano divulgati i dati ufficiali dei controlli svolti, il numero delle irregolarità e le persone denunciate. Forse ci sarà sfuggito, abbiamo letto solo nella cronaca imperiese (anche i controlli da parte di Asl 1). E che Savona non fosse un territorio felice è ora documentato dalla presa di posizione dei sindacati e della Camera del Lavoro.
A chi fa comodo uno Stato che fa prevenzione a proclami e produce Ufficio del Lavoro ridotti ai minimi termini. Border-line in legalità. E la Regione Liguria dai 10 comunicati stampa giornalieri cosa ha fatto per impedire che l’Asl 2 sia stata, a sua volta, depotenziata che più di così non si può proprio nel settore prevenzione degli infortuni. Ci sono, a loro volta, ieri e oggi, i consiglieri regionali dei vari schieramenti. Abbiamo mai letto qualche loro presa di posizione ? Molto sensibili all’elettorato di riferimento, vuoi a destra, vuoi a sinistra. I risultati li leggiamo sui mass media.
Alessandro Palmesino- «Siamo troppo pochi, senza una riorganizzazione avremo casi di stress da lavoro». Questo il senso della lettera inviata a fine settembre da alcuni lavoratori della Asl savonese che lavorano nel delicato settore della prevenzione degli infortuni sul lavoro, lo Psal. Dove manca anche una delle figure chiave, cioè il medico del lavoro, andato in pensione a fine giugno e non ancora sostituito. Il caso scoppia proprio a ridosso dell’ennesima denuncia sul numero abnorme di infortuni sul lavoro che occorre sul territorio savonese, ancora una volta ad opera della Cgil, che sottolinea la situazione anche nella chiave delle richieste poste, ormai mesi fa, insieme a Cisl e Uil per invertire la tendenza. Il quadro degli incidenti professionali in provincia ha visto un aumento costante fino dalla fine del lockdown, e da subito i sindacati si sono mossi per chiedere una maggiore mole di controlli. Alla base, la richiesta di una presenza puntuale di personale pubblico dedicato alla funzione, con in primo piano quelli della Asl e del ministero del Lavoro. La goccia che fa traboccare il vaso è la lettera, ampiamente articolata, inviata a fine settembre da 4 dipendenti del reparto Psal (Prevenzione sicurezza ambienti di lavoro), che hanno messo sul piatto una serie di problemi, alla luce delle pesanti responsabilità ricoperte (tra cui quelli di agenti di polizia giudiziaria). «Si sta osservando un numero anomalo di dimissioni o mobilità in uscita – hanno scritto i lavoratori – Un esodo quasi di massa verso altre strutture nella speranza di trovare migliori condizioni di lavoro».
I dipendenti mettono per iscritto che la situazione si configura come condizione di “stress lavoro correlato” e sottolineano la mancanza di «personale qualificato in grado di poter affiancare il personale neo assunto e l’assenza di formazione specifica».«Questo è il segno di un tracollo, il che va esattamente al contrario di quello che chiediamo da mesi – dice il segretario provinciale della Cgil Andrea Pasa – Il personale Psal e il medico fanno vigilanza preventiva sui luoghi di lavoro, si occupano anche di fare le indagini e le investigazioni sugli infortuni più gravi, e il medico è il primo appello per i ricorsi. Si tratta di una figura fondamentale e insostituibile». «Visto il pensionamento di diversi componenti del Gruppo di Progetto e della nuova elezione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), abbiamo intrapreso, a partire da Settembre, un nuovo percorso formativo – replica la Asl , che rivendica una serie di attività per ridurre lo stress da lavoro correlato, avviate subito dopo la fase acuta della pandemia. L’azienda ha bandito e svolto due concorsi per direttore della struttura Psal e nominato un direttore che purtroppo non ha accettato l’incarico. Inoltre ha in fase di svolgimento una selezione per medici da assegnare alla struttura».
ENNIO PELUFFO – Il segretario funzione pubblica della Camera del Lavoro