Rivedere la storia: il ‘nuovo mondo’ all’orizzonte tra navigazioni atlantiche e sguardo letterario antropologico.
di Giovanni Delfino*
La recente scoperta del manoscritto della Cronica Universalis di Galvano Fiamma, ha rimescolato le carte delle grandi scoperte geografiche che, con i viaggi di Colombo e la conquista delle Americhe, segnarono in qualche modo la fine dell’Evo Medio e l’Inizio dell’Evo Moderno.
Non è sempre facile stabilire per convenzione quando un’epoca finisce e ne inizia un’altra. Bisogna certamente fare riferimento a vicende eclatanti e che soprattutto hanno determinato una metanoia, un cambiamento anche lento e inavvertito del modo di pensare e di essere dei contemporanei. Così come dicevo ai miei allievi che sul Colle di Cadibona, guardando verso occidente e oriente non ti accorgi di trovarti tra la catena delle Alpi e degli Appennini se non per il fatto che quello è il punto più basso fra i due sistemi montuosi. Allo stesso modo i contemporanei di Colombo poco avvertirono un cambiamento di mentalità legato alla scoperta, se non quando si aprirono a conquiste migrazioni e commerci che cambiarono la Storia del Mondo Antico.
A tal proposito, molti sono gli avvenimenti e le date che possono aspirare a diventare lo spartiacque fra le due epoche; certamente quella di Colombo è al momento la più accreditata, ma altrettanto valida potrebbe essere la caduta dell’Impero Romano d’Oriente nel 1453, o la fine delle indipendenza delle Signorie Italiane con l’arrivo di Carlo VIII di Valois. Non mancano certo i sostenitori di altre date simboliche, come la Riforma Protestante con l’affissione alle porte della Cattedrale di Wittenberg delle 95 tesi di Lutero avvenuta nel 1517.
C’è chi va ancora oltre, con la Controriforma del Concilio tridentino o la rivoluzione copernicana e addirittura il processo a Galileo, certo è che il modo di pensare determinò un cambiamento soprattutto quando si passo dallo Ipse Dixit, e cioè dal principio di autorità a quello moderno, scientifico ed esperienziale. Ma questo allora riporta in gioco l’esperienza dei navigatori genovesi che cominciò ben prima di Colombo con la ricerca di nuove rotte commerciali e nuove scoperte geografiche, che mettevano in discussione la costruzione teologica del mondo antico.
E’ innegabile quindi l’importanza dei navigatori genovesi, che padroni dei mari nel XIV secolo tracciarono nuove rotte commerciali e fecero intravvedere una diversa conformazione geografica del globo terracqueo non più diviso in geosfera abitata e idrosfera inaccessibile. Con i loro viaggi, primi fra tutti i fratelli Vivaldi, sognatori e mai più tornati, e la successiva impresa di Lanzarotto Malocello di cui c’è già traccia nel planisfero di Giovanni da Carignano, determinarono già quelli un cambiamento di mentalità. Ma quello che più mi convince che siano le navigazioni genovesi del XIV secolo il discrimine che segna una nuova concezione del mondo è l’epistola “De Canaria et insulis reliquis ultra Hispaniam in Oceano noviter repertis” di Giovanni Boccaccio del 1342.
Questa tesi, frutto di studi, riflessioni ed approfondimenti , è condivisa dal Comitato scientifico di studio insediato nell’ambito del Comitato Promotore delle Celebrazioni del VII Centenario della riscoperta di Lanzarote e delle Isole canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello.
Ricordo che non era facile spiegare ai miei allievi la differenza, tra la concezione trascendente e teocratica di Dante e quella antropocentrica e immanente del Boccaccio, che possiamo certamente considerare precursore di Umanesimo e Rinascimento. Non era facile spiegare come in un mondo, culturalmente statico, soffocato da un conservatorismo culturale e religioso i nostri tre massimi poeti delle origini fossero così diversi, pur essendo tra di loro quasi contemporanei: Dante, così omologato alla cultura aristocratica e scolastica, Petrarca più aperto alle crisi esistenziali e sentimentali, Boccaccio, affascinato e curioso delle vicende dell’Uomo Nuovo. Allora non sapevo ( e nessun testo scolastico lo evidenziava !) che Boccaccio a soli 28 anni, al termine della sua esperienza partenopea scrivesse l’importantissima epistula “De Canaria et insulis reliquis ultra Hispaniam in Oceano noviter repertis” essendo venuto a conoscenza, dai suoi corrispondenti commerciali di Siviglia del viaggio di Nicoloso da Recco alle Canarie, arcipelago in mezzo all’Atlantico, ben al di là delle Colonne d’Ercole e abitato da popoli primitivi ed ignudi. Ma allora il mondo non era quello che credevano gli antichi ( Europa, Asia, Africa), circondata dall’Idrosfera del gran padre Oceano.
La terra stava sì, immobile al centro dell’Universo sino a Copernico , ma non aveva la conformazione cosmologica e biblica medievale; al di là delle Colonne d’Ercole, non vi era più un ” mondo sanza gente”[1] , ma già un nuovo mondo. Non Nicoloso da Recco era stato il primo a riscoprire quelle isole e quel paradiso, ma un intrepido navigatore Varazzino, Lanzarotto Malocello, che là era giunto anni prima di Nicoloso, come testimoniano le carte del maiorchino Angelino Dulcert, che già nel 1339 indicava la più bella delle Isole Canarie con il nome dell’intrepido Navigatore “ Insula de Lanzarote”.
Pare davvero strano, che tutti i commentatori dell’Ulisse Dantesco citino, per analogia l’avventuroso viaggio verso l’ignoto dei fratelli Vivaldi, senza ricordare Lanzarotto. Infatti Ulisse, consigliere fraudolento, aveva con “un orazion picciola” ingannato i compagni per convincerli ad affrontare l’ignoto e inaccessibile all’uomo, e per questo fu punito. Pare davvero strano che non si dia il giusto rilievo a questa importantissima epistula del Boccaccio, che contribuì certamente a fornire all’autore del Decamerone una chiave di lettura antropocentrica, non più legata alla costruzione teocratica e biblica del mondo medievale, destinata oramai ad essere soppiantata e sostituita dalla geografia dei “sabeadores de mar” genovesi e dei mercanti. E questo determinò certamente un cambiamento di mentalità, ben un secolo e mezzo prima di Colombo.
Prof. Giovanni Delfino*
* Ex Sindaco della città di Varazze. Segretario Generale del Comitato Internazionale del VII Centenario della riscoperta di Lanzarote e delle Isole canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello (1312-2012)
[1] Dante, “Inferno”, canto XXVI, v. 117.