E’ stato il braccio destro di un luminare della dermatologia in Liguria e in Italia, il prof. Luigi Bruni. Il dr. Giuseppe Santoro era un medico specialista della vecchia e gloriosa guardia dell’ospedale San Paolo e del nosocomio di Albenga. Nonostante l’età della pensione non ha voluto abbandonare la professione e ha continuato a curare i pazienti nello studio privato di Savona finché le forze l’hanno sorretto.
Lascia un bellissimo, quanto doloroso ricordo in quanti l’hanno frequentato, conosciuto, ringraziato per la sua dedizione ai sofferenti. Il dr. Santoro strappato a 76 anni ai suoi cari che adorava. L’addio ad Albissola Marina dove abitava. L’ammirazione unanime ad marito, papà, nonno felice, orgoglioso e schivo, mai esibizionista.
E’ stato anche primario di Dermatologia al San Paolo e direttore sanitario della Croce Verde di Albisola Superiore. Tutti lo ricordano come persona affabile, rigorosa, un medico scrupoloso e preparato, che conosceva la medicina e i farmaci, alcune antiche e sempre attuali ‘ricette’. Sempre attento, disponibile, ai bisogni, alle ansie, dei suoi pazienti che ha continuato a seguire con immutata passione e ricambiato da tanta stima.
Un medico che il mestiere sapeva farlo, tante esperienze sul campo, negli ospedali e si diceva stupito, contrariato, di come veniva amministrata la sanità pubblica anche nella nostra provincia. La moda, ad esempio, di non nominare primari e tenere ‘responsabili sostituto’. Non accettava la trasformazione dei colleghi camici bianchi sempre più in burocrati, alle prese con vuoti di organico, l’esasperata politica del risparmio, le ospedalizzazioni brevi anche quando la prudenza consigliava altro. La corsa dei pazienti agli ambulatori privati, la fuga di molti specialisti verso altre strutture ospedaliere di società private (convenzionate con le Asl) del basso Piemonte e della Lombardia.
Lui che aveva iniziato a svolgere la professione come medico di famiglia passando poi negli ospedali di Savona e Albenga.
“Il Consiglio di Amministrazione, tutti i Volontari e i Soci della Croce Verde partecipano al dolore della famiglia per la perdita del Dottor Giuseppe Santoro, nostro Direttore Sanitario dal 1974 1993, proseguendo negli anni la sua collaborazione. La sua competenza e disponibilità ci sono sempre state di aiuto e di stimolo a seguire l’esempio” il messaggio di cordoglio e di ricordo della Pubblica assistenza in onore del socio benemerito.
Il sindaco di Albenga Riccardo Tomatis “esprime le sue più sentite condoglianze alla famiglia del dottor Giuseppe Santoro molto conosciuto anche ad Albenga”.“Era una persona di una disponibilità e correttezza esemplari. La sua professionalità è stata da esempio per molti. In questo momento di grave lutto mi stringo intorno alla famiglia del dottor Santoro” commenta il primo cittadino.
La figlia, dr.ssa Francesca Santoro, è dirigente medico della Dermatologia ad Albenga.
Anche il vecchio cronista che l’aveva conosciuto per lavoro nel periodo di massimo splendore e fama del reparto di Dermatologia del San Paolo, conserva tanti ricordi ed un ottimo rapporto immutato negli anni. I ricordi dell’equipe del prof. Bruni e Santoro che occupava le pagine nazionali, sul Secolo XIX anche prime pagine, perchè era stata salvata per la prima volta in Italia e la terza volta nel mondo una paziente affetta dal morbo- sindrome di Lyell, grave patologia dermatologica di tipo infiammatorio, fortunatamente rara. Questa condizione è caratterizzata da un’estesa necrolisi, cioè una distruzione dello strato superficiale della pelle e delle mucose che conduce al loro scollamento e spesso causato da intossicazione da farmaci.
Ma al San Paolo furono strappati alla morte ben 10 pazienti su 10 curati dalla Lyell, forse unico caso al mondo a quell’epoca. E ancora, nella cura della psoriasi, dermatosi della pelle, il nosocomio Savonese raggiunse traguardi da primato.
Un articolo- intervista al prof. Bruni racconta. “Una giovane di Busto Arsizio, in vacanza a Finale Ligure, si presentò al pronto soccorso del Santa Corona e da qui messa in isolamento. Ricevetti una telefonata del collega Luigi Dante, ora primario a Cairo: “abbiamo qui una paziente che sta perdendo la pelle, si sta scorticando…”. Chiesi se era possibile sapere se avesse assunto supposte di Uniplus. Confermarono. Per combattere un forte raffreddore aveva fatto uso di supposte. Chiesi a Dante di mobilitare la polizia. Dissi che a mio avviso aveva la vita appesa alla mezz’ora…Per me era il primo caso che dovevo affrontare dal vero, di persona. La paziente, dopo le cure, tornò a casa perfettamente guarita”.
Come visse quel ricovero con i suoi collaboratori?
E’ come fosse ieri. Radunai tutti i medici del reparto, gli infermieri. Parlai con estrema chiarezza: i testi e le pubblicazioni ci dicono che il 70-80 per cento di questi pazienti muoiono. Dobbiamo smentirli. Preparammo un programma di cura (e rigetto): dosi fortissime di cortisone che contrariamente a quanto sostengono molti medici non è quel nemico tanto additato; impregnare l’organismo di cortisone per impedire che altri farmaci necessari generino nuovi Lyell; flebo da 100 cc in meno di venti minuti; plasma; elettroliti; antibiotici; rivestire tutto il corpo di una tuta di garze “grasse” con uso di Gentalyn.”
Un altro ricovero fece molto “chiasso” per la presa di posizione del papà della giovane paziente. La vicenda finì sulle prime pagine di molti giornali, rotocalchi….
Ancora dall’intervista di Luciano Corrado al prof. Bruni quando raggiunse la pensione “…Impossibile dimenticare. A 20 anni di distanza quel padre continua ad invitarmi ogni anno ad una cena, con altri medici, per ricordare che gli abbiamo salvato la figlia Laura. La giovane era stata ricoverata al San Martino di Genova dove la famiglia abita. C’era allora un medico…posso fare il nome o abbiamo grane? Sa quel collega è poi venuto a lavorare a Savona…Quel padre mi raccontò, disperato, il drammatico colloquio con quel medico: “Sua figlia muore.. non c’è più nulla da fare”. Non voglio essere frainteso, né offendere la sensibilità di qualcuno, ma grazie all’appartenenza massonica quel padre seppe che a Savona c’era un primario che curava con successo il morbo di Lyell. Firmò le dimissioni dal San Martino e trasferì la figlia nel mio reparto. Dopo 58 giorni di ricovero, Laura, destinata a morire secondo il collega di Genova, tornò a casa guarita dal San Paolo di Savona. Fu quel padre a chiamare i giornalisti, e a raccontare. Aggiungo che mi era difficile credere a quel racconto di resa. In occasione di un convegno di dermatologi a Roma, presi da parte quel collega, davanti ad un paio di miei collaboratori. “E’ vero che quella paziente l’avevi data per spacciata?”. Confermò tutto, quel papà disperato non aveva mentito.
E capitava sovente, andando per una visita dal dr. Santoro, di ripercorrere quei giorni. Parlava volentieri, a bassa voce, e a ogni ricordo gli si illuminava il viso. “Caro Luciano che tempi….qualche volta con i tuoi articoli ci hai fatto arrabbiare, ma apprezzavamo la tua tenacia a non accontentarsi mai di una versione, volevi sempre approfondire e al telefono fisso preferivi consumare la suola delle scarpe, trovarti in reparto in ogni ora del giorno, a volte di sera, quando seguivi qualche caso eclatante”.