Era il 21 dicembre 2021, pagina Facebook: “Un messaggio importante dal Presidente Gianfranco Gaggero. Per la prima volta nella sua storia la Croce Bianca Pornassio si trova nella condizione di non poter più assicurare tutti i servizi. La copertura delle notti in primis”. Purtroppo l’appello non pare abbia dato finora i frutti sperati. Anzi dei 4 dipendenti, uno ha lasciato per un posto stagionale nella Polizia municipale di Imperia.
di Luciano Corrado
Una situazione che non può essere foriera di polemiche o di presunte responsabilità. E’ una realtà che merita di essere conosciuta e raccontata perchè rappresenta lo specchio della interminabile e lunga crisi che attanaglia le aree montane delle nostre origini. Di quanti restano a presidiare il territorio, leggono ed ascoltano spesso una strisciante propaganda che alla fin fine getta polvere sulla verità.
E’ la malattia di un ‘sistema paese’ dove l’attenzione dei media e
gran parte delle risorse pubbliche, ma anche investimenti privati, continuano a privilegiare aree popolose, ricche e fortunate, baciate dal turismo balneare, da tutti al mare o da tutto esaurito. E così può accadere che quella che era un tempo la mitica meta di villeggiatura che aveva la sua capitale a Nava e si propagava fino a Monesi, non solo assiste alla strage di alberghi, ristoranti, bar, negozi, tabaccherie, edicole, case vuote, ma è in preda ad un progressivo invecchiamento della popolazione senza ricambio generazionale. Le nascite restano ormai un avvenimento. Un tracollo demografico dove emerge la scomparsa della forza giovanile e la fuga per un avvenire di lavoro. Chi rimane meriterebbe l’aureola, l’assistenza e i finanziamenti a fondo perso da zona depressa. A cominciare dal regime fiscale e dagli incentivi. Con le opere pubbliche (strade e messa in sicurezza) a fare da traino.
Accade infatti che neppure un ‘lavoro fisso’, quale è il ruolo di un milite di Pubblica Assistenza, a libro paga, trova una copertura. E proprio seguendo il pianeta social si può leggere che alla Vecchia Partenza di Monesi cercano da tempo personale per i fine settimana. A Nava il popolare bar Sorriso, uno dei locali più frequentati della valle Arroscia (punto abituale di sosta e di incontro di motociclisti), ha ritardato la riapertura primaverile proprio per la difficoltà della forza lavoro. E si aggiunga che lo storico hotel ristorante Lorenzina, ‘paradiso dei buongustai‘, non ha aperto i battenti per Pasqua, rinviando a maggio l’apertura per chiudere a fine settembre.
Eppure c’è un altro fattore che dovrebbe seminare ottimismo. Il movimento sulla statale del Colle di Nava (sempre in attesa del promesso e ripromesso, con corollario dalla buona stampa, tunnel Cantarana- Armo) ha avuto un notevole incremento per un altro fattore fortuito. Il traforo stradale del Colle di Tenda riaprirà solo nel 2023. Il tunnel è chiuso dal 2 ottobre 2020 per le frane dal lato francese e italiano causate da un’alluvione. La data è stata fissata dalla Conferenza intergovernativa Italia-Francia. La statale del Colle di Nava per la quale il sindaco di Pieve di Teco ha previsto ed invocato investimenti di 5-6 milioni per eliminare e migliorare le strettoie pericolose, curve e compensare tutti i disagi che provocano.
C’è da aggiungere che più di un esercente di Ormea, ad esempio, riferisce che non si è mai lavorato tanto come negli ultimi tempi proprio per il passaggio di viaggiatori, turisti, francesi inclusi, impossibilitati ad usufruire il transito del Colle di Tenda.
Ma il ‘caso Croce Bianca di Pornassio‘ va oltre ogni considerazione di ordine commerciale. Qui siamo nel sociale e soprattutto nella Sanità pubblica. Argomento sempre più annoso e cruciale nel ponente ligure. Va pure oltre a non meno significativi esempi di regressione come la sorte (agonizzante) della Pro Loco di Pornassio.
La Pubblica Assistenza di volontariato è invece un tutt’uno con il bene primario della salute che può trasformasi in salvezza (o morte) di una vita. Non parliamo dei servizi di routine (ordinari), ma delle emergenze che spesso sono vere e proprio urgenze, una corsa contro il tempo verso il pronto soccorso. Pensiamo agli incidenti stradali, alle disgrazie sul lavoro, a quelle di montagna, ma anche a improvvisi malori che richiedono interventi urgenti e professionali. E non sempre si può ricorrere, come accade fortunatamente, all’elisoccorso, all’immediatezza -aiuto dell’auto medicale.
Claudio Vecchio dopo una vita ai fornelli e di sacrifici alla Trattoria Vignola a Pogli d’Ortovero, ha scelto il buen retiro a Cosio D’Arroscia, paese d’origine. Non ha pensato due volte ad offrire la sua disponibilità alla Croce Bianca di Pornassio con sede a Nava. Ora confida:”Non avrei mai immaginato quali e quante difficoltà stiamo incontrando e non siamo certamente gli unici, anche dalla Riviera gli echi e articoli per difficoltà a coprire turni ed emergenze per carenza di militi”. Ma nelle città della Riviera si intervallano e collaborano su distanze molto più riavvicinate. Non c’è paragone.
“Noi copriamo tutta l’alta valle che si estende fino a Monesi. Il problema serio, molto serio, non è il servizio di giorno, dalle 7 del mattino alle 19 di sera, è la notte”. Nel primo turno operano soprattutto i militi dipendenti (ora sono 3), nel secondo ci sono quasi esclusivamente volontari. E si tenga conto che nascono difficoltà, anche durante il giorno, quando una delle tre ambulanze è impegnata in un servizio ordinario.
“Si aggiunga che tra i 15-20 militi ci sono volontari che abitano nei quattro comuni di nostra competenza (Pornassio, il maggiore e con più militi, Cosio d’Arroscia, Mendatica e Montegrosso) e di notte va bene quando ci sono due volontari dello stesso paese, l’ambulanza li segue, non deve partire da Nava e loro non devono perdere tempo per raggiungerla. E’ vero che ogni Pubblica Assistenza ha la sua zona di competenza, ma capita sempre più spesso di essere chiamati ad intervenire, per le emergenze, in zone lontane. Come è già accaduto che si debba accorrere a Monesi per trasferire una paziente a Sanremo. O persino sconfinare per urgenze in altre Asl, come a Viozene. Casi rarissimi, pur sempre emergenze che impegnano. Più frequentemente, invece, capita di coprire a vicenda il territorio di competenza della Croce Rossa di Pieve di Teco, di arrivare fino a Ranzo, piuttosto che a Borgomaro, Pontedassio. Ci sono vari presidi, anche funzionali, però non si può essere tranquilli quando sai che ti manca il personale e tutto avviene all’insegna di una fruttuosa collaborazione che non bada confini.”
E non può salire sull’ambulanza il primo volenteroso che capita. Servono soprattutto i giovani, si diceva. Quelli che ‘ ci aiutano ad aiutare‘ è il motto della Croce Bianca di Pornassio. Volontari e militi stipendiati che devono frequentare corsi di formazione, aggiornamento, non solo interni, c’è l’abilitazione con i corsi del ‘118‘, dunque più impegnativi e professionali. Si dedica tempo che si sottrae alla famiglia, allo svago, ai propri hobby. E gli esempi virtuosi non mancano.
Vivere le giornate di una pubblica assistenza come quella di Pornassio (vice presidente Angelo Toscano, ex primo cittadino di Montegrosso, già consigliere provinciale, direttore dei servizi Roberto Pario) significa assumersi pure responsabilità che vanno oltre a quelle morali. C’è impegno e dedizione, spirito di abnegazione e di servizio. In un’area molto vasta, con strada tortuose, frequenti frane, blocchi e deviazioni, interruzioni. C’è la particolarità dell’enclave di Briga Alta e del suo capoluogo (Piaggia), assai popolato e frequentato nella stagione estiva, nei fine settimana degli altri mesi. C’è la montagna altrettanto frequentata di Monesi, l’Alta Via, il gettonatissimo rifugio La Terza. Ebbene in un’ampia zona di confine e adiacenze chiamato il ‘118‘, anche se si è in provincia di Imperia (pensiamo alle frazioni di Valcona, Le Salse e persino San Bernardo di Mendatica), la cellula telefonica- l’intersezione che risponde è quella di un’Asl della provincia di Cuneo e i pazienti trasferiti nel più vicino ospedale, quello di Ceva.
E il lavoro, si direbbe, davvero non manca. Si leggeva che nei primi mesi del 2021 la ‘Bianca’ di Pornassio ha effettuato più servizi che in tutto l’anno precedente (2020) che sono stati 896 (ordinari) e 151 emergenze. Si aggiunga alla pandemia, la riapertura del ‘Faggio‘ a Nava.
Volontari e militi cercasi con assillo. Asl 1 imperiese che contribuisce riconoscendo una cifra a km percorso, sia per le emergenze, sia per i servizi ordinari (si pensi al trasporto dei pazienti in dialisi, ai centri vaccinali, alle farmacie). Una mano lava l’altra e certamente le problematiche della Croce Bianca di Pornassio non possono attendere che si arrivi al peggio, la chiusura. L’unione fa la forza, ma di fronte al tema soccorso, alla risorsa volontari e alla salute pubblica forse sarebbe utile che dall’Amministrazione comunale, alla Provincia, all’Asl, alla Regione che pure non lesina fondi e contributi per il ‘rilancio dell’entroterra’, mettano al centro l’emergenza delle emergenze, quale è appunto la Pubblica assistenza di cui tutti, nessuno escluso, potremmo averne bisogno. Un tema di interesse sociale, civile e di civiltà. Non più procrastinabile se non si affronta alla radice. (Luciano Corrado)