Il Secolo XIX ha titolato su due pagine in nazionale: “Il sogno vietato dell’alta velocità. In Liguria i binari veloci rimangono tabù. L’unica soluzione una linea dedicata”. E Vincenzo Macello intervistato cita la linea Andora -Finale a binario unico, in realtà da Albenga a Loano è già a doppio binario. Leggi anche il Comunicato di 14 tra Comitati territoriali ed associazioni. Leggi anche il documento di Europa Verde e Verdi savonesi.
Per l’articolista Alessandra Costante, già cittadina di Toirano, giornalista affermata: “…..Se l’ultimo tratto di raddoppio dei binari sulla linea del Ponente, tra Finale Ligure e Andora (32 chilometri di cui 25 in galleria su un tracciato e stazioni spostati a monte), opera da circa 2,2 miliardi, attesa da decenni ed ora inserita nelle richieste di finanziamento del contratto di Rfi per il prossimo settennato, potrà migliorare molto la situazione per il trasporto pubblico locale (si parla di almeno 30 minuti risparmiati), non potrà invece essere il prodromo per l’Alta Velocità. Che resterà tabù. Peraltro sebbene atteso da decenni, il raddoppio e lo spostamento a monte dei binari tra Finale e Andora sta provocando reazioni e polemiche perché inevitabilmente sacrificherà parte della piana di Albenga, uno dei due “santuari” agricoli della Liguria (l’altro è Sarzana)”.
E nell’intervista a Vincenzo Macello, direttore investimenti di Rfi a domanda risponde: …“Sarà inoltre realizzato il raddoppio di linea a Ponente, tra Andora e Finale, ancora a binario unico”. Si tace solo che il tratto Albenga -Loano è già a doppio binario. Nulla si ricorda dei risultati del ‘trasferimento’ in una tratta dell’imperiese dove a guadagnarci di più fino ad oggi è stata la rivalutazione degli immobili e delle aree edificabili lungo la vecchia ferrovie, con gli edifici delle vecchie stazioni sempre in attesa, ma si parla con insistenza di vendere a privati investitori, immobiliaristi. Si tace che il calo di passeggeri (almeno il 30% anche se Le FSS non hanno mai diffuso dati ufficiali). Si tace la carenza di collegamenti di autobus tra le stazioni lontane dal centro abitato. Si tace cosa è diventata la stazione sotterranea di Sanremo. Si tace che cosa hanno ‘prodotto’ le nuove gallerie in diverse zone. Hanno deviato molte ‘vene d’acqua’, rendendo aride le aree interessate. Vedi il caso taciuto e grave di Varigotti. Ma non solo. La piana di Borghetto pare quella più a rischio come ha ricordato anche lo stesso sindaco Giancarlo Canepa. Nell’alveo del Varatella attinge acqua l’intero comprensorio loanese. Ci sono i pozzi delle ultime aziende agricole rimaste. E conseguenze sono previste anche nell’alveo del Nimbalto (a Loano la ferrovia sarà realizzata interamente in galleria). Acqua bene preziosissimo sia a scopo potabile, sia irriguo. E da qualche giorno la cronaca ponentina pone l’accento sui futuri rifornimenti idrici e c’è chi propone di andare per i boschi a cercare acqua per irrigare. O ancora si attende il riutilizzo a fino agricoli, nella zona di Borghetto e Ceriale, dell’acqua ‘depurata’ dal Depuratore consortile che oggi finisce nel mare borghettino.
E per concludere una riflessione. Chi custodisce un archivio stampa di cronaca ligure avrà modo di documentare che la ‘crema dell’editoria e del giornalismo’ ha sposato il raddoppio a monte della strada ferrata. Così come era accaduto nella tratta imperiese dove fortunatamente lo stesso archivio testimonia cosa ha significato per le Ferrovie dello Stato e per gli utenti trasferire le stazioni lontane, fuori dai centri abitati. L’esatto contrario di quanto avviene nella vicina e concorrente Costa Azzurra e nelle ricca Riviera Ligure di Levante.
Senz’acqua, senza lavoro e senza treni con il progetto di spostamento a monte della ferrovia nel Ponente ligure
Assurge sempre di più all’onore delle cronache la situazione di grave carenza idrica nel Ponente savonese, con numerose località afflitte dal problema (si pensi a Zuccarello in cui sono dovute intervenire le autobotti) e l’avanzamento del “cuneo salino” nell’albenganese. Ma il resto della Regione sta meglio? L’arrivo di precipitazioni potrà temporaneamente alleviare il problema della crisi idrica, ma ci si dimentica – in preda ad altre emergenze – che siamo di fronte ad un’emergenza climatica mondiale, cui dovrebbe corrispondere adeguata pianificazione del territorio.
La realizzazione del nefasto progetto di spostamento a monte della ferrovia causerà danni irreversibili alle falde acquifere, e questa cosa è scritta nero su bianco nella stessa documentazione di progetto, dando prescrizioni di dubbia efficacia. Paradossale: mentre si aggrava sempre di più una crisi ambientale, una parte della politica vorrebbe portare avanti un progetto che aggraverà la situazione: un futuro senz’acqua grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia!
E la perdita delle falde non potrà che comportare ricadute deleterie al comparto agricolo, il quale ha già espresso con chiarezza la sua contrarietà a questo progetto, rimarcando anche come il consumo di suolo – con ettari ed ettari di territorio persi – porterà danni per cento aziende, con conseguenze dal punto di vista occupazionale. Insomma, un futuro con ancora meno lavoro grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia.
Che poi questo progetto abbia conseguenze negative anche sulla mobilità sostenibile, sugli utenti e sull’accessibilità dei territori è una cosa talmente evidente che sorprende doverlo ricordare. Ci chiediamo come qualche isolato politico possa ancora sostenere che il servizio migliorerà, a fronte peraltro del disastro già fatto nell’imperiese e del dato che sono gli stessi comitati di pendolari a contestare il progetto. Per concludere, un futuro con ancora meno treni grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia!
E’ questo il futuro che la regione e i suoi cittadini meritano? Senz’acqua, senza lavoro e senza treni? Molta parte della politica parla di necessità di revisione del progetto. Ma non basta. Il progetto di spostamento a monte è un progetto sbagliato nei suoi presupposti, e va accantonato. E l’ultima cosa di cui c’è bisogno è fare in fretta e portare avanti comunque un progetto sbagliato, cercando di correggere ciò che non è correggibile.
Altro che commissariamento. Quest’opera andrebbe “decommissariata” e riportata sui binari giusti di un progetto impostato su corretti criteri ambientali, economici e trasportistici. Bisogna dire un no a questo progetto, ma per dire invece un si:
1) ad un raddoppio ben più economico e funzionale che parta da quel 1/3 della tratta tra Loano ed Albenga già a doppio binario, che va salvaguardato;
2) alla messa in campo di quegli interventi infrastrutturali e tecnologici puntuali, fattibili già subito, come il ripristino dei binari di incrocio, l’adozione di nuove tecnologie di segnalamento e sicurezza (in via di adozione in altre parti d’Italia) e la realizzazione di sottopassi e sovrappassi;
3) al miglioramento “domani” del servizio, cosa che la Regione ha già detto non essere un problema di “binario unico” ma solo di risorse economiche. Sia la Regione a recuperarle ricontrattando economicamente il contratto di servizio con Trenitalia. Giovedì 31 marzo 2022
DA EUROPA VERDE E VERDI DEL SAVONESE
“Il progetto del raddoppio ferroviario della tratta Andora – Finale Ligure procede su binari sbagliati.
“Europa Verde” condivide le considerazioni della Lista Sansa. Senza il “Dibattito pubblico” si apriranno contenziosi.
“Europa Verde” del Savonese condivide le considerazioni di Ferruccio Sansa e Selena Cambia, espresse nei giorni scorsi al termine della riunione della “Terza Commissione – Attività Produttive” convocata in Regione, sul progetto relativo al completamento del raddoppio ferroviario Genova-Ventimiglia. I due consiglieri della “Lista Sansa” hanno infatti stigmatizzato l’assenza del Commissario di Governo, Vincenzo Macello, alla discussione su questa importante opera infrastrutturale e chiesto le sue dimissioni.
Gli operatori agricoli del territorio non sono mai stati ascoltati, non è stato organizzato alcun pubblico dibattito, obbligatorio per legge. Ad oggi non si può sapere se esista uno studio indipendente sul calcolo dei costi dell’opera in questione. Il progetto in esame, di grande impatto ambientale, farebbe sparire circa il 10% della superficie agricola della piana di Albenga e chiudere almeno 50 imprese, con la perdita di un centinaio di posti di lavoro.
Le Associazioni di categoria (agricoltori e floricoltori), presenti alla riunione, hanno fatto emergere una mancanza di valutazioni circa gli ingenti danni al comparto, proprio in un momento storico che presenta scenari di guerra che dovrebbero suggerire di adottare politiche di incremento della produzione agricola, nell’ottica di una sempre più auspicabile indipendenza. Nella tratta Albenga-Loano esiste già un doppio binario (circa il 50% dell’opera totale tra Finale e Andora). L’ intervento dovrebbe limitarsi solo al secondo binario, con un ingente risparmio di tempo e soldi. Non è in alcun modo accettabile che non si discuta su un progetto alternativo. Teniamo ben presente che il progetto attuale risale a 30 anni fa.
Si dovrebbe prendere in seria considerazione l’esperienza francese: in “Costa Azzurra” la ferrovia storica, che da Ventimiglia raggiunge Nizza e prosegue oltre, facendo transitare anche il TGV, ha visto da tempo la realizzazione del secondo binario, con l’eliminazione dei passaggi a livello e la costruzione dei necessari sovrappassi e sottopassi, garantendo un servizio ottimale per tutte le attività turistiche delle comunità costiere. Invece, per la “Riviera Ligure”, si progetta un disastroso allontanamento delle stazioni dai Comuni affacciati sul mare.
Inoltre, l’attraversamento della piana di Albenga e la conseguente distruzione di vaste aree agricole, nonché il traforo delle montagne fino ad arrivare a Finale Ligure, causerebbero danni incalcolabili al territorio, notevoli disagi ai turisti, ai lavoratori ed agli studenti. Paradossalmente, si fornirebbe un incentivo all’uso dell’auto per raggiungere le stazioni lontane dalla costa, quando si dovrebbe invece ridurre il traffico che attualmente soffoca la Riviera.
Enrico Giovannini, attuale “Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile”, ha dichiarato che “il confronto pubblico riveste un ruolo cruciale nel promuovere il coinvolgimento dei territori, perché le opere sulle quali siamo chiamati a costruire lo sviluppo futuro del Paese siano anche il frutto di una più ampia condivisione con cittadini ed imprese”. Parole corrette, conseguenti ai Decreti 30/12/2020 e 7/5/2021 n° 204 per la “Mobilità sostenibile”.
Provvedimenti perfezionati dalla Legge 29/7/2021 n° 108 che ha indicato “la governance del PNRR con misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione-snellimento delle procedure“, attraverso un percorso di dibattito pubblico dalla durata massima di 45 giorni. Su quanto sta accadendo, qual è la reale opinione dei cittadini? Sono stati presi in considerazione tutti i pareri tecnici che stanno emergendo da più parti? Si spera forse di poter bypassare le regole costituzionali (art.9) di tutela dell’ambiente e del paesaggio? La procedura obbligatoria del dibattito pubblico, vincolante per la stessa Regione, non è stata attivata nel savonese, pur essendo ben note le problematiche relative all’opera.
Per tutte queste ragioni, “Europa Verde” condivide la recente presa di posizione della “Lista Sansa”. In Liguria si può completare il raddoppio della ferrovia senza danneggiare il delicato equilibrio costiero ed è compito dei tecnici, ascoltati tutti i soggetti interessati alla grande opera, trovare soluzioni compatibili con la “transizione ecologica”, base di un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile.
Europa Verde – Verdi del savonese- I Co-portavoce, Loredana Gallo e Roberto Delfino