Era il 25 ottobre 1921. L’esplosione della polveriera fu udita fino nelle campagne del sassellese e della piana di Albenga ha scritto, tra gli autori, Pierenrico Ratto. E il bollettino municipale di Genova (1922) ricorda che “quell’arnese di guerra era stato eretto di recente dal Genio militare, in sostituzione di un’altra rocca preesistente, per la difesa della rada di Vado, alla quale era collegato per mezzo di una comoda strada militare. E’ la seconda puntata che pubblichiamo dopo le prime pagine (vedi……)
………”Non ebbe vita facile (la polveriera); né la ebbero gli abitanti di Bergeggi che doveva in qualche modo proteggere. Più volte quell’anno il forte subì attentati terroristici. Non se ne venne mai a capo, ma corse voce che dietro potessero esserci gruppi di anarchici o militanti comunisti. Nei circoli operai e nelle fabbriche si diceva invece che erano azioni compiute dagli squadristi fascisti.
Nel testo del libro (La Notte di Bergeggi) si legge di Giovanni Becchetti che lavorava alla miniera della cava del Faro a tirare su pietre per ingrandire il porto di Savona. Aveva cucito una bandiera rossa insieme agli altri vecchi socialisti turatiani e pertiniani. In attesa della rivoluzione l’aveva poi nascosta nel fienile. E li era rimasta: lontana da trame golpiste o da utopie terroristiche.
“Una sera – racconta il figlio Oreste – arriva da Zinola una colonna di fascisti. Saranno stati un centinaio. Li comanda il capomanipolo Noceto, e si fermano all’osteria di Felicita Viglienzoni. “Alzate le mani”, ordinano entrando. “Siamo venuti a prenderci la bandiera rossa”. Mio padre gliela dà, e la cosa finisce li. Giuseppe infatti, della famiglia dei signori Millelire, figlio di quell’Alessandro morto nell’incendio del forte, si mette in mezzo. “Non toccate Giovanni Becchetti” dice a quella camicia nera “perché è un brav’uomo”.
Dalla città organizzeranno altre spedizioni ‘nere’ in paese, ma ormai è chiaro da tempo chi comanda a Bergeggi. La vigilia del 25 ottobre 1921 è il ‘governo dei signori’ a stabilire i tempi della vita economica e sociale. I mulini e i frantoi appartengono alle famiglie Millelire, De Negri, Vigliola. L’automobile Bugatti in paese ce l’hanno soltanto i marchesi Millelire. Paternalisti e snob, signori galantuomini, non fanno pesare la cosa. E Giuseppe, che guida con un servitore in livrea aggrappato al posteriore dell’auto scoperta, viene soprannominato ‘u pùe‘, il polvere. Gli altri nella piccola Bergeggi girano in bicicletta….
Lo scoppio della santabarbara del Sant’Elena fu una tragedia di proporzioni devastanti. Morì il 3 per cento della popolazione di Bergeggi. Una lapide ricorda i nomi. Alessandro Millelire, Bartolomeo De Negri, Cesare Pastorino, maresciallo Pietro Baldini, Giuseppe, Attilio e Maria Rovere, Pasquale, Linda e Maddalena Ferrari, Nicolò Ottonello, Andrea Pietra, Benedetto Benedetti, Maria Mandraccia, Santa Giusto, Catterina Cerisola, Gio Batta, Francesco e Luigi Picasso. E un forestiero che non venne mai identificato dall’autorità giudiziaria. Lo stesso parroco, don Vigo, si salvò a stento, riparandosi sotto un albero di pero…
(CONTINUA)