La recente pubblicazione dell’articolo di Franco Astengo (‘Savona: torna alla ribalta il caso Piaggio’) del 12 gennaio merita attenzione e discussione. Stupisce infatti la sostanziale assenza di cura, approfondimenti ed idee intorno allo stato attuale, produttivo, economico, occupazionale della nostra Provincia.
di Pino Raimondo*
Quasi un senso di disarmo delle idee di fronte ad un futuro incerto, nebbioso e del quale sembrano sfuggire coordinate e contorni.
Quasi una rassegnata attesa di un qualcosa che possa, per propria forza ed energia, dare una scossa, produrre un esito, modificare uno stato. Un atteggiamento di chi dice: poi vediamo…
Non si vuole qui sottovalutare le pesanti, pesantissime conseguenze psicologiche della pandemia che tuttora domina ed imperversa, e che preoccupa e dà incertezza.
Al contrario essa impone ancora maggior cura a ciò che pensiamo debba essere il nostro mondo nei prossimi anni. Cosa peraltro resa assai possibile dagli stessi provvedimenti assunti contro di essa, a partire dal PNRR.
E dunque davvero lascia interdetti ed amareggiati la costatazione che intorno a questo punto non si sia ancora acceso, se non per singole voci ed episodicamente, il dovuto fuoco della passione progettuale.
Non basta a spiegare questa assenza la scelta della Regione Liguria che rinuncia ad una seria azione di ‘programmazione generale‘. E lo fa deliberatamente e per proprie convinzioni politiche, mirando piuttosto a coltivare orticelli clientelari con azioni dirette ai singoli territori.
Di fronte a tale scelta politica ci saremmo aspettati, e ci aspetteremmo, una vivace reazione, quantomeno una forte e coerente presa di posizione. Che invece pare stentata e balbettante anche nelle forze di opposizione.
È stato forse dimostrato, e la cosa ci è sfuggita, che sia inutile e non possibile il pensare alla Società di domani, alla sua composizione e alla sua fisionomia umana e sociale? pensare alle sue risorse, alle sue opportunità, alle sue possibili e prevedibili dinamiche? pensare alla nostra Comunità come più solida e coesa, alle nostre Città e Paesi come luoghi di una esistenza collettivamente migliore e progredita?
È certamente difficile trasformare in progetti concreti, in proposte fattive queste visioni ed idee, ma perché esso sia difficile non di meno esso è più vero ed urgente.
La strada dell’accontentarsi nell’immediato e nel breve di azioni e provvedimenti di corto respiro, di progetti che soddisfano singole esigenze locali e territoriali, o che rispondono ad antiche e mai sanate fratture (come la ferrovia del Ponente), interventi che pure sono necessari, non è la strada che consente alla nostra Comunità di portarci davvero ad un nuovo e più avanzato equilibrio sociale ed economico che ci serve.
Sul PNRR e sulle sue risorse sembra prevalere l’aspetto immediato del suo utilizzo per finanziare progetti rivolti a singoli e definiti territori, proseguendo con altri mezzi in quella logica di interventi in regime emergenziale che di fatto ha modificato la missione strategica dell’Ente Regione, trasformandolo in ente erogatore di risorse.
È tempo che si riaccenda attenzione ed energie di ricerca e di proposta sui grandi nodi della nostra società:
– una struttura economica non più industriale, non terziaria, debolmente mercantile, passivamente turistica;
– una composizione sociale invecchiata, con nuovi e vecchi squilibri, scarsamente coesa;
– un territorio ed un ambiente fragile e delicato, sottoposto a spinte contraddittorie e a cui manca la guida di una mano forte ed autorevole;
– un sistema di formazione inevitabilmente in affanno, mancando indirizzi certi dello sviluppo complessivo della società;
– una vita culturale ed associativa anche vivace e tuttavia affaticata da eccessiva frammentazione, localismi, settorialismi.
Il punto forte di questa azione può essere la comprensorialità che riguarda Savona, la costa savonese e la Val Bormida, ma che può e deve riguardare anche il Ponente.
Comprensorialità che porta a pensare nella nostra Provincia a due aree territoriali, storicamente collocate in modo differenziato ed oppositive, diverse nell’assetto ambientale e culturale, ma che concorrono ad una comune visione di Comunità, condividendo servizi ed opportunità.
Sono i soggetti sociali variamente articolati nel sindacato, nelle associazioni di categoria, nelle strutture professionali, ma anche nei gruppi di interesse non economici a poter oggi essere i portatori della spinta necessaria ai soggetti politici e a quelli istituzionali; soggetti istituzionali fra i quali spicca, può spiccare, il ruolo nuovo della Provincia, come sede e forza propulsiva di una nuova stagione di Programmazione.
Pino Raimondo*
(consigliere comunale a Borgio Verezzi)