San Bernardo di Mendatica inedita: 127 anni fa. ‘Mi accolse la bella locandiera, si dormiva sulla paglia nel camerone senza distinzione di sesso’. Il racconto dell’avv. Bosazza di Imperia. Il libro
Una bella fanciulla nella veste di locandiera a San Bernardo di Mendatica.Accadeva 127 anni or sono. “Da Genova a Nizza per le vette dell’Alpe. Relazione di viaggio dell’avv. Felice Bosazza di Imperia. 8 dicembre 1984. Tipografia salesiana”. Il libro La Cappella delle Alpi, di don Antonio Allaria Olivieri e Luciano Frassoni, andato esaurito anche nella seconda edizione, edito dall’Associazione Culturale Sant’Erim, offre e rivela storie ed immagini inedite di paesi montani dell’imperiese e del cuneese.
E’ il caso del capitolo ‘Genova fino a Ponte di Nava attraverso i monti’. “Il 24 agosto 1894, l’alpinista giunto a Ponte di Nava visita il borgo, nel pomeriggio giunge a Case di Nava e si reca presso il Comando militare dei forti e chiedere il lasciapassare per poter attraversare le zone sotto la tutela militare. Dopo aver fatto provviste si mette in cammino e giunge a San Bernardo di Mendatica 1260 metri sul livello del mare”.
La testimonianza. “Mi ricevette sulla soglia di un’umile ‘casupola’ una ragazza sul fior degli anni, di forme e bell’aspetto piacevole….più che una ragazza vero tipo di donzella d’uomo maturato nei negozi; nativa di Chiusa di Pesio di cui parlava in modo errato l’aspro, ingrato e quasi intellegibile linguaggio. Essa abita quel poco sicuro casolare sei mesi l’anno e col vecchio genitore vi esercita la professione di locandiera, traendo bastevole guadagno dal frequente passaggio dei ‘carbonai’ che lavorano perle selvose pendici del monte Fronté.
Nelle frequenti assenze del padre, il quale s’allontana giorni e notti intere, essa con singolare coraggio resta a custodire la casa ed a servire dì e notte i passanti. Il casolare è diviso in due piani. Nel piano sotto vi ha una piccola cucina ed una stanza da mangiare; il piano superiore, al quale si accede di fuori per una scala mobile a pioli è tutto un gran camerone, il cui pavimento per tutta la sua lunghezza, a destra e a sinistra è coperto da due strati di paglia; su quella paglia si gettano, secondo il bisogno, lenzuola e coperte formando tanti giacigli.
Solo l’ostessa ha per sé, ad un’estremità della stanza un saccone riempito della medesima paglia; del resto in quel camerone che pare un ospedale da campo, si spogliano e si coricano senza distinzione di sesso la padrona , i viandanti e quando non è assente il vecchio oste.
Dopo un leggero pasto, chiesi all’ostessa, vero uomo in sottana, di essere guidato a riposo.Come mi affacciai nello stanzone non poteri nascondere la mia meraviglia sia per l’aspetto preistorico di quei giacigli, sia per la noncuranza, con cui si mescolavano i due sessi nei riposi notturni; ma al mio stupe, quasi risentita e lasciando per un momento il suo barbaro dialetto, rispose in rozzo italiano: ‘Vedrà, o signore, che se continua il viaggio per le Alpi si troverà ad alloggiare ben peggio’. ….Del resto giustizia vuole che io ricordi, fosse impostura o fosse un fondo di onesti principi conservati in tanta libertà di vita, che, venuta al riposo poco dopo di me, quella fanciulla, prima di entrare in letto fece apertamente le sue devozioni e non terminò di togliersi gli indumenti, che dopo essere entrata sotto le coltri. ….Trovarmi accomunato in una camera con due femmine cioè l’ostessa ed una viandante e con due carbonai, furono cagione che insonne trascorsi tutta quanta la notte. ….