In Sicilia per anni c’era un giornalismo che non si occupava di mafia dei colletti bianchi. A Savona, nell’anno 2019, c’è chi non si accorge della lezione di storia e degli approfondimenti, studiati e scritti nel nuovo libro di Massimo Macciò, sulla stagione nera vissuta nel 1974-75. I suoi principali protagonisti, con nomi e cognomi (non parliamo dei responsabili e mandanti mai identificati), le propagazioni anche a Celle Ligure, Varazze, Quiliano, Vado Ligure, Spotorno, Albenga, Borghetto S. Spirito. L’omertà non è solo di chi gira la testa dall’altra parte. E’ emarginare, ignorare, condannare alla solitudine chi approfondisce e si impegna a riscrivere le pagine documentate di mancate stragi. Buona parte di materiale inedito e dopo la prima edizione del libro “Le bombe di Savona chi c’era racconta’. Oggi siamo alla strategia dei rancorosi o dei disattenti ? A che pro. E’ casuale che i media locali (trucioli.it e trucioli savonesi esclusi) si esercitino nel silenzio per rallegrare le vacanze estive dei savonesi.
LA PRESENZA DI EDGARDO SOGNO A SAVONA – Scrive il prof. Massimo Macciò autore di Una storia di paese. Le bombe di Savona 1975- 75, edizione 2019: “E Giulio Andreotti, ministro della Difesa, a sventare la minaccia di una repubblica presidenziale ad opera di Edgardo Sogno dei rata del Vallino, nato a Torino nel 1915 da una famiglia di antica nobiltà sabauda, partecipa alla guerra di Spagna tra le file dei franchisti, poi cambia idea e prende parte alla Resistenza ottenendone una medaglia d’oro al valor militare. Conosce il carcere ed i campi di prigionia; alla fine della guerra è monarchico e deputato del Partito Liberale all’Assemblea Costuituente. Sogno è filoamericano e violentemente anticomunista. Nel 1947 risulta collaborare con i servizi segreti Usa, poi abbraccia la carriera diplomatica ed diventa membro Plannibng Coordination Group della nato. …Da vita ai Comitati di Resistenza Democratica, centri politici nati in funzione anticomunista e convinto che l’Italia debba trasformarsi in una repubblica presidenziale , si associa con Rodolfo Pacciardi, entra nella P 2 di Licio Gelli e prende contatti con molti generali…
Il ministro dell’Interno Taviani, in sintonia con Andreotti, segnala il progetto di Sogno al giudice Luciano Violante di Torino che nel 1974 lo accusa, insieme a Pacciardi e a Luigi Cavallo, di aver pianificato un ‘golpe bianco’….A ottobre Sogno è espulso dalla Federazione Italiana Volontari della Libertà e a gennaio ’75 la prudenza gli consiglia di allontanarsi da Torino.
LA PRESENZA A CELLE LIGURE – L’ex partigiano non fa molta strada. A Celle Ligure vive infatti un suo parente e così il diplomatico passa un mese di dorata semilatitanza, condita da cene al ristorante Cavetto di Varazze gestito dal suo sodale Elio Miretti. A questi banchetti capita di vedere Piero Astengo, il giovane Tartuffo (il papà era procuratore della Repubblica e poi presidente del tribunale) e forse il rampollo di qualche altra famiglia piuttosto in vista in città. Di che si parla nelle cene al Cavetto? Di certo, nei primi mesi del ’74 Sogno aveva elaborato un piano eversivo che sarebbe dovuto scattare mentre le grandi fabbriche erano chiuse e l’Italia in vacanza tra il 10 e 15 agosto 1974…Secondo le dichiarazioni di Luigi Cavallo avrebbe dovuto essere “un golpe di destra con programma avanzato di sinistra che divideva lo schieramento antifascista e metta i fascisti fuori gioco”.
La lista del nuovo governo forte era pronta. Pacciardi presidente, sottosegretari alle presidenza del consiglio Antonio de Martini e Celso De Stefanis, agli esteri Manlio Brosio (segretario generale Nato dal 1964 al ’71). Interno Eugenio Reale, Difesa Edgardo Sogno, Finanze Ivan Matteo Lombardo, Tesoro e Bilancio Sergio Ricossa, Grazie e Giustizia Giovanni Colli (nel ’74 procuratiore generale della Corte di Cassazione), pubblica Istruzione Giano Accame (giornalista loanese in contatto dal 1956 con il servizio segreto israeliano di Menachem Begin), ministro dell’Informazione Mauro Mita, dell’Industria Giuseppe Zamberletti, del Lavoro Bartolo Ciccardini, della Sanità Aldo Cucchi, della Marina Mercantile Luigi Durand de la Penne….(nato a Genova nel 1914, morto nel 1992, ammiraglio e politico, decorato con medaglia d’oro al valor militare.
Sogno che fino a prova contraria con il terrorismo non ha nulla a che fare e l’indagine di Violante (poi parlamentare del Pci e presidente della Camera) si concluderà a Roma con l’assoluzione per non aver commesso il fatto.
A CELLE LIGURE LA VILLA FREQUENTATA DAL TERRORISTA GIANCARLO ROGNONI – “In relazione alle bombe e agli attentati di Savona del 1974- ’75 non so nulla di diretto. Mi ricordo solo che nel 1975 Stefano Delle Chiaie dovette minacciare di morte Elidoro Pomar e Giancarlo Rognoni – dichiarò Vincenzo Vinciguerra al giudice Felice Casson, il 22 giugno ’85 – perchè si dedicavano alla fabbricazione di ordigni dotati di congegni di esplosione a distanza o comunque a tempo….”. Rognoni prima condannato e poi assolto nell’ultima sentenza sulla strage di piazza Fontana, quando non è in carcere va in vacanza a Celle Ligure dove ha una villetta in frazione Sanda sulle alture del borgo. Li vicini, confida ai camerati quali De Min e Azzi, ha sotterrato due casse piene di armi e di esplosivo da cui ha prelevato sia i panetti di tritolo utilizzati….sia bombe a mano SRCM utilizzate durante una manifestazione in cui ucciso l’agente Antonio Marino. E sempre a Celle Ligure Rognoni ama trascorrere il Capodanno insieme a Mauro Meli, Mirella Robbio, Mauro Marzorati e Nico Azzi e qualche altro compagno di cordata.
E’ possibile che gli attentati a Savona siano organizzati dal gruppetto eversivo fascista che fa capo a Salvatore Francia e comprende Giovanni Dionigi, Stefano Tubino, Attilio lercari, Eliodoro Pomar, nonchè Giancarlo Rognoni….E’ la domanda che pone Vittorio Preve, inviato speciale de La Stampa, albenganese e papà di Marco Preve giornalista de la Repubblica e scrittore, al vice capo dell’antiterrorismo Carlucci. Rognoni però in quel periodo era lontano dall’Italia, Con Savona non ha rapporti ufficiali da tempo. Ha frequentato è vero la sede del MSI nella città ligure e partecipato con dei savonesi ad alcune manifestazioni in Aldo Adige, ma si trattava del lontano 1963.
Il gruppo compare improvvisamente a Celle Ligure agli inizia di novembre con tanto di auto: tre Fiat Campagnola, due Land Rover (del tipo di quella notata da Maria Letizia Pastorino subito dopo lo scoppio sul viadotto ferroviario dell’Acquabuona. E secondo il sostituto procuratori Squadrito, Scardulla e Virdis dopo l’avocazione dell’inchiesta della procura generale di Genova alla luce dei gravi carenze che si registrarono alla procura della repubblica di Savona. La Pastorino che si trovava nel suo orto, alcuni minuti dopo l’esplosione, vide transitare una auto, tipo jepp, con due, tre giovani a bordo che cantavano ‘Italia s’è desta’.
Il gruppo composto da sei elementi si fanno notare perchè imbrattano i muri del paese, con scritte inneggianti a Ordine Nuovo e Alleanza Nazionale, ma che ci fanno questi villeggianti fuori stagione a 7 km da Savona ? L’appunto della questura non lo dice, ma è ricco di particolari. Una delle Land Rover è intestata a tale Luigi Corona, mentre la titolare di una Campagnola è Rosangela Baccini, una signora nata a Triora (Imperia) ed abitante ad Arenzano che lascia l’auto in uso al figlio Giulio Grippa, studente dicianovenne di Garlasco. Grippa, a sua volta, è in ottimi rapporti con il ventenne Attilio Bagnasco, un genovese residente a Varazze e studente a Milano. Indagini estese anche a Guglielmo Spotorno, che la questura indica come ‘proprietario della villetta di Celle Ligure frequentata da Rognoni.
La famiglia Spotorno, a Celle, è proprietaria di mezzo paese. Francesco, capostipite, è partito da Celle nel 1934 ed ha fatto fortuna come pilota di auto e soprattutto, come concessionario Fiat a Milano. Il figlio Guglielmo è un ex ufficiale dell’esercito italiano e secondo la stessa nota “sarebbe stato responsabile durante il decorso anno del centro Ordine Nuovo di Milano”. Gli Spotorno acquistano ville ed appartamenti e nel ’67 danno vita a un’organizzazione benefica. Costruiscono palazzi, li danno in affitto e usano il ricavato per pagare borse di studio agli studenti cellesi e per altre opere di filantropia.
Il Secolo XIX del 22 novembre, con Ennio Remondino (diventerà poi inviato speciale Rai e scrittore), scrive che gli attentati sarebbero stati decisi in una villa nella Pineta di Arenzano, frequentata dalla alta borghesia milanese, come Jean Rodocanachi, già vicini a Sogno nei Comitati di Resistenza Democratica. …Due giorni prima che iniziasse la catena di attentati a Savona il gruppo di giovani si sarebbe improvvisamente dileguato.
Che dire, Giancarlo Rognoni trascorreva tranquillo periodi nella villetta di Celle, nessuno sapeva nonostante fosse a capo del gruppo hitleriano La Fenice che secondo Mario Di Giovanni altri non era che un’articolazione di giovani del MSI meneghino. Ma non era un gruppo extraparlamentare. Chi era a conoscenza che in un bosco non lontano Rognoni teneva nascosto un deposito d’armi ed esplosivo di cui ha parlato solo ai più fidati camerati.