E alla fin fine ecco il titolo del quotidiano di destra La Verità: “L’uomo di Mosca (l’avvocato romano Gianluca Merenda) cacciato dai massoni…. la massoneria italiana scarica il superteste… l’abbiamo espulso nel 2015”. E se, come accaduto ad altri fratelli anche del ponente ligure, avesse scelto di migrare in una loggia francese? E se, come qualcuno adombra, fosse stato utilizzato dai servizi segreti del presidente Macron (a sua volta libero muratore di alta casta) per destabilizzare il nemico dichiarato Salvini? E se il laiguegliese Gianluca Savoini – ne avevamo già accennato – fosse finito nell’orbita di una squadra e compasso? Che fondamento hanno le indiscrezioni sulla presenza a Laigueglia, già da un paio di mesi, di agenti dei servizi che hanno destato qualche sospetto durante il soggiorno in un hotel della cittadina? Oppure si trattava non di intelligence ma della squadra della Procura di Milano che sta passando al setaccio la vita e le attività degli inquisiti…
C’è da dire che nella storia della turistica Laigueglia non era mai accaduto un fatto di così vasta risonanza a livello nazionale ed internazionale. Un suo concittadino coinvolto e di cui fino ad oggi, almeno pubblicamente, nessuno ha ritenuto doveroso prendere le difese. Neppure di fronte ad un sibillino comunicato stampa del sindaco facente funzioni di Alassio, l’albergatore Angelo Galtieri che ad articoli giornalistici e agenzie di stampa che indicavano Savoini come ‘un Carneade, nazista di Alassio…” e che per cinque anni “ha fatto da ambasciatore e badante a Mosca di Matteo Salvini”, ha precisato che in realtà si trattava solo del luogo di nascita, del tutto casuale e non della città dove è cresciuto e risiedeva.
Che rapporti aveva Savoini laiguegliese, sempre schivo e riservato, abituali viaggi in Riviera a trovare la mamma e la sorella, con l’avvocato Merenda? Ci sono stati incontri a Laigueglia? Due personaggi – svelava mercoledì sera il vice direttore de La Verità – che risultava presentassero una dichiarazione dei redditi da 20 mila €. Difficile immaginarli impegnati a perseguire grandi affari. Semmai, pare di capire, almeno Savoini sarebbe finito in un trappolone. E nonostante siano in molti nella cittadina a ritenere fondata questa tesi, nessuno fiata tra i suoi colleghi di partito. Zitto il sindaco e segretario provinciale Roberto Sasso del Verme che non da oggi risulta essere massone, tace il senatore Paolo Ripamonti, l’uomo forte della Lega in provincia di Savona, pure laiguegliese, socio del primo cittadino nell’agenzia di affari di Alassio. Non è difficile ascoltare confidenze di leghisti non allineati a proposito di un cerchio magico operante nel ponente. E c’è chi si spinge ad annoverare tra i fratelli Ripamonti ed un altro parlamentare dell’estremo imperiese (non solo ovviamente).
La stessa Lega, del resto, non ha mai reagito al fatto che diversi suoi esponenti savonesi ed imperiesi vengono dati, da tempo, in quota massonica. Quei fratelli che dominavano e comandano nelle strutture delle Asl e degli ospedali. A volte in guerra tra obbedienze per difendere o propiziare la scala di questo o quel primario, questo o quel dirigente apicale. Una rete che pervade professioni (avvocati, medici, commercialisti, tecnici), imprenditoria ed in qualche caso associazioni di categoria, con presidenti o presidentesse. Il cittadino comune è portato a chiedersi ma cosa spinge ad aderire alla massoneria? Quali vantaggi personali? E per quale ragione, non diciamo che debba essere infranta la riservatezza, non si è letto ad oggi una dichiarazione per sostenere che Gianluca Savoini non merita tutto quel fango di cui si legge e si ascolta. Che nella sua Laigueglia, dove ha sempre abitato con la famiglia prima di sposarsi, possono fare tutte le indagini che vogliono e non troveranno nulla.
Savoini, giornalista, presidente Associazione culturale Lombardia Russia. Direttore ⁰responsabile rivista politico-culturale “Logos”. Esperto di geopolitica. TRUCIOLI.IT scrisse:….. Con Savoini il coro leghista del ponente ligure.
E Francesco Storace, ex presidente dellaRegione Lazio che scrive di “uno scandalo montato ad arte. Perché i russi avrebbero dovuto finanziare chi sta più con gli americani che con loro sui dossier internazionali? Una bufala dell’estate”.
UN LIBRO: I DEMONI DI SALVINI
“Savoini ha 56 anni ed è nato ad Alassio, in Liguria. Secondo quanto ricostruito dal giornalista Claudio Gatti nel suo libro I demoni di Salvini, che si occupa delle infiltrazioni di gruppi neonazisti nella Lega, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta Savoini si avvicinò ai gruppi di estrema destra; in particolare iniziò a frequentare il gruppo Orion, riunito intorno al militante neofascista Maurizio Murelli (condannato per aver ucciso un agente di polizia). Era lo stesso gruppo di cui all’epoca faceva parte Mario Borghezio, di una generazione più vecchio e all’epoca direttore dell’inserto economico del giornale del gruppo”.
RIPORTAVA UN SITO DEL 29 GIUGNO Il presidente di LombardiaRussia, Gianluca Savoini ha partecipato alla conferenza sulla geopolitica al gruppo parlamentare di AfD, in cui si è parlato della necessità per gli europei di rinforzare le buone relazioni con la Russia che non è più URSS da quasi 30 anni. “avere buone relazioni con la Russia non significa essere prorussi o antiamericani – ha detto Savoini -, ma essere favorevoli a difendere innanzitutto gli interessi italiani, e il rientro dei rappresentanti russi nel Consiglio d’Europa, votato lunedì scorso, dimostra che chi cerca pretesti per una nuova Guerra Fredda fuori dal tempo è sempre più minoranza, per fortuna, e vince il buon senso e la voglia di pace e cooperazione internazionale “.
Savoini entra nella Lega nel 1991 e, racconta lui stesso, conobbe Salvini due anni dopo, quando lo intervistò mentre lavorava per il quotidiano di destra L’Indipendente. All’epoca Salvini era candidato al consiglio comunale di Milano, dove poi sarebbe stato eletto a soli 20 anni. «Lì è iniziata la nostra amicizia», ha raccontato Savoini a Vanity Fair……quel punto Savoini sparì per diversi anni. Si sposò con una cittadina russa di San Pietroburgo (lui però continua a non parlare una parola di russo), ma per il resto di lui non è facile trovare molte tracce. Il suo ritorno avviene in grande stile nel 2013, quando Salvini, appena eletto segretario della Lega Nord, lo sceglie come suo portavoce, un incarico che manterrà per un paio d’anni.”
In tutti questi anni ha avuto rapporti e frequentazioni negli ambienti leghisti del ponente savonese ? Conosceva e frequentava, magari casualmente, il neo sindaco ed il neo senatore ? Oppure nessuno nel partito locale lo conosce, se non per sentito dire. Nessuna influenza, insomma, nella sorprendente e clamorosa al potere e nel partito del Savoini nazionale e tra i ‘fidati’ di Salvini.
Quasi contemporaneamente, nei primi mesi del 2014, Savoini fonda – insieme a un altro gruppo di persone vicine alla Lega e alla Russia, come l’ex parlamentare Claudio d’Amico – l’Associazione Lombardia-Russia, definita nel suo sito un’associazione apartitica «con idee molto precise», come per esempio «Identità, Sovranità, Tradizione», che coincidono con «la visione del mondo enunciata dal Presidente della Federazione Russa», Vladimir Putin.
«La definizione esatta di Savoini è nazista», così l’ex Direttore de La Padania Gigi Moncalvo dipinge in poche parole un ritratto del “faccendiere” (che bella questa parola da prima repubblica).
Savoini, iscritto alla Lega, dal 1991 dal 1997, faceva il giornalista per il quotidiano del partito (quello che prendeva i fondi pubblici). Curiosità: anche Matteo Salvini ha iniziato in quell’anno la sua attività come cronista per La Padania. Ma Moncalvo non è l’unico a parlare delle simpatie “neonaziste” di Savoini. Ad esempio la Repubblica riporta un commento di Stefania Piazzo, ex caporedattrice del giornale, che del presidente dell’Associazione Lombardia-Russia dice «nessun altro come lui aveva quelle pulsioni fascistoidi-naziste». Un altro ex direttore, Gianluca Marchi, dice che Savoini «apparteneva al filone nazionalsocialista». E fu proprio Moncalvo a cacciare Savoini dal giornale della Lega quando nel 2002 venne nominato direttore da Umberto Bossi.
Deve essere per questo che Savoini – in qualità di “consigliere politico” della Lega – ha partecipato ad un incontro organizzato dal gruppo parlamentare di Alternative für Deutschland, il partito di ultradestra tedesco con simpatie naziste che all’Europarlamento fa parte dell’EAPN, il gruppo dei sovranisti europei cui appartiene la Lega (inizialmente invece era all’interno di ECR, il partito dove per l’Italia c’è FdI). Tema dell’incontro ovviamente i rapporti con la Russia, che come sappiamo è il pallino di Savoini.
Secondo il giornalista Gatti l’infiltrazione era già in atto nel momento in cui nacque la Lega. A raccontarlo è Marco Battarra, collaborate di Maurizio Murelli. Racconta Battarra: «Quando nel 1985 la Lega ha fatto la prima riunione a Milano, contando Bossi eravamo in nove, di cui due di Orion. Nove persone in tutto, intorno a un tavolo a casa del primo segretario della Lega della sezione di Milano. E i primi manifesti della Lega sono stati stampati nella tipografia di Murelli». Orion è il nome di un mensile lanciato da Murelli, che a sua volta è amico di Savoini e di Borghezio. Quando nel 1997 Savoini arriva alla Padania trova un ambientino niente male. Secondo Gatti le pareti della redazione erano costellate di immagini con iconografia neonazista. A raccontarlo fu Saverio Ferrari che nel 2002 su Liberazione pubblicò alcune foto “shock” dell’interno della redazione. Veniva fatta passare per goliardia ma secondo Matteo Mauri (anche lui ex giornalista de La Padania) Savoini «era apertamente filonazista. Ricordo le sue citazioni di Hitler, di Goebbels… Si esaltava parlando di impero, ordine e disciplina. E ricordo con assoluta certezza che rivendicava il fatto di essere orgogliosamente antitaliano. Diceva: “Io non sono mai stato fascista”».
E le testimonianze sono numerose, Savoini che in redazione fa il saluto col braccio teso sbattendo i tacchi. Savoini che non nasconde l’ammirazione per Ezra Pound e Hitler oppure Savoini che si rivolge ad alcuni colleghi chiamandoli “camerata”. Sempre in spirito goliardico, s’intende. Intervistato riguardo al suo passato lui glissa, dice che fascismo, nazismo e comunismo sono cose superate, quello che conta oggi è il sovranismo. Ma in fondo Savoini è bravo a negare, ha negato di essere stato al Metropol tra il 17 e il 18 ottobre e ora nega che quella nelle registrazioni di Buzzfeed sia la sua voce.
E Salvini che fa? Lui che non è certo un neonazista assume Savoini come suo portavoce nel 2013. E dal 2014 Savoini si mette al lavoro per stringere i rapporti tra Lega e Russia, in particolare con il partito di Putin Russia Unita, e si incontra con gli esponenti del partito. Ogni volta che un leghista vola in Russia c’è Savoini ad accompagnarlo. E anche quando si tratta di presenziare a ricevimenti presso il consolato russo in Italia Savoini è sempre in compagnia di esponenti della Lega. Eppure ufficialmente non ha alcun ruolo nel partito, è un semplice militante. Carlo Bonini su Repubblicaraccontava che, curiosamente, la sede di Lombardia-Russia è sul retro dell’edificio di via Bellerio dove ha sede la Lega.
Nel 2014 si l’Associazione Lombardia-Russia si prodiga su Facebook a dimostrare che l’abbattimento del volo MH17 della Malaysian Airlines era opera degli ucraini. Venne poi fuori che c’era stato un diretto coinvolgimento di agenti russi. Viene addirittura nominato osservatore internazionale per lo svolgimento delle elezioni regionali russe del 10 settembre 2017. Tutto questo senza avere alcun ruolo nella Lega? È davvero possibile? Matteo Salvini preferisce non parlarne, dice che «vado in giro con centinaia di persone; cosa facciano e cosa chiedano a nome loro non mi è dato saperlo» e fa sapere che «Savoini non era invitato dal ministero dell’Interno», né a Mosca, nell’ottobre 2018, né a Villa Madama nell’incontro bilaterale con Putin. E allora chi l’ha invitato? Possibile che il ministro dell’Interno non sappia quello che gli succede sotto il naso? Ma ammettiamo che davvero Salvini non sappia nulla di quello che fa Savoini, ammettiamo anche l’ipotesi assurda che Savoini possa essere un agente al soldo della Russia all’insaputa del ministro dell’Interno, lo stesso si può dire di tutti i deputati, consiglieri regionali, sindaci leghisti che Savoini frequenta e incontra? Nessuno nella Lega si è mai chiesto cosa faccia questa persona, eppure è sempre lì assieme a loro. A Laigueglia e dintorni per i signori leghisti Savoini era uno ‘sconosciuto’ ? Chi lo incontrava ? Solo un paio di fratelli massoni della zona ?
PUBBLICAVA L’ESPRESSO IN MERITO A ORION
Un filo nero-verde che porta fino a Mosca, alla propaganda pro-Putin e all’ideologo del «fascismo perfetto», il filosofo ortodosso Aleksandr Dugin. Partiamo da un anonimo portoncino marrone, al civico 7 di Furmannyy Pereulok, a Mosca. A pochi passi dall’istituto di cultura italiana, in un palazzo basso, hanno sede alcune società, una di queste molto particolare. Si chiama Orion ed è stata fondata di recente da due leghisti di spicco sulla scena russa, entrambi membri dell’associazione Lombardia Russia. I due sono Gianluca Savoini, ancora lui, e Claudio D’Amico, parlamentare già ai tempi di Bossi, assessore a Sesto San Giovanni, ingaggiato da Salvini a Palazzo Chigi dopo l’ultima tornata elettorale con il ruolo di consigliere strategico e uno stipendio pubblico di 65 mila euro l’anno. D’Amico è stato incaricato dal vicepremier di mantenere i rapporti con i partiti esteri. Soprattutto con la Russia, nazione che il politico lombardo segue da anni. Ma Orion non ha proprio nulla a che fare con la massoneria. I compari dell’Hotel Metropol sono o no anche ‘fratelli’. E attraverso questa pista potrebbe essere scattata la trappola. Con il plauso di certa massoneria francese. I fratelli savonesi in rapporti con Savoini non hanno comunque nulla da temere. Da stare in guardia si. Almeno a livello locale.