Un albero di fico sembra quasi un miracolo: in pratica, senza alcuna potatura o altra cura, ogni anno fornisce prodotti squisiti, altamente biologici ed in quantità. Ogni cascina della Liguria aveva propri fichi nei suoi pressi ed è ragionevole pensare che molti di essi siano stati piantati svariate centinaia di anni or sono. Nei contratti di livello (enfiteutici) dei primi notai savonesi del XII secolo si parla sistematicamente di terre ficate e la spartizione dei prodotti era regolata in maniera ferrea. Leggi anche: fichi rondette e figalini neri nutrientissimi, contiene il 60% di sostanze zuccherine. Si trova in Valle Arroscia, Arnasco, valle Pennavaire, Nasino, Castebianco, Castelvecchio di Rocca Barbena.
Alessandro Carassale e Claudio Littardi hanno dedicato una conferenza di presentazione di un loro volume, convegno organizzato dal “Centro di Sperimentazione e di Assistenza Agricola. Azienda Speciale della Camera di Commercio Riviere di Liguria” e dalla “Società Savonese di Storia Patria”, nella sede della Camera di Commercio di Savona di via Quarda Superiore.
Protagonista del libro è il fico domestico con i suoi frutti, originario dell’area caucasica e presente nel paesaggio mediterraneo da millenni. Il frutto, non propriamente tale in quanto infiorescenza detta siconio, ha avuto un ruolo di straordinaria importanza, sia fresco che essiccato, nell’alimentazione e nell’economia dei paesi mediterranei produttori.
Il volume descrive le originali peculiarità biologiche legate all’antica pratica della caprificazione e svela gli ambigui significati simbolici dell’iconografia medievale e dell’arte pittorica di età moderna. Decisamente ricca è l’analisi di testi normativi comunali, agronomici, documenti contabili di trasporti e commercializzazione, testimonianze folkloristiche, consumi e usi culinari.
Non manca un contributo alla conoscenza delle principali varietà di fico coltivate nel
Ponente ligure e un richiamo ai figoni, curioso appellativo con cui, in talune reminiscenze dialettali, si indicano ancora oggi, in modo generico, gli abitanti delle nostra regione.
Alessandro Carassale, Claudio Littardi
DA AGRI LIGURIA NET
Fichi Rondette e Figalini neri
- Genere di piante della famiglia delle Moracee: se ne conoscono centinaia di specie, ma solo una produce frutti buoni da mangiare. Nutrientissimo, il fico, contiene il 60% di sostanze zuccherine. Ha siconio piriforme di circa 4 cm di colore verdastro con tendenza al bianco-giallino in fase di maturazione per i fichi rondette, siconio piriforme di 2,5 cm, a maturazione di colore nero per i fichi neri.
Unica fruttificazione con maturazione dei frutti a partire dalla prima metà di settembre.Coltivazione: la pianta di fico si adatta bene a tutti i tipi di terreno. Un tempo largamente e diffusamente coltivato soprattutto nella media valle Pennavaire, oggi i fichi rondette sono presenti ancora nella valle nei comuni di Nasino e Castelbianco fino alla quota di circa 700 m.
La coltivazione dei fichi neri è invece diffusa nel comune di Arnasco e nella valle Arroscia, consociato agli oliveti. La produttività è molto elevata: può arrivare a superare i 100 kg per pianta.
Talvolta in condizioni autunnali favorevoli i fichi tendono a seccare senza staccarsi dal rametto. Il frutto raccolto ben maturo si pone al sole su graticci in unico strato per alcuni giorni, a seconda dell’andamento climatico. Una volta essiccati, i fichi possono essere conservati in panetti formati dalle foglie stesse, accartocciate, oppure in vasi al riparo dalla luce. Si consiglia un consumo del prodotto a partire da dicembre. - Zona di produzione:Valle Arroscia, comune di Arnasco, valle Pennavaire, comuni di Nasino, Castebianco, Castelvecchio di Rocca Barbena
- Curiosità:Il grande medico dell’antichità Galeno, nel II secolo dopo Cristo, sosteneva che si potesse vivere di soli fichi e uva. La leggenda avalla questa tesi sostenendo che la forza di Ercole derivasse da un’alimentazione a base di fichi e carne. La mitologia greco-romana ci racconta che il fico per la sua dolce bontà era riservato agli dei, fino a quando la dea Cerere lo donò a un mortale come segno di ringraziamento per averla ospitata. Gli antichi Egizi, invece, credevano che fosse stata Iside a donarla agli uomini.
Tutte queste notizie per dire che la pianta del fico è da sempre nota e apprezzata dall’uomo che ne sfrutta, per la bontà, il falso frutto: il lattice per il potere di eliminare le verruche, di cagliare il latte e rendere ottimi i bolliti; le foglie per colorare di verde le stoffe. Meno utile è il legno, ma sembra che un albero di fico piantato vicino a casa la protegga dai fulmini.