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Fra Gioacchino di Regina Pacis, il custode del monte Beigua. L’attesa per la dichiarazione di santo della Chiesa


Nel mese di agosto di quarant’anni fa si concludeva la vita terrena di una figura ascetica e spirituale che ha vissuto fra il Deserto di Varazze e il monte Beigua, con il suo piccolo Santuario: Leone Ramognino, poi diventato Fra Gioacchino di Regina Pacis, nell’ordine carmelitano.

di Ezio Marinoni

Il processo diocesano per la glorificazione di Fra Gioacchino di Regina Pacis si è concluso il 6 gennaio del 2015, presso la Diocesi di Acqui. Il processo che porta al riconoscimento di un defunto come santo dalla Chiesa cattolica. In sostanza, è il primo passo formale per verificare se una persona merita di essere proclamata santa. 

Il Monte Beigua, con i suoi 1287 metri, è la cima più alta dell’Appennino Ligure nel cuore del comprensorio che oggi forma il Parco omonimo, tra i passi del Turchino e di Cadibona; un ambiente naturale straordinario, con panorami sul golfo ligure, sulle isole e su gran parte dell’arco alpino. Per questa sua posizione il Beigua è diventato un luogo privilegiato per le istallazioni di antenne per la telecomunicazione, raggiungibile con una strada asfaltata: se, da un lato, il fascino selvaggio ne è stato in parte minato, ciò contribuito a renderlo una meta di più facile accesso.

Sul monte Beigua è sorto un piccolo Santuario dedicato alla Regina della Pace (Regina Pacis)

In precedenza, sulla vetta del monte Beigua è sorto un piccolo Santuario dedicato alla Regina della Pace (Regina Pacis), inaugurato il 15 agosto 1925, nato dalla fede e dal cuore di due grandi anime: don Antonio Pirotto (1892 – 1982), poi Vescovo di Lucera – Troia dal 24 agosto 1958 al 14 dicembre 1974, e Leone (Nino) Ramognino (Sassello, 12 febbraio 1890 – Varazze 25 agosto 1985), che diventerà Fra Gioacchino di Regina Pacis.

Entrambi reduci dai fronti insanguinati della Prima Guerra Mondiale, attribuiscono alla protezione di Gesù Bambino di Praga e all’intercessione della Madonna la loro sopravvivenza alla guerra. Per questo motivo don Pirottonel decidere la dedicazione della nuova chiesetta alla Regina Pacis, si ispira al gesto del Papa genovese Benedetto XV che, nel 1918, fa erigere nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, un monumento a Maria Regina Pacis “per impetrare dall’augusta Madre di Dio la pace fra tutti i popoli, ed invitare i fedeli ad onorarla e a pregarla per questo scopo”.

Tutto nasce da un sogno, risalente al 1916.

« Nino vide nel sogno un monte, in cima a questo una casetta (e altre costruzioni). Lui si trovavapiù in basso della vetta, accanto ad una parete o muro indefinito di color cinereo. Gli apparvero in sogno, in prossimità del muro, un Signore ed una Signora che gli indicavano il monte pieno di costruzioni (…) » (Giovanni Tomasi ocd e F. Francesco Palmieri ocd, Vita di Fra Gioacchino di Regina Pacis, Stampa Giachero, dicembre 2022, pag. 105).

In seguito, la devozione e l’entusiasmo delle popolazioni limitrofe, specialmente di Sassello, nel 1933 porta alla costruzione di una croce monumentale alta 18,50 metri, in ricordo del XIX centenario della morte di Cristo, in occasione dello speciale Anno Santo. La si raggiunge, a partire dalla chiesa, seguendo la Via Crucis inaugurata nel 1937, con un percorso nel bosco di circa settecento metri.

La storia e la vita del Santuario Regina Pacis sono segnate dalla figura di Fra Gioacchino Ramognino, nativo di Sassello, di professione falegname, innamorato fin da giovane della Vergine Maria, attivissimo nelle associazioni cattoliche del suo paese, prima di lasciarsi convincere dai Padri Carmelitani del Deserto di Varazze a mettere a servizio della comunità carmelitana la sua perizia nel lavorare il legno. Egli ne sarà il “custode” dal 1927 al 1950, da laico.

Nel 1935, sul monte Beigua viene edificata la “Casa del sacerdote – Pio XI”, piccolo rifugio per i custodi del santuario, dove Fra Gioacchino trascorre moltissimo tempo, prima nei lavori di costruzione dell’arredo ligneo del Santuario, poi nel servizio di custodia e accoglienza, nella solitudine e nella preghiera. In ogni manufatto ha lasciato scolpito il suo motto: AVE-PAX. Ed è qui, nella chiesetta che riposano i suoi resti mortali.

Assunto, quindi, come artigiano dai carmelitani di Varazze nel 1951, veste per dieci anni l’abito di terziario regolare carmelitano, trascorrendo l’estate sul monte Beigua, nel periodo in cui le condizioni climatiche lo permettono.

Per tutta la vita Fra Gioacchino è assorbito dal lavoro e dalla preghiera,  immerso nella devozione e nell’amore per la Madonna, continuando a dedicarsi in modo particolare al “suo” Santuario sul monte Beigua.

Muore nel 1985, all’età di 95 anni, nel convento del Deserto di Varazze. Sarà il proprio il Card. Ballestrero a celebrarne il funerale. Ho tratteggiato la sua figura su “Trucioli” del 15 giugno 2023, anno XI numero 42:

https://trucioli.it/2023/06/15/il-carmelitano-ligure-anastasio-ballestrero-e-la-sua-canonizzazione-a-11-anni-seminarista-del-deserto-di-varazze-a-15-anni-novizio-al-carmelo-di-loano/

Il processo diocesano per la glorificazione di Fra Gioacchino di Regina Pacis si è concluso il 6 gennaio del 2015, presso la Diocesi di Acqui.

Nell’archivio dei Padri Carmelitani del Deserto di Varazze sono conservati i suoi diari, preziosa testimonianza di vita e di fede di un uomo innamorato di Dio, che sapeva trasmettere agli altri la sua visione soprannaturale dell’esistenza.

Ezio Marinoni

 


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