Il PD Ligure vuole abolire Alisa; meglio tardi che mai! Intanto la Corte dei Conti ha denunciato che proprio Alisa ha abbandonato in un magazzino privato 590 bancali di presidi sanitari pagati con risorse pubbliche e mai ritirati dalle Asl liguri. Il dr. Renato Giusto: “I colleghi non riescono più a gestire le gravissime incombenze quotidiane della burocrazia”.
di Gianfranco Barcella

E’ il primo passo per iniziare a riorganizzare la sanità ligure: questa è la proposta del capogruppo dell’opposizione in consiglio regionale: “E’ un carrozzone inutile che ha prodotto solo spreco di risorse”.“La riformiamo e potrebbe cambiare nome”, risponde il presidente Marco Bucci.
Sono passati quasi cinque mesi dalle elezioni regionali ma sulla sanità, la dialettica tra le forze politiche è ferma alle posizioni della campagna elettorale.
Intanto la Corte dei Conti ha denunciato che proprio Alisa (Azienda ligure sanitaria) ha abbandonato in un magazzino privato, 590 bancali di presidi sanitari pagati con risorse pubbliche e mai ritirati dalle Asl liguri che immaginiamo ne avessero bisogno come l’aria che respiriamo visto che si tratta di acquisti fatti a partire dal 2000, cioè quando eravamo in piena pandemia pandemica. Lo denuncia anche il senatore del M5S Luca Pirondini che ricalca la posizione del partito in merito alla Sanità Ligure che prevede: Abolizione di Alisa, Nuovo Piano Sociosanitario, Difesa universalità del Ssn, Centralità della Prevenzione, Medicina di Prossimità, Abbattimento Liste d’Attesa, Attenzione alla Salute Mentale, Più attenzione agli anziani, Rinforzare il settore pubblico, Cura del personale sanitario.

Sulla vicenda è intervenuta con una nota Alisa: “Va rimarcato che il magazzino è stato di fondamentale importanza durante il periodo più critico della pandemia e anche negli anni successivi è stato un punto di riferimento logistico- strategico per distribuire mascherine e dispositivi ad enti, istituzioni, associazioni ed Onlus. Basti pensare che per due anni ogni settimana tre tir carichi di mascherine, guanti, visiere, tute, camici, materiale per i test molecolari transitavano dal magazzino per rifornire la sanità ligure.I dispositivi, peraltro,costituivano parte di quanto previsto per il piano pandemico. Va detto che, dopo il picco pandemico, le Asl non erano più interessate a questi prodotti e infatti , nonostante i numerosi solleciti, gran parte del materiale non è più stato ritirato”.
Ma occorre sottolineare che di recente Alisa ha dato una nota di demerito ad alcuni medici di base che prescrivono troppe ricette che richiedono esami urgenti. Il 10% dei medici di famiglia, secondo la super Asl che coordina l’attività delle aziende sanitarie liguri, prescrive il 60% delle prestazioni più urgenti in Liguria. E in alcuni casi, un medico, nel medesimo giorno ed al medesimo paziente, prepara delle ricette per una stessa visita o esame ma con una classificazione d’urgenza diversa. Sono due dei fenomeni legati al tema dell’appropriatezza prescrittiva su cui Alisa ha puntato il dito stigmatizzando il comportamento di alcuni sanitari.

Gianni Pastorino, consigliere regionale ha aggiunto in proposito: “Ci troviamo di fronte ad un metodo assurdo e fuori da qualsiasi logica. Alisa ha considerato esclusivamente il numero di prescrizioni effettuate dai medici, senza analizzare il contesto in cui queste vengono fatte. Non ha tenuto conto dell’età media dei pazienti, del loro stato di salute, del contesto sociale in cui vivono e nemmeno del fatto che molte di queste prescrizioni, a causa della carenza di disponibilità nel sistema pubblico, non vengono mai effettivamente erogate. In altre parole viene richiesto ai medici di rispondere di numeri che non tengono conto della realtà assistenziale. Ad esempio, alcuni pazienti scelgono autonomamente di eseguire gli esami in regime privato, pur avendo una prescrizione nel sistema sanitario nazionale, che però viene comunque conteggiata da Alisa tra quelle<eccessive>. Inoltre i medici per far fronte a liste di attesa lunghissime, sono costretti ad emettere doppie prescrizioni con priorità diverse, sperando di garantire ai pazienti un accesso più rapido alle cure. E ora per questa pratica dettata dall’emergenza, si rischia addirittura di essere messi sotto accusa, mentre il sistema di prenotazine continua ad essere inefficiente ed ingestibile”.
Ha aggiunto Pastorino: “ Il vero nodo è un altro: questa operazione non serve a migliorare la qualità dell’assistenza ma a colpevolizzare i medici, distogliendo l’attenzione dal vero problema della sanità ligure, ovvero la carenza strutturale di personale e risorse. I medici sono costretti a lavorare in condizioni sempre più difficili, con carichi di lavoro enormi e con pazienti, soprattutto anziani, che necessitano di esami per una diagnosi tempestiva e corretta. Il risultato? Vengono richiamati perch prescrivono <troppo>, mentre nessuno si preoccupa di come garantire davvero i servizi diagnostici a chi ne ha bisogno”. Conclude Pastorino: “E’ inaccettabile che Regione ed Alisa si muovano con questa logica punitiva senza considerare il quadro concreto. E’ necessario fare immediata chiarezza su questi richiami ai medici e che si apra un confronto serio su come garantire una diagnostica efficace ed accessibile. Basta con la caccia alle streghe: la sanità pubblica ha bisogno di soluzioni concrete non di scaricabarile sulle spalle di chi è in prima linea ogni giorno”.

Il dr. Renato Giusto, storico medico savonese e già presidente dell’Ordine Savonese afferma al colmo dell’indignazione: “Bisognerebbe che i politici si chiedessero perché ci sono sempre meno medici che vogliano fare il medico di famiglia o come malamente si dice medico di base, perché meglio sarebbe chiamarlo medico di medicina generale. Una delle cause principali di questa rinuncia è sicuramente l’esagerata burocrazia nella nostra professione. E’ sempre più difficile riuscire a gestire i bisogni sanitari dei propri assistiti per colpa delle lunghissime liste d’attese d’attesa per esami e visite mediche specialistiche di tutti i tipi. Per aiutare i propri pazienti- prosegue Giusto– il medico spesso magari sbaglia a compilare una richiesta di tipo urgente, ma lo fa in buona fede, sapendo come stanno le cose nel campo della ormai disastrosa situazione della medicina pubblica. Prima ha cominciato la ministra Bindi a rendere difficile la professione medica con la assurda nota per la prescrizione dei farmaci. Ha proseguito sulla stessa strada la ministra Lorenzin, introducendo le note limitative sulle prescrizioni degli esami. La situazione è peggiorata nel tempo ed oggi, sempre più medici vanno in pensione anticipata perché non riescono più a gestire le gravissime incombenze quotidiane della burocrazia”.
Siccome la sanità pubblica è un malato che necessita di terapie d’urto per non lasciare ai soli abbienti il privilegio di curarsi io opterei per l’abolizione dell’intramoenia, cioè della possibilità di erogare prestazioni a pagamento al di fuori del normale orario di lavoro per i medici ospedalieri. Non sarebbe la panacea per tutti i disservizi ma forse contribuirebbe a ridurre le liste di attesa e l’assunzione pro tempore dei medici associati in cooperative, con un costo intollerabile per le misere casse pubbliche.
Perlomeno, in ossequio alla Costituzione curiamo in tutti i nosocomi italiani prima i malati che si presentano con l’impegnativa del Ssn . E poi bisogna superare i decreti legislativi 502/1992 e 517/1993 che hanno avviato la vera e propria regionalizzazione del Ssn, attribuendo i poteri principali in materia di organizzazione e gestione dei servizi sanitari a diciannove Regioni e alle Province Autonome di Trento e Bolzano. E’assurdo ed inconcepibile che esista disparità di approccio alle cure nei diversi territori regionali. Ed inoltre contraddice il dettato costituzionale. Il CREA ha evidenziato, di recente, ancora significative disparità esistenti tra le Regioni sulla base dei dati rilevati nel rapporto di fine gennaio ed i LEA non vengono rispettati. E per molti cittadini, le cure sono diventate un bene di lusso. Nel Regione Calabra nel 2024 si sono spesi 304 milioni di euro in un anno per mandare i residenti on loco a curarsi nel Nord d’Italia; inolte è stata prolungata la convenzione con i medici cubani fino al 2027 i quali si sono stupiti di trovare in un Paese del Primo Mondo, una sanità da Terzo Mondo.
Per tornare a noi, nella nostra Liguria e più precisamente a Savona devo registrare un’affermazione di un mio caro amico, docente e scrittore, quasi con le lacrime agli occhi ed un moto di rabbia nell’intimo: “ Mia madre di 89 anni compiuti con invalidanti problemi di deambulazione ed anche di respirazione ha ricevuto l’appuntamento per effettuare una spirometria e poter accertare eventuali patologie a carico dei polmoni esattamente dopo un anno!!! E’ un tempo lunghissimo che può essere fatale per una donna di quell’età. L’episodio che mi riguarda da vicino non fa che allungare la lista delle segnalazioni sul disagio dei pazienti delle aziende sanitarie locali, compresa quella savonese. Gli appuntamenti per esami e visite, infatti, sono sempre più difficili da prendere in tempi ragionevoli e ne fanno le spese soprattutto i soggetti più deboli anche economicamente come gli anziani ed i soggetti affetti da gravi patologie. Neanche l’urgenza sottolineata nelle richieste del medico riesce a garantire il servizio a tempo debito. Le cause? I tagli dei fondi pubblici hanno portato al drastico taglio del personale ed alla riduzione degli esami”.
Il figlio della donna ancora commenta in modo agghiacciante: “Mi domando se non sia come mettere un numero sul polso di mia madre per mandarla a fare una doccia in Polonia. E così è per tutti gli altri anziani che devono dipendere dalla sanità pubblica i quali ricevono come terapia primaria quella del tempo per risolvere definitivamente il problema, a costo zero. Inoltre ho mandato una e-mail per sollecitare i tempi di ricovero per mio figlio, che deve subire un intervento chirurgico al Gaslini. Per tutta risposta hanno mandato una e-mail di rimprovero al mio medico curante che mi aveva consigliato di scrivere al nosocomio ed al reparto. Ora proverò a riscrivere alla direzione….”

A questo punto mi torna alla mente ciò che mi disse il dr. Gian Luca Ferrari, nolese, validissimo collaboratore del prof. Mantero all’ospedale San Paolo di Savona quanto lo interpellai per scrivere la biografia del celebre chirurgo della mano: “Da quando i politici sono entrati nella gestione della sanità è cominciata la rovina del sistema sanitario nazionale!”
Mi sorge un dubbio: il reato di alto tradimento della costituzione o di attentato alla Costituzione è imputabile solo al Presidente della Repubblica od anche ai Ministri della Sanità degli ultimi quindici anni?. (art 32 della Costituzione della Repubblica Italiana:< La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge>.
Questo significa che ogni individuo – persona possiede il diritto alla salute per il solo fatto di esistere e non lo deve chiedere e tanto meno pietire e spetta a tutti senza discriminazioni; lo Stato deve garantire le condizioni di tutela e non può negare il diritto per motivi economici. Sono lontani i tempi in cui, nell’ospedale Santo Spirito a Roma, i malati dovevano essere trattati come principi solo perché tali. Lo Statuto prevedeva che <il malato fosse il padrone e coloro che lo assistevano, i suoi servitori>. Ma lo Stato Italiano ha incrementato la spesa per armamenti con miliardi di euro, in <ossequio> all’art.11 della Costituzione : “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alle libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…” Ancora non si è compreso che gli unici nemici per l’umanità, da combattere sempre più, sono la malattia e la morte.
Gianfranco Barcella