Donne nella Storia del Finale Ligure. Povere noi Donne del passato!
di Giuseppe Testa

Emarginate, sottomesse, bruciate sul rogo, private della dignità, vilipese e tacitate, che possono parlare tra loro nelle occasioni possibili (come il tempo trascorso ai lavatoi), comunque sempre durante il lavoro, e raramente nell’ambito della famiglia. Usate per procreare o per piacere, praticamente quasi mai in ruoli pubblici o di rilievo. Unica certezza, partorire nel dolore…
Giorni fa mi hanno chiesto: quali sono state le grandi donne del passato che hanno contribuito, nel bene o nel male, almeno nelle vicende locali? Raramente ho avuto un “buco” alla risposta, come in questa occasione! Mi sono salvato biascicando un “…ehm, ci devo pensare!”
Ho pensato subito di ricorrere alla toponomastica stradale. Se ci sono state donne famose, avranno lasciato un segno nella memoria. Beh, scorrete l’elenco dello stradario finalese, e vi accorgerete che è tutto al maschile. Al massimo c’è qualche Madonna.
Ho controllato il lavoro dell’amico Luigi Alonzo Bixio intitolato “I Cento del Finale”, che riporta i 100 personaggi finalesi più famosi della Storia… … e solo due femmine ho trovato: tal Boldona Giovanna Caterina, spagnola, (e chi è?) e Ilaria del Carretto, che manco è di Finale. La prima figlia di un notabile dell’amministrazione spagnola, e fondatrice delle Domenicane di Santa Rosa (convento in Borgo). La seconda rivela di essere una delle tante donne “vittime” di cose più grandi di loro, donne usate dalle famiglie nobili per matrimoni politici, quindi venduta come merce di scambio per suggellare alleanze. Donne ubbidienti per forza, e impossibilitate a decidere per sé. Inoltre Ilaria risulta famosa per il sepolcro che la rappresenta (sarà davvero lei? Qualcuno dice di no…), e per la sua triste storia di dolore, che non per le gesta, le sue vicende o per l’impronta che ha lasciato!

Non voglio fare il sociologo o altri occupare ruoli che non mi appartengono, e rimanere nell’ambito della ricerca storica e di fare constatazioni inerenti ai risultati delle mie ricerche. Potranno essere altri più specializzati a fare le opportune riflessioni. Timidamente però posso dare una mia risposta, dopo che ho fatto emergere tutta questa disparità, e nella speranza di essere avviati ad un Domani con pari opportunità.
Sono solo TRE le donne che si fanno ricordare, o almeno che hanno influito, nel bene o male, nella Storia del Finale! NON C’E’ però una finalese vera e propria, ma donne di passaggio o importate. Sarebbe necessario che le donne contemporanee si diano da fare per rovesciare questa situazione.
1) Una antica “donna famosa” preistorica, non fisica ma divina, frequentatrice delle nostre grotte, è la Dea Madre, venerata dagli antichi abitanti, a testimonianza che un tempo forse vi era più parità tra i generi (e forse la donna era addirittura superiore). Alcune statuine infatti provengono dal sito delle grotta delle Arene Candide e dalla grotta Pollera nella valle di Perti, realizzate in terracotta e risalenti alla Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, databili tra il 5000 e il 4200 a.C.. Alcune mantengono l’abbondanza delle forme, altre invece sono figure femminili stilizzate che presentano una lunga capigliatura sulle spalle, i lineamenti del volto appena accennati da tratti schematici e le braccia conserte sotto il seno (per ulteriori dettagli vedi le pubblicazioni del Museo Archeologico). Tralascio di citare la Madonna perché appartiene a tutta quella Umanità che crede nel Cristo, e non è esclusiva di questa porzioncina di territorio.

2) Peretta Cybo Usodimare, nonna del marchese Alfonso II, la quale essendo genovese (sposerà inoltre da vedova Andrea Doria), e reggente delle sorti del Marchesato in quanto tutrice di Alfonso II, dopo la morte in battaglia a Tunisi di Alfonso I, sarà colei che inizierà un esasperato controllo fiscale su olive, olio e “gumbi”, e condurrà il Finale alla modifica del suo paesaggio agricolo, portandolo tutto verso la monocoltura dell’ulivo, prima quasi assente, caratteristica che mantiene ancora oggi. (per ulteriori dettagli su queste vicende, vedi altro articolo dell’Autore, interamente dedicato a questi fatti).
3) Naturalmente l’imperatrice Margherita Teresa, che ha soggiornato nel Finale, e che oltre al suo ricordo ha lasciato numerose tracce del suo passaggio (dall’arco monumentale, alla strada Beretta, al rifacimento, decoro e abbellimento di tutto il patrimonio edilizio di Borgo e Marina) (per ulteriori dettagli vedi il libro “La Strada Beretta).
Se altre ve ne vengono in mente, segnalatemele!
A conti fatti sono poche ma… possiamo augurarci che, visti i tempi in evoluzioni, un domani (o almeno un dopodomani) anche le Donne Finalesi trovino lo spazio di lasciare un segno visibile nella Storia, cosa che in altre parti è già cominciato ad accadere.
Giuseppe Testa

In immagine Ritratto dell’Infanta Margherita Teresa di Spagna, poi Imperatrice;
II) La sepoltura che si ritiene di Ilaria del Carretto;
III e IV) fonte web rappresentazione della Dea Madre