Leggo che a Noli da un anno hanno aperto un “Ambulatorio di prossimità.”
di Massimo Germano
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L’obbiettivo è quello di fornire “un servizio davvero vicino ai cittadini, capace di offrire prestazioni terapeutiche e
diagnostiche semplici e di gestire problematiche di salute a bassa complessità grazie alla presenza e all’intervento di personale infermieristico qualificato che opera in stretta sinergia con i medici di medicina generale e la rete dei servizi di tutta l’ASL“, come dichiarato dal Dottor Amatore Morando, direttore del Distretto Finalese dell’ASL 2.
Bellissima iniziativa. Guardo su internet le foto dell’inaugurazione, vedo che i locali messi a disposizione dal Comune di Noli sono in Via Musso 9, e partono i ricordi. Lì dentro ho lavorato per un inverno. Un tempo quegli stessi locali ospitavano un consultorio pediatrico dell’O.N.M.I., l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Le finalità erano più specifiche, ma sostanzialmente le esigenze erano le stesse: una sanità più vicina al cittadino, in particolare alle madri, per gestire problematiche di salute a bassa complessità ed interagire quando necessario in sinergia con i medici.
L’assistente sanitaria addetta a ciò era mia zia Emma. A giorni alterni si occupava anche dei consultori di Spotorno, Finale e Pietra Ligure, e una volta al mese andava a prestare servizio a Calizzano. Era il 1949, il mio anno di punizione, quello in cui fui condannato a restare a Noli da mio padre per le malefatte che avevo combinato durante l’estate, in particolare per non avere obbedito a Giglio circa la faccenda del trampolino.
Avevo sette anni, e la mia riabilitazione comprendeva il compito di aiutare i nonni ad accendere la stufa e di aiutare mia zia a svolgere il suo lavoro. Li presi entrambi con molto impegno, quello della stufa l’ho già raccontato su Trucioli.it in passato. Passai parecchi pomeriggi di quell’inverno ad “aiutare” mia zia nel suo lavoro, davo una mano, spolveravo, sistemavo le sedie, alle volte svuotavo pacchi di prodotti alimentari per bambini, pappe, minestrine, latte condensato. Intanto arrivavano le mamme con il loro fagottino in braccio, io aprivo la porta, mia zia li pesava, svolgeva le solite
analisi di routine e per ciascuno aggiornava la scheda, verde, gialla o rossa, a seconda delle circostanze.
Erano altri tempi, eravamo ancora poveri, il miracolo economico non era ancora arrivato, tutto era più semplice ed essenziale. Eravamo usciti da una guerra spietata, a scuola in bella mostra c’era ancora la cassettina delle bombe a mano. Ce n’erano di tutti i colori, quella inglese, quella tedesca, quelle di fabbricazione nostrana, di tanto in tanto ci facevano la lezione. Si cercava di ricostruirci una vita.
Massimo Germano