L’articolo pubblicato da La Stampa (e che riproduciamo) descrive bene chi era Pietro Guido, Batan, per la comunità di Borghetto S. Spirito. Un vero rappresentante della storia cittadina degli ultimi decenni. Il suo ‘Vangelo’, oltre alla fede e rispetto della tradizione del 2 agosto della Madonna degli Angeli, era il lavoro nei campi. Lavoro e solo lavoro. Dall’alba al tramonto. Fatica e sudore.
Forse non sono molti a sapere che era rimasto il maggiore produttore di pesche del ponente ligure, ma azzardiamo della Liguria. Fino ad un massimo di un migliaio di piante da frutto. Dalle precoci: Mycrest al Springcrest. Il primo, secondo i libri, originario dalla Cina, il secondo varietà ottenuta in Georgia, vigoroso e produttivo. Il frutto, di pezzatura media. E non richiedono molti trattamenti. A questi si aggiungono le qualità tardive per le quali è sempre più difficile non ricorrere ad una puntuale sequenza di trattamenti antiparassitari e lotta chimica. Parte della produzione restava in Riviera (e entroterra), parte su altri mercati all’ingrosso.
Ai suoi campi, ai suoi fruttati, alla coltivazione di ortaggi era devoto. Vendeva anche sul mercatino e la clientela (residenti e turisti) si assiepava al suo banco di vendita sulla principale piazza del paese; ai suoi campi ha dedicato la sua esistenza, il suo hobby, con l’instancabile e ammirevole collaborazione della moglie e del figlio che porta avanti, non senza un incolmabile vuoto, la tradizione agricola dei Guido. C’è un altro aspetto ancora meno noto al cittadino comune. I Guido, come altri ormai rarissimi produttori di pesche, combattono sempre più disarmati con una sorte di ‘peste’. Ovvero le piante che un tempo duravano qualche decennio, oggi resistono non più di cinque, se anni, a volte seccano misteriosamente ancora prima.
Batan, a suo modo, sapeva essere estroverso e non gli mancava la sagace vena polemica. Sapeva discutere con garbo, ma altre volte non ‘le mandava a dire’, franco e schietto, se il caso irriverente. Il cronista può raccontare un episodio curioso. Al suo banco di vendita abbiamo chiesto un ‘plateau’ di pesche da regalare. Quelle con la pezzatura più grande, in gergo prima scelta. Ci siamo illusi aggiungendo che l’omaggio era destinato – è trascorso qualche anno – all’assessore regionale all’Agricoltura e Batan sapeva chi era. Non ha fatto commenti. Abbiamo ritirato la merce, pagato e una volta arrivati a casa, ci siamo resi conto che si trattava invece di un prodotto di seconda, terza scelta (piccole). Pensando ad un errore siamo tornati indietro. Piero ti sei sbagliato! E lui “neanche per sogno, quel signore….non merita di più. Sai che ti dico: prendere o lasciare. Con me non si scherza, lo sai bene….”.
Piero va ricordato per essere stato tra i promotori di una sagra, poi cessata, dedicata esclusivamente alla melanzana, un tempo tra le produzioni tipiche, con le pesche, era in calendario a Borghetto S. Spirito, allora terra di agricoltori (il cemento ha distrutto economia ed immagine e, da giornalisti, si è lottato invano…invisi a chi deteneva il potere decisionale, invisi ai palazzinari…e quanti nemici ci siamo fatti….).
L’organizzatore della sagra era la famiglia Batan, con Guido giovanissimo, di località Prigliani. La preparazione rigorosamente in casa Batan. Proprio ai fornelli di casa. (L.Cor.)
1- Vedi- NUMERO 16 DEL 08 NOVEMBRE 2012- Borghetto S.Spirito/ Non dimentichiamo la storia recente (1). ‘Il pranzo di Batan’
2- Vedi NUMERO 20 DEL 6 DICEMBRE 2012- La lettera da Borghetto/ ‘Il pranzo di Batan’ e ‘Le grandi manovre’: Pampolini sbaglia
ARTICOLO DE LA STAMPA DI Valeria Pretari