Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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L’archeologia marittima nasce in Liguria grazie a Nino Lamboglia


Nino Lamboglia nasce a Porto Maurizio il 7 Agosto 1912 e muore a Genova il 10 Gennaio 1977.

di  Gianfranco Barcella

Nino Lamboglia

Quel giorno, l’illustre archeologo con il suo collaboratore Giacomo Martini, si stava imbarcando su un traghetto nel porto di Genova e probabimente per una manovra sbagliata, con la sua auto finì in mare e gli occupanti vi rimasero intrappolati.

Dopo aver concentrato le sue ricerche archeologiche in fondo alle acque marine, per svelarne i loro segreti, le stesse lo imprionarono per sempre tra le loro spire, quasi per un’impietosa legge del contrappasso.  Il padre del Nostro, di origini lucane, era nato ad Aurigo, paese dell’entroterra imperiese, era insegnante e musicista mentre la madre, Carmelina Federici, era imperiese. Trascorre lunghi periodi della fanciullezza ad Alassio, dove il padre è nominato preside in un istituto scolastico, avendo così l’opportunità di frequentare la vicina Albenga che avrà notevole importanza nella sua carriera.

Soprintendente alle Antichità della Liguria, Lamboglia è stato anche direttore dell’Istituto Internazionale di studi liguri. Ha compiuto varie ricerche sull’antica Liguria (topografia, epigrafia, arte) dall’Età del Ferro a quella Paleocristiana. Si è anche occupato di ricerche in centri della Liguria (Ventimiglia, Chiavari, Albenga), concentrando  poi le sue ricerche sulla ceramica sigillata e sull’archeologia sottomarina, di cui fu un fervente propugnatore.

Concentrò con vigore, passione e capacità professionali, le sue ricerche storiche sul centro ingauno, e sulla nave dell’età romana, ritrovata al largo della costa, ad una profondità di 42 metri. Il ritrovamento del relitto nel 1950 (la notizia fece il giro del mondo), segnò l’inizio dell’archeologia subacquea, perché pochi anni dopo, si cominciarono a recuperare le anfore olearie e vinarie presenti nella stiva, con a disposizione  il dragamine <Daino> della Marina Militare.

La nave romana, naufragata attorno all’anno 75 a.C. era lunga 60 metri, con un carico di 10.000 anfore, un vero <giacimento principe> come dicono gli archeologici che ancora oggi continua ad essere fonte di ritrovamenti. Per diversi anni i subacquei della Marina Militare e dei vigili del fuoco si alternarono, alla ricerca di reperti e nel portare in superficie le anfore.

Nel 1958, Lamboglia fondò il Centro Sperimentale di Archeologia Marina, invitò studiosi da tutto il mondo, organizzò congressi e seminari e lavorò alla carta geologica dei fondali, seguendo poi, tutti i ritrovamenti subacquei, dell’intera costa italiana. Chi ha lavorato con lui, lo ricorda come un uomo instancabile, dedito solo alla ricerca, grande appassionato del suo lavoro ed un vero trascinatore.

Dopo aver fondato a Bordighera l’Istituto di Studi Liguri, istituì nel corso degli anni 32 sezioni in Italia, Francia e Spagna. Fu ancora Lui a gestire a Savona i primi scavi nella Fortezza del Priamar, con numerosi interventi a Vado Ligure, Loano, Finale Ligure e Perti. Ma si può affermare che non ci sia località della Liguria dove il professor Lamboglia non abbia messo a disposizione la sua grande passione di archeologo e la sua preziosa esperienza di ricercatore.

Nino Lamboglia è stato comunemente riconosciuto  come uno dei più importanti archeologi italiani ed è stato uno studioso estremamente prolifico, rigoroso nelle metodologie e sempre attento nella ricerca di innovativi ambiti e metodi d’indagine. L’applicazione dei fondamentali princii metodologici dell’archeologia sott’acqua, perfezionato nel corso delle esperienze maturate con l’Istituto Internazionale di Studi Liguri ed il Centro  Sperimentale di Archeologia subacquea in Italia e segnato l’avvio di un’intensa stagione di studi e ricerche sul patrimonio archeologico sommerso.

Pertanto la Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo ha voluto dedicare alla memoria di Nino Lamboglia la giornata dell’11 Gennaio 2024, quando è stato inaugurato a Taranto il catamarano <Amphitrite>. Della sua attività scientifica si ricordano anche i primi scavi effettuati nel 1936 nella Villa Matutia a Sanremo, ripresi poi nel 1960; le campagne di scavo nella città romana di Albintilium (l’odierna Ventimiglia dal 1938 al 1940), trovarono vasta eco di stampa nel 1955 perché applicò, tra i primi in Italia. il metodo stratigrafico in un contesto classico, appreso lavorando con Luigi Bernabò Brea, archeologo a lui contemporaneo. Si ricordano ancora gli scavi nelle terme romane di Cemenelum (a Cimiez presso Nizza) nei mesi di giugno-luglio del 1943.

Tra le sue opere di saggistica, ricordiamo: Liguria romana (1938); Liguria antica (1941); Gli scavi di Albintimilium(1950), Albenga romana e medievale (1957).

Gianfranco Barcella 


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G.F. Barcella

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