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Molini di Triora come ‘offendere’ il Santuario di San Giovanni dei Prati


Il 29 agosto 2024, secondo tradizione, è stata celebrata una Santa Messa al Santuario di San Giovanni dei Prati /San Zane. Ecco come si presentava l’esterno dell’antica chiesa.
Ogni commento è superfluo, basta l’immagine!

LA STORIA – Un importante edificio sacro che interessa la popolazione di TRIORA, non meno di quella di MOLINI DI TRIORA e comunque di tutta la ALTA VALLE DELL’ARGENTINA, è il SANTUARIO ALPESTRE DI SAN GIOVANNI DEI PRATI, che sorge alle pendici del monte CEPPO in pratica difronte al nucleo medievale di TRIORA.

La tradizione vuole che l’edificio originale sia stato eretto in tempi remoti e per influsso dei MONACI BENEDETTINI: cosa peraltro non improbabile dal lato storico (anche se la stessa tradizione riferendosi all’istituzione in questo sito di un EREMO finisce con l’aprire la strada per un’altra ipotesi, sì da discendere addirittura al tempo del cristianesimo originario in Liguria o per meglio dire delle ULTIME INVASIONI BARBARICHE e dell’OPPOSIZIONE qui impostata dai BIZANTINI dei forti greci di Taggia ed in particolare della BASE FORTIFICATA DI CAMPOMARZIO O S. GIORGIO).

La vera storia del SANTUARIO data però solo dal XVI secolo e precisamente dal 1522 allorché don Bernardo Gastaldi di Triora fece erigere questa chiesa intitolata al Santo patrono di pastori ed eremiti.

Secondo la tradizione il 24 giugno di ogni anno gli abitanti di Triora conducevano in processione sin al santuario la statua di SAN GIOVANNI BATTISTA (statua conservata nell’oratorio del borgo a lui parimenti dedicato).

I membri delle confraternite di Triora si davano appuntamento presso la chiesetta della MADONNA DEL BUON VIAGGIO. Da qui iniziava una sorta di metaforica liturgia dei grandi PELLEGRINAGGI DI FEDE. Il PRIORE di ogni confraternita distribuiva ai suoi affiliati il pane che simboleggiava l’augurio e il permesso per il viaggio di fede. La popolazione a questo punto, con la cassa processionale di San Giovannino detto “U Petitu” cioè “il piccolo”, scendevano a fondovalle e quindi risalivano sul Ceppo sin al santuario.

Contemporaneamente a SAN GIOVANNI (nella dizione locale SAN ZANE) erano sopraggiunti anche molti abitanti di MOLINI DI TRIORA, CORTE, ANDAGNA ed altri CENTRI MINORI dell’alta valle dell’ARGENTINA. Gli abitanti di TRIORA nell’attesa di entrare in chiesa facevano allora la NOVENA: essi cioè, recitando il rosario e buttando ad ogni rotazione un sassolino dei nove presi in mano, per neve volte giravano intorno alla chiesa.
In questa ritualità, che recuperava alcune simbologie del pellegrinaggio, si identifica comunque l’influenza dell’antichissima CABALA e del valore allegorico, simbolico e gematrico attribuito ai NUMERI (per tutta la tradizione teologica e rituale del Medio Evo il 9, multiplo del tre, simbolo della Trinità e quindi ipostasi della PERFEZIONE, costituì un numero chiave sia della liturgia che dei culti propiziatori).
A completare la simbolizzazione dei PELLEGRINAGGI molti fedeli portavano con sé alcuni fondamentali attributi che caratterizzavano ovunque il PELLEGRINO DI FEDE.

La statua era stata intanto deposta in una nicchia di frasche e fiori di maggiociondolo. Dopo le funzioni si teneva il pranzo sui prati. Quindi verso, nella ritualità del ritorno, si sarebbero succeduti altri momenti canonici.

Tra questi: la sosta nel castagneto sottostante il paese e durante la quale il priore e la priora della confraternita avrebbero donato cipolle ripiene e torta di riso su foglie di castagni. Coloro che invece avevano per vari motivi dovuto disertare la grande festa erano omaggiati a casa loro del regalo di un “fantino”, uno zuccherino antropomorfico.


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