Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Intervista/ Straordinaria storia di un ex operaio di Torino. La famiglia apre una pensione a Noli, poi l’Hotel Melograno a Spotorno. Chi è Lino Pagliari


La favola di Lino Pagliari. Dai bar e dalle fabbriche di Torino all’Hotel Melograno di Spotorno.

di Ezio Marinoni

Spotorno, Comizio in Piazza Colombo, Elezioni comunali 1975. Da sinistra nella foto: Matteo Ravera (candidato, assessore uscente), Piero Bertolotti (candidato, sindaco uscente), Sergio Olivieri (presentatore Lista), Bruno Marengo (candidato, vice sindaco uscente), Lino Pagliari (candidato), Antonio Murialdo (candidato, consigliere uscente)

Fra Torino e Spotorno corre una breve distanza chilometrica, non troppo agevole da percorrere sia in auto che in treno. Due luoghi diversi, due luoghi che amo: a Torino sono nato, a Spotorno mi concedo brevi vacanze, come in un “buen retiro”.

Che cosa unisce le due località? Nel primo quarto del Novecento, i soggiorni di D. H. Lawrence e Frieda von Richtofen: brevissimo e misterioso a Torino; alcuni mesi a Spotorno, dove si svilupperà la vicenda che vede come protagonista Lady Chatterley, oggi ricordata da un vino locale, raccontato da queste colonne il 21 marzo 2024:

https://trucioli.it/2024/03/21/le-uve-di-riccardo-sancio-nella-cappellania-di-spotorno-il-vino-di-lady-chatterley-lawrence-e-frieda/

Lino Pagliari è stato assessore comunale negli anni ’70, presidente della locale Associazione albergarori per 20 anni. Ha vissuto il ‘boom economico’ e il ‘miracolo italiano’. Il suo ultimo ‘miracolo’ è stato l’Hotel Melograno

Di recente ho intervistato Lino Pagliari, originario di Torino e approdato a Spotorno, che ben rappresenta il legame fra le due località, fra Piemonte e Liguria, in un determinato contesto storico novecentesco. Ci siamo incontrati nella sua casa in collina, che ricorda una lettura giovanile pavesiana. La sua storia parte da lontano, nel tempo e nello spazio, e affonda le radici nelle sue origini torinesi.

Partiamo proprio dalle sue origini torinesi e dalla storia di famiglia.

«Mio papà, Carlo Pagliari, ha trascorso la vita fra i bar torinesi. Appena dopo la guerra, lavorava come turnante in un bar in Galleria S. Federico, con il tabarin al piano superiore, cose che non ci sono più e i giovani non hanno mai visto. Il martedì, giorno di chiusura, invece di riposarsi, andava a lavorare al Galoppatoio di Mirafiori.»

Un papà che lavorava sempre, quindi…

«Allora era così, si doveva ricostruire l’Italia e il lavoro era molto importante, non solo per sfamare la famiglia, ma anche per la realizzazione di una persona Nel 1947 papà ha preso in gerenza il Bar Chiotto, in via Saluzzo angolo via Berthollet; poi è passato al bar Imperiale (un nome che derivava dal passato coloniale ed è stato cancellato), poi diventato Arlecchino, attiguo al cinema di corso Sommeiller, dove si producevano anche gelati.»

Quali sono stati i momenti più alti di questa vita di intenso lavoro?

«Mio papà ha creato un bar con biliardo a cui ha dato il suo nome, Bar Carlo, in via Chiesa della Salute angolo via Breglio, un quartiere operaio alla periferia nord di Torino, ed è stato un antesignano dell’apertura su 24 ore, con apposita licenza, che si praticava soltanto durante le feste natalizie. Qualche volta, quando si abbassava la saracinesca del Bar Carlo, andavamo a mangiare al ristorante all’interno del grattacielo di piazza Castello.»

Finora non mi ha detto niente degli amori di Carlo Pagliari, oltre al lavoro…

«Papà ha trovato il tempo di sposarsi con una figlioccia della Contessa Racca, nella chiesa di San Carlo, sulla piazza definita “il salotto di Torino”. Il matrimonio si è celebrato in quella chiesa in quanto la promessa sposa abitava in corso Oporto 2, diventato corso Matteotti, dopo la guerra.»

Lino ricorda, inoltre, l’irruzione della televisione, nel 1954, nei bar: un fenomeno che ha cambiato il modo di socializzare e stare insieme nei locali pubblici.

E Lino Pagliari? Se lo chiederanno, a questo punto, i miei ventiquattro lettori…

Mi racconti qualcosa di lei, a questo punto!

«Io ero un giovane dinamico nella Torino post bellica, dove si ricostruiva e si produceva a ritmo serrato. Ho studiato alle scuole tecniche, poi ho lasciato gli studi e sono diventato apprendista modellatore meccanico, una professione del Novecento; ero un giovane ribelle e insofferente alle regole, già prima degli anni della contestazione, ma dopo un anno sono ritornato a scuola presso la Scuola Minerva di via Maria Vittoria, per recuperare il tempo perduto e prendere un diploma.»

Che cosa ha fatto, con il mitico “pezzo di carta” fra le mani”?

«Ho trovato subito lavoro alla Neo Crom, come impiegato e fattorino. Nel 1959 avrei potuto entrare alla FIAT, il sogno di tanti a Torino, ma l’imminenza del servizio militare ha infranto questa possibilità. Dopo il militare, ho lavorato alla Pininfarina a Grugliasco, erano tempi in cui il lavoro si trovava senza problemi, se avevi voglia di lavorare. Sono diventato vice-capo ufficio della contabilità industriale.»

Tutto in discesa, quindi, una vita facile da lì in poi?

«Per niente! La Pininfarina era lontana, io abitavo in una barriera della zona nord di Torino, come in una canzone di Gipo Farassino. Ho trovato lavoro alla Termoplastic, che pagava meglio ed era più vicina a casa, lo stabilimento era in via Breglio angolo via Saorgio, a pochi passi da uno dei bar di mio papà. Producevamo biro per la Ditta Cena di Settimo Torinese, poi anche la Termoplastic si trasferirà poi a Settimo Torinese, con i suoi 350 dipendenti, ed io ero diventato capo ufficio amministrativo.»

Non ho capito per quale motivo o per quali strade lei e la sua famiglia siate arrivati in Liguria!

«Tutto cambia nei mitici Anni Sessanta, quelli del “boom economico”, del “miracolo italiano”.

Mio papà, che non si stancava mai di lavorare, nel 1963 rileva una piccola pensione a Noli, “Renata”, ubicata in via Monastero, che in due mesi di apertura incassava quanto guadagnavo io durante tutto l’anno alla Pininfarina. Abbiamo capito che era ora di cambiare tutto e abbiamo deciso, è stato un attimo.»

Per la famiglia Pagliari, da lì in poi, è un susseguirsi di cambiamenti, ad accompagnare le vicende storiche, pubbliche e private, di un’Italia che si rinnova e cresce in un fervore che sembra inarrestabile: ci sarà la Pensione Gemma (che si trasforma nel Soggiorno Lina e poi nell’attuale Hotel Melograno, nato nel 1966, con successivi e continui ampliamenti e migliorie), delicati nomi femminili come usava un tempo, quando intere famiglie villeggiavano in Liguria, provenienti dal Piemonte e dalla Lombardia.»

Lei non si è mai fermato, nei suoi lavori.

«Mai! Nel 1972 ho acquistato il 50% della gestione del mitico Hotel Palace, di proprietà delle Opere Sociali di Savona, e mi sono trovato a lavorare nelle sale e nelle stanze dove si è girato il film “La spiaggia” (1). Negli Anni Ottanta l’artista Gigetto Novaro ci ha venduto una ceramica che abbiamo collocato sulla facciata esterna del Melograno, visibile ancora oggi.» (2)

Da qualche parte ho letto che lei ha trovato il tempo di occuparsi anche di politica.

«Certo! Sono stato assessore alle finanze nel 1975 (in una coalizione PCI, PSI, PRI, indipendenti) al Comune di Spotorno, in una Giunta guidata prima dal Sindaco Piero Bertolotti e poi dai Sindaci Carlo Centi e Antonio Murialdo, io ero esponente del PRI. Dal 1974 sono stato Presidente della Associazione Albergatori, per circa venti anni.»

Una sala interna dell’Hotel Melograno di Spotorno

L’intervista è finita. Non posso che ringraziare quest’uomo dal grande passato, la cui ultima opera, l’Hotel Melograno, (oggi gestito dalle figlie Laura, Lilian e Lorenza) è ancora viva e palpitante nella via centrale di Spotorno, a pochi passi dalla chiesa dell’Annunziata, per la disponibilità dimostrata e l’amicizia che mi ha concesso. Un uomo del Novecento, che si è fatto da sé, fra tanti lavori, sull’esempio lungimirante di un padre indomito e sempre attivo, diviso fra casa e lavoro.

Si concludono qui, per ora, le mie interviste agli albergatori di Spotorno; le due puntate precedenti hanno riguardato Marina Falco (3) e Giancarlo Zunino (4).

Ezio Marinoni

Note

1.Di questo film si è celebrato il 70.mo anniversario lo scorso 26 aprile: https://trucioli.it/2024/05/02/spotorno-settantanni-dopo-il-film-la-spiaggia-accende-lentusiasmo/

2.Ho ricordato l’artista Gigetto Novaro su “Trucioli” del 23 febbraio 2023:  https://trucioli.it/2023/02/23/spotorno-gigetto-novaro-pittore-a-villa-la-carlina-donata-al-comune-le-testimonianze-di-una-vita-dartista/

3.”Trucioli”, 13 giugno 2024: https://trucioli.it/2024/06/13/spotorno-intervista-a-marina-falco-tra-storia-e-tradizione-di-famiglia-con-il-fascino-dellhotel-giongo/

4.”Trucioli”, 4 luglio 2024: https://trucioli.it/2024/07/04/spotorno-giancarlo-zunino-albergatore-che-non-va-in-pensione-proprietario-dellisola-di-bergeggi-ex-sindaco-e-cda-carisa-il-papa-ferroviere-abitavamo-in-un-casello-a-loano/


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