Una nuova fase, la terza, sta prendendo forma in questi mesi per il Museo di S. Agostino in piazza Sarzano a Genova.
di Tiziano Franzi
Inaugurato nel 1939 come museo di Architettura e Scultura fu quasi subito gravemente danneggiato dai bombardamenti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo decenni di chiusura, fu riaperto nel 1984 nell’innovativo complesso progettato dall’arch. Franco Albini, con grandi spazi in comunicazione con la città attraverso centinaia di vetrate: un’opera di assoluto pregio architettonico.
Il trascorrere degli anni e imprevedibili movimenti del terreno richiedono ora un intervento totale, “colossale“, per ridare a questo che può essere considerato l’archivio monumentale della città una nuova e degna visitabilità.
Per il momento, in concomitanza con l’anno di Genova Medievale, il complesso riapre in parte per offrire , negli spazi del chiostro triangolare e della chiesa, un affascinante itinerario alla scoperta di alcune tra le più significative opere medievali del museo.
La visita inizia con l’immersione in un video proiettato su tre pareti della prima sala, che non solo accoglie il visitatore, ma lo abbraccia visivamente con immagini di assoluta eccezionalità, montate ad hoc con sapienti effetti scenici e sonori.
E’ poi la volta del percorso in una vera e propria “foresta” di capitelli quasi tutti in marmo di Carrara, qui riuniti dalle più disparate provenienze cittadine, restaurati e capaci di testimoniare il sapiente lavoro di scalpellini e artigiani che nei secoli hanno abbellito gli edifici della città.
Emozionante è quindi l’ingresso nell’antica chiesa degli Agostiniani le cui navate, per l’occasione, sono state suddivise con pannelli in “isole” espositive dove si può ammirare una interessantissima raccolta di alcuni stemmi in marmo di famiglie nobiliari genovesi, sarcofagi, pietre tombali e monumenti sepolcrali di illustri personaggi, fra cui l’arcivescovo Jacopo da Varagine (1208-1278) e Simone Boccanegra (1301-1363), primo della serie dei dogi che accompagnerà la vita politica di Genova dal Trecento fino agli sconvolgimenti della fine del Settecento.
Tra le altre opere che spiccano maggiormente nel suggestivo percorso che ha trovato spazio tra le arcate gotiche dell’ex chiesa, vi sono i resti del monumento sepolcrale dell'”Elevatio animae“del grande maestro trecentesco Giovanni Pisano, che l’imperatore Enrico VII volle in memoria della giovane moglie Margherita di Brabante morta e sepolta a Genova; l’affresco “Cena in casa di Simone” di Manfredino da Pistoia e un fronte d’altare dell’ultimo quarto del secolo XV di Maestro lombardo.
Tiziano Franzi