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Savona. Il dirigente scolastico condannato per mobbing. La motivazione del giudice del lavoro: ‘comportamenti offensivi e reiterati’


Mobbing. È questa la parola-chiave contenuta nella sentenza di primo grado con la quale il giudice del lavoro Laura Serra ha condannato l’ufficio scolastico regionale, nella sua articolazione savonese, nella causa promossa da Marcella Formisano, insegnante del Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Savona.

Domenico Buscaglia dirigente scolastico

Il risarcimento, stabilito in via equitativa dalla giudice in oltre diciottomila euro, cui vanno aggiunti gli interessi compensativi e quelli legali, oltre alle spese di lite e di consulenza tecnica.
Secondo la giudice, nell’aprile del 2020 Formisano avrebbe ricevuto una censura del tutto immotivata da parte di Domenico Buscaglia, allora responsabile del CPIA locale e attualmente dirigente scolastico del liceo “Chiabrera-Martini” nella stessa città. La domanda di annullamento del provvedimento non è più ammissibile “per carenza di interesse ad agire” ossia, per il fatto che, a oltre due anni dalla sua emanazione la sanzione ha perso ogni effetto. Ma la censura, secondo la ricorrente, sarebbe giunta al culmine di una lunga serie di episodi di mobbing, iniziati sei anni prima e consistenti in “condotte svilenti e ingiustamente denigranti da parte del dirigente scolastico”, per usare le parole della stessa sentenza.

Secondo alcuni docenti chiamati a testimoniare, Buscaglia avrebbe ripetutamente alzato la voce contro Formisano e avrebbe a più riprese screditato il lavoro dell’insegnante, accusandola anche di fronte agli alunni e agli altri docenti di essere incompetente. L’insegnante savonese, inoltre era stata eletta dai suoi colleghi rappresentante sindacale nel triennio 2019-2021 e anche in questo campo il dirigente aveva avuto numerosi motivi di contrasto con Formisanomanifestando -secondo la sentenza – un personale risentimento”.
Per la giudice “l’istruttoria orale svolta in corso di causa… non lascia spazio a dubbi in relazione alla sussistenza di atteggiamenti prevaricatori ed ingiustificatamente offensivi tenuti e reiterati nel tempo dal dirigente scolastico nei confronti della docente”.
Buscaglia avrebbe quindi abusato della propria posizione dirigenziale con condotte “idonee per loro natura – si legge nella motivazione – a rendere l’ambiente lavorativo fonte di un ingiusto stress in capo al lavoratore”.

Insomma: un “atteggiamento demolitorio” verso l’insegnante che, secondo il tribunale, giustifica la condanna per mobbing e non per il solo “straining”, ossia per la semplice adozione di condizioni di lavoro “stressogene”, senza però un preciso intento persecutorio.
Un atteggiamento, quello dell’attuale dirigente del liceo “Chiabrera”, che aveva a suo tempo spinto gli stessi colleghi di Formisano, a firmare una lettera di solidarietà all’insegnante dopo la censura da lei ricevuta, e che ha comunque causato alla docente “una sindrome depressiva, accertabile a livello medico legale, atta ad incidere negativamente sulla sua integrità psico-fisica”.
Già nel recente passato la storica scuola savonese era stata oggetto di polemiche che hanno avuto come protagonista il dirigente. Nello scorso ottobre, infatti Buscaglia era finito nel mirino di alcuni genitori degli alunni per una circolare inviata alle famiglie nella quale invitava “soprattutto le studentesse a sorvegliare il loro abbigliamento, riflettendo sul fatto che, in un contesto multiculturale come quello in cui siamo, abbigliamenti troppo disinvolti rischiano di offendere sensibilità proprie di altre culture che hanno ormai pieno diritto ad essere
rispettate”.

Il documento aveva suscitato più di una reazione – cui Buscaglia aveva correttamente replicato, scusandosi per l’accaduto – sia perché non era rivolto agli studenti di entrambi i sessi ma solo alle ragazze, sia perché non avrebbe costituito una forma di integrazione, ma un invito ad adeguarsi a una sola forma culturale.
Più recentemente il liceo “Chiabrera” è nuovamente salito agli altari della cronaca per la decisione di smembrare una delle classi terminali del prossimo anno scolastico, aggregando gli studenti alle due classi rimanenti. La decisione, motivata dalla mancanza di personale docente (alcuni professori verranno utilizzati per mantenere le 3 sezioni al ginnasio) non è piaciuta agli studenti, che lamentano inoltre di essere stati messi di fronte al fatto compiuto, senza alcuna preventiva consultazione.


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