Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

La scuola italiana nella tempesta perfetta


Il presente testo è stato scritto su sollecitazione del prof. Franco Calcagno dell’Istituto Artom di Asti per corredare con aspetti sociatrici il tema dell’evoluzione della scuola italiana oggi, oggetto della pubblicazione “Scuola! Appunti di viaggio”, per Amazon, 2024, realizzata a molte mani e da lui coordinata.

di Sergio Bevilacqua

Il prof. Franco Calcagno

Il mio contributo sarà naturalmente di tipo sociatrico, cioè di quella sociologia clinica delle società umane che la mia esperienza di molti decenni ha condotto su circa mille casi concreti, avvalendosi di una metodologia pratica che deriva da un approccio gnoseologico strutturato alla disciplina sociologica (l’E.G.E.E., Euristica-Gnoseologia-Epistemologia-Ermeneutica). Lo scopo è di fare intuire il rumore di fondo, il clima generale in cui s’inserisce la missione dell’istruire i giovani  al giorno d’oggi.

La “tempesta perfetta” è una locuzione, resa celebre da un film di W. Petersen del 2000 tratto dal romanzo “Perfect storm” di Junger del 1997, che definisce il più disastroso evento meteorologico (uragano) che può colpire una determinata area geografica. Correlando tale suggestione alle condizioni della società umana, dobbiamo inevitabilmente pensare a “rivoluzioni”, cioè ad eventi che alterano profondamente gli equilibri sistemici della nostra specie. Il Terzo Millennio si è avviato proprio sotto l’impressione di questo fenomeno, che continua a produrre fattispecie differenti e precise dal punto di vista funzionale e sempre totalizzanti sul piano dell’effetto dirompente. A mano a mano che esse procedono e si rendono evidenti per effetti specifici di grave alterazione degli stati stazionari espressi dall’antropologia divengono oggetto urgente, riconoscibile e opportuno di inquadramento generale di tutti i nostri comportamenti. Ivi inclusi quelli sull’ “Avvenire delle nostre scuole”. Ebbene, in pochi anni diverse tematiche sono progressivamente affiorate come campi di rivoluzione dell’umanità: in pochi anni, siamo arrivati a cinque diverse rivoluzioni contemporanee. Possiamo dire di essere coinvolti in una rivoluzione quintupla o, anche in una “pentarivoluzione”.

Vediamo le cinque rivoluzioni in ordine cronologico di effetto sistemico, tenendo conto di una condizione previa, di tipo scientifico: ogni evento sociologico e dunque a maggior ragione sociologicamente rivoluzionario, per l’approccio sociatrico dev’essere caratterizzato da fattori di oggettività sperimentale, nell’accezione necessariamente più vasta di tale concetto, che vede la epistemologia dei sistemi aperti (quali sono gli ambiti di conoscenza propri delle scienze umane e della sociologia stessa) retta da principi differenti rispetto alla epistemologia dei sistemi chiusi (propri delle cosiddette scienze esatte), e cioè dalla clinica (concetto già molto chiaro in psicologia, abbastanza chiaro in economia e, dopo l’esperienza della clinica societaria sociatrico-organalitica, anche in sociologia e antropologia). La clinica, con la evidenza dei suoi effetti di cambiamento, sostituisce, mutatis mutandis, la funzione del laboratorio, ma non senza una riflessione previa sulla natura dell’oggetto del sapere, cioè sui suoi versanti euristici, gnoseologici, epistemologici e di revisione continua del sapere (ermeneutica).

Dunque, in sede critica, per parlare di rivoluzione sociologica, occorre che qualcosa nel nocciolo di un’aggregazione societaria di minimo, piccolo, medio, grande oppure massimo livello, si mostri come mutante. E per qualificare una rivoluzione antropologica, occorre quindi che tale evento oggettivo riguardi l’interezza della specie umana.

Curiosi, vero? Bene, ecco allora le prime cinque rivoluzioni antropologiche che questi pochi primi lustri del Terzo millennio hanno mostrato. Dico le prime, perché anche altre braci ardono sotto la cenere ed è abbastanza intuitivo che altri lati del prisma umano possano mostrare mutazioni totalizzanti, quando già il prisma è stato sconvolto nella sua architettura da 1, 2, 3, 4, e 5 scosse di massimo livello sulla sua struttura.

Rivoluzione 1: la Globalizzazione.

Rivoluzione 2: l’Antropocene.

Rivoluzione 3: l’Ipermediatizzazione.

Rivoluzione 4: la Ginecoforia.

Rivoluzione 5: il Transumanesimo.

Ogni lettore, scorrendo questo elenco, ha già abbinato in modo preconscio un suo significato, magari parziale, a ciascuno dei cinque temi. È spiegandone i significati oggettivi che questo testo rappresenta un servizio alla visione di ogni lettore, perché la natura di sistema aperto di ciascuno di essi apre quasi sempre a una lettura secondaria, di tipo opinionistico o anche politico. Tale secondo piano è certamente consustanziale alla natura pragmatica di ciò che è la clinica sociatrica, che però produce la documentazione non dell’esaustività dei fenomeni suoi propri, ma di una serie di elementi fondanti che non possono essere dimenticati come base di una riflessione ulteriore (ad esempio opinionistica, politica, ideologica o filosofica) che produca poi comportamenti e fatti conseguenti. Cercherò di seguito di spiegare 1-5 contestualizzandoli al tema dell’insegnamento formativo delle nuove generazioni, cui è mirata questa meritoria pubblicazione, sempre però sviluppandone  in estrema sintesi gli orientamenti specifici.

  1. Globalizzazione. Gli esperti di economia, ed economia industriale in particolare, sanno che l’estensione a tutto il globo, a tutta l’umanità, di elementi tecnico-economici dovuti alla caratteristica natura dell’economia industriale, si basa su due processi fondamentali: a. le economie di scala (più si produce, più si è in grado di stabilire prezzi vantaggiosi grazie a una serie di risparmi nei prezzi dei materiali e di ottimizzazione nell’uso delle risorse d’investimento); b. la cosiddetta “curva di esperienza”, cioè l’aumentare della conoscenza di prodotto e processo all’aumentare della produzione, che porta innovazione e conseguente aumento della soddisfazione di bisogni/desideri, cui le produzioni di prodotti industriali in generale sono dirette. Questo l’elemento oggettivo, che comporta l’utilità di vedere l’intero globo come un’unica economia senza barriere e gli evidenti vantaggi per l’umanità. Naturalmente, oltre questa opportunità oggettiva, ci sono delle conseguenze di cambiamento (positive e negative a seconda dei gusti, degli interessi, delle culture, ecc.) che possono e devono essere decise a livello locale: da ciò deriva il fenomeno della pressione all’uniformazione di tutti i contesti variegati della civiltà umana (il cosiddetto fenomeno glocal, invasione del locale da parte del globale) ma anche, dall’altra parte, la disponibilità di strumenti per la difesa delle particolarità (il cosiddetto fenomeno lobal, uso delle risorse globali per la difesa del locale). Ciò accennato, evidente oggetto di una avveduta pratica politica istituzionale e diffusa, la globalizzazione costituisce un fatto che non può essere dimenticato nella progettazione dei sistemi formativi, e implica in primis conoscenza delle lingue e delle regole dell’economia, industriale in particolare.

La fase acuta data dall’inizio del millennio.

  1. Antropocene. La parola viene utilizzata in accezioni diverse, ma in extremis, il fenomeno deriva da un fatto oggettivo: la moltiplicazione dell’umanità (da 2500 milioni a 8000 milioni in circa 50 anni, contro una stabilità sui livelli di partenza per circa 500 anni e su livelli meno che metà per probabilmente 2000 anni). A questo fatto evidente, si aggiunge il fattore moltiplicativo della crescita esponenziale delle società umane: si stima che siano passate dalla misura di circa un miliardo ad almeno 40 miliardi (delle quali moltissime nel metaverso, l’universo cosiddetto virtuale che si miscela oggi con quello naturale), facendomi rinominare la cosiddetta “società di massa” in “società di grande massa”, fenomeno unico, mai visto nella storia umana. La pressione sull’ambiente di questo repentino cambiamento comporta una serie di attenzioni, tra cui la sensibilità ecologica, le migrazioni e la conoscenza di protocolli relazionali. Su questi temi la formazione dei giovani deve avvenire necessariamente: è una rilettura di materie come geografia, biologia, antropologia culturale e educazione civica e societaria.

Il fenomeno antropocenico data principalmente dall’inizio del millennio.

  1. Ipermediatizzazione. Il fenomeno della ipermediatizzazione, in pieno svolgimento da pochi lustri, consiste nella disponibilità di strumenti (terminali cellulari e informatici) presso soggetti individuali e societari; inoltre, in infrastrutture di comunicazione che li collegano (reti varie) disponibili nell’intero globo e colleganti ben oltre 15 miliardi di soggetti (individui e società umane) senza più particolari vincoli geografici. È conseguentemente ovvio che per un corretto uso di questo fenomenale sistema relazionale, grazie al quale s’instaurano rapporti e si creano eventi di metaverso, di universo fisico oppure sempre più spesso misti dell’uno e dell’altro, è particolarmente importante la conoscenza degli strumenti informatici (hardware e software) sia per distinguere la comunicazione dalla creazione che per contribuire coscientemente alla costruzione di questo enorme strato di realtà ormai presente nel nostro mondo umano.
  2. Ginecoforia. L’emersione del femminile nella società umana è ormai una tendenza consolidata non soltanto sul piano della equivalenza in quasi tutti i campi dell’operatività umana, ma presenta caratteristiche rivoluzionarie stranianti anche, da circa 25 anni, su quello della filogenesi della specie. Esistono infatti due tecniche che vedono la componente femminile della genetica umana aver la prevalenza su quella maschile, derivanti entrambe da differenti evoluzioni del campo generale dell’ingegneria genetica: 1. la cosiddetta tecnica del “sessaggio” nell’utilizzo delle banche del seme, che consente di selezionare gli spermatozoi dei donatori che non contengono il cromosoma Y, producendo quindi nel grembo femminile unicamente soggetti femminili; 2. la tecnica più radicale della fecondazione ovulo-con-ovulo, che avviene con l’estrazione del DNA da un ovulo femminile (privo per natura di cromosoma Y) e il suo innesto in altro ovulo femminile in vitro, per essere poi impiantato in utero materno, col risultato della creazione di soggetti soltanto femminili. Non vi è dubbio che questi segnali fortissimi provenienti dal mondo scientifico della genetica e della biologia suggeriscano una grande possibile rivoluzione radicale della specie umana, il passaggio, cioè da un’umanità dioica a una invece monoica. Come per tutti gli altri quattro punti della pentarivoluzione, la scienza non fa nulla da sé, ma è anche vero che la politica e la formazione devono tenere in prima considerazione queste ben più che avvisaglie provenienti da laboratori e università. Siamo, come minimo, destinati a un cambiamento antropologico, che vede la forte emersione del femminile, già segnalato dai movimenti per i diritti della donna dal secondo dopoguerra, dal femminismo, del fenomeno del transessualismo che costituisce una prima evidenza di migrazione verso caratteristiche femminili (esso avviene in 9 casi su 10 da maschio a femmina, e soltanto in 1 caso su 10 all’incontrario). In aggiunta, l’evoluzione dell’organizzazione pubblica ha estratto e concentrato in organizzazioni specializzate alcune tipiche funzioni maschili, quali la difesa fisica del nucleo familiare; l’automazione dei processi manifatturieri ha equiparato il ruolo della donna a quello dell’uomo, avendo incorporato nelle macchine le attività più gravose fisicamente cui l’organismo maschile risulta naturalmente meglio predisposto. La nuova antropologia umana sarà dunque caratterizzata da una revisione profonda del rapporto tra i sessi, e il maschio umano in particolare dovrà imparare, molto di più di quanto è avvenuto nelle ultime generazioni, a gestire il suo più alto tasso di aggressività. Ciò dipende sicuramente dalla cultura locale di rispetto per la donna che l’umanità tardo-patriarcale esprime in modo differente a diverse latitudini e longitudini, dall’attività formativa svolta un po’ conseguentemente dalle famiglie, ma anche la scuola può e deve fare molto: credo che, oltre alle conoscenze biologiche di cui sopra, le materie letterarie e artistiche siano di grande aiuto per questa necessaria prensione intellettuale ed empirica del cambiamento opportuno.
  3. Transumanesimo. La quinta delle rivoluzioni che si manifestano oggi, ai nostri occhi sempre più stupiti, è quella della surroga di componenti biologiche o intellettuali dell’organismo umano (dalle protesi fisiche sempre più efficienti e sofisticate, ai macchinari che sostituiscono intere funzioni biologiche del corpo, fino all’Intelligenza Artificiale), la loro creazione in soggetti non umani (prima suggerite dalla fantasia letteraria, dal Golem, alla creatura di Frankenstein in Mary Shelley, ai romantici robot fino ai nuovi androidi, che ricordano sempre più quelli di Asimov, Philip Dick e del cinema di Ridley Scott in Blade Runner e successiva produzione di cosiddetta fantascienza), all’ibridazione di caratteristiche umane con altre di altre specie tramite l’ingegneria genetica. Ancora una volta si conferma l’utilità delle conoscenze di fisiologia e psicologia umana, delle tecnologie biomedicali anche soltanto come introduzione a un campo in enorme e rapidissima evoluzione.

Credo che si debba confermare, anche a fronte di questa tempesta perfetta, che la cosa giusta non sia nascondere la testa sotto la sabbia o invocare mondi passati e passate civiltà: il nuovo va guardato negli occhi, e cuore e cervello dovranno, ben attrezzati formativamente, trovare la nuova via dell’umanità, per come ci piace che sia, grazie a tutte le conoscenze necessarie e anche ai valori che riusciamo a condividere.

E la migliore via è di certo, una volta attrezzati culturalmente e in coscienza, quella del dibattito e della dialettica costruttiva, nel rispetto delle visioni di tutti, avveduti dalla scienza, per trovare la giusta via a ciò che la scienza non ci dice, ma che la miglior democrazia invece è in grado di proporre e anche di attuare.

Sergio Bevilacqua

 


Avatar

Sergio Bevilacqua

Torna in alto