Georgia. Elezioni politiche in ottobre.
di Sergio Bevilacqua
Una guerra con la Russia nel 2008 con ancora un 20% del territorio georgiano occupato illegalmente. Il governo che sembrava fermamente impegnato a sostenere la procedura di partecipazione all’Unione Europea e che oggi sottolinea cautamente, data la prossimità delle elezioni e la condivisione popolare della strategia verso la partecipazione alla Unione Europea, i possibili vincoli portati dalla integrazione europea all’economia e alla cultura locale.
Ucraina da anni interessata a trovare un compagno di sventura che, riopponendosi militarmente alla Russia, faccia allentare la sua pressione sul fronte occidentale. USA che come sempre agiscono per acuire l’orientamento verso l’Occidente, in questo caso affiancati da gruppi economici globali che sembrano finanziare i disordini di questi giorni per le vie di Tbilisi… L’impressione dall’interno della Georgia, dai quartieri borghesi e cristiano-ortodossi della capitale, è che la situazione comunque non stia precipitando, malgrado l’allarmismo dei canali informativi globali occidentali.
Per capire qualcosa di più occorre ora considerare che in Georgia come in tutto il mondo, la democrazia non è sola libertà di pensiero e promozione elettorale diffusa a tutti gli aventi diritto, in genere per età. La democrazia è anche democrazia amministrativa, che significa separazione dei poteri e controllo reciproco tra essi. I confini con i totalitarismi sono infatti 2: uno di libertà di pensiero ed espressione e di conseguente libero esercizio della facoltà elettorale; due, esercizio del potere nelle amministrazioni secondo principi di bene popolare presidiati dall’incontro/integrazione tra Eletti e Uffici e su meccanismi di separazione e ricomposizione dei poteri (indirizzo-gestione-controllo) e poi tra funzioni interne all’ente e tra enti statali diversi.
Senza un sufficiente sviluppo di questi due rami la democrazia rischia malgrado le istituzioni di scivolare nel Totalitarismo, correntemente inteso, seppur in forma meno palese. Si può dire altrettanto dei totalitarismi che, se istituzionali, non saranno mai Democrazie, ma possono raggiungere effetti di bene popolare per particolare dedizione dei vertici autocratici. Condizione comunque pericolosissima e non praticabile in ambienti di cultura civile evoluta.
Secondo i media occidentali, nel caso della Georgia, il secondo è il problema attuale: un potere elettivo che ha spezzato la democrazia amministrativa, spostando la macchina dello Stato al servizio di principi non democratici. Prosegue, la costruzione informativa, con la tesi che il partito al governo si sia irrigidito a causa delle pressioni russe, estranee al Paese anzi ancora militarmente attive sul territorio georgiano. Inoltre, la vocazione europea della Georgia è fumo negli occhi alla Russia, in particolare ora che è in corso la guerra in Ucraina. Aprire un altro fronte in Georgia metterebbe in difficoltà le forze armate russe che, pur molto sviluppate, sono comunque quelle di un paese demograficamente limitato ed economicamente piccolo, anche se di territorio immenso. E oggi la grandezza del territorio non è più nemmeno un vantaggio difensivo come fino al XX secolo è stato.
Salvo declamare l’uso dell’atomica, che significa in breve “Muoia Sansone (la Russia e Putin) con tutti i filistei (l’Occidente, USA e UE)”.
È evidente che siamo di fronte a un caso d’isteria sociologica particolarmente perniciosa. La cui cura non potrà purtroppo che essere… da cavallo. Sperando che il cavallo sopravviva.
Sergio Bevilacqua