La ricerca storiografica di Franco Icardi ha dato altri frutti: si possono gustare nella pubblicazione: I documenti dei notai su Cristoforo Colombo di Cogoleto, di Cuccaro di Monferrato, di Genova e di Savona. E si ribadisce che Colombo nacque nella Città della Torretta.
di Gianfranco Barcella
Abbiamo appreso con vivo interesse da un’altra documentatissima pubblicazione di Franco Mauro Icardi, direttore della Biblioteca Civica di Cengio e storico di vaglia, che il cognome Colombo era già nel Medioevo, tra i più diffusi d’Italia. Quando l’ammiraglio solcava i mari, in Liguria, alcuni suoi omonimi vivevano a Ortovero, a Chiusanico, a Cogoleto, ad Albisola, a Genova oltre che in provincia di Alessandria a Cuccaro Monferrato.
Stranamente però più che in Liguria, la preponderanza del cognome Colombo si riscontra in Lombardia perché i parroci lombardi erano soliti battezzare i trovatelli con il cognome Colombo. Erano inseriti solitamente nella ruota degli esposti, posizionata nei conventi e negli ospedali e finivano <sotto le ali della colomba>, simbolo dell’ospedale Maggiore, oggi il Policlinico di Milano. Nel luogo lombardo, li chiamavano i <figli dell’Ospitale>, poi divenuti <colombitt>.
Erano i neonati abbandonati e gli <altri putti privi di sussidio>, come definiva un regolamento interno, che dalla sua fondazione, nel 1456, l’ospedale Maggiore accolse e assistette. E così il cognome Colombo fra il 1700 ed il 1825 è uno dei più diffusi in Lombardia. Ancora nei tempi odierni, in val Bormida esiste, in tutti i suoi paesi, almeno una famiglia Colombo. Pertanto,sono molti i pretendenti che si arrogano il diritto di appartenere alla famiglia dell’ammiraglio Colombo solo per il semplice motivo di possedere lo stesso cognome. Non solo in Italia ma anche in Corsica, in Francia, in Svizzera, nell’isola di Chio, in Portogallo, in Spagna ed in altri parti d’Europa vivono delle persone che si chiamano Colombo.
E tutti vogliono avere Cristoforo Colombo come loro concittadino; per attestarlo esibiscono documenti, a lor dire, probanti, da vecchia data. Capitò ad esempio che residenti a Cogoleto, a Cuccaro Monferrato ed a Genova trovarono l’occasione di presentare i loro documenti nel 1583 al tribunale di Madrid per ottenere l’eredità dell’ammiraglio Cristoforo Colombo, come mirabilmente documentato dallo studioso Franco Icardi, ricercatore instancabile.
E ha anche acclarato che il tribunale di Madrid accusò Bernardo Colombo di Cogoleto di falsificazione di documenti e lo condannò al carcere sino alla sua espulsione dalla Spagna nel settembre 1584.
Baldassarre Colombo di Cuccaro Monferrato morì a Madrid l’11 Ottobre 1611 ma né lui né i suoi eredi ricevetti quei 2000 ducati di rimborso spese, chiesti tante volte, inutilmente. Non essendo della famiglia non ne avevano diritto. Un’ altra notazione importante, riportata da Icardi, tra le altre, è quella che riguarda la presunta nascita di Cristoforo Colombo a Genova. Fa riferimento ad un documento, l’unico, sulla natività di don Crhistòval Colòn a Genova, frutto di una manipolazione del quarto foglio, realizzato a Madrid da Baldassarre Colombo di Cuccaro.
“Questo è un falso del XVII Secolo- afferma perentorio Icardi- Vito Cafueri, un mio amico di Savona mi disse, anni or sono, che Paolo Emilio Taviani, presentò un suo libro su Colombo a Savona, nel quale si sosteneva che il navigatore fosse nato a Genova. Uno dei presenti chiese chiese all’on Taviani, notizie su Colombo, nato a Savona. Taviani rispose:< Su tale argomento parlo solo con i professori universitari>. Benché io non sia un professore universitario vi ho mostrato dei documenti reali spagnoli che attestano in modo semplice e chiaro che l’ammiraglio Colombo nacque a Savona. Sta al lettore giudicare l’attendibilità ed il valore dei documenti”.
Anche nella sua ultima pubblicazione, molti sono i riferimenti storiografici e documentali che Icardi porta a sostegno della sua tesi che difende a spada tratta, forte anche delle deduzioni di studioso metodico e ricercatore appassionato: Colombo era savonese, di origine! Così ricostruisce la sua esistenza; nel 1436 verosimilmente nacque a Saona (Savona).Nel 1440 a quattro anni, Cristoforo, la sua famiglia e gli abitanti di Savona furono cacciati dalla città occupata militarmente dai Genovesi, dall’ 8 agosto 1440 al 23 gennaio 1442. Nel 1450 a 14 anni iniziò a navigare quando c’era la peste in Liguria.
Nel 1456 a 20 anni comincerebbe a <navigare per più di 27 anni consecutivi, trascorsi continuamente in mare>. Nel 1483 a 47 anni terminerebbe i suoi viaggi per mare per più di 27 anni consecutivi. Nel 1484 a 48 anni Colombo italiano lasciò il Portogallo per andare in Spagna. Nel 1492 a 56 anni riprese a viaggiare in mare iniziando il primo viaggio alle Indie. Nel 1495 a 59 anni nel secondo viaggio fu gravemente infermo (perdette ogni capacità ed intelletto) per più di cinque mesi. Nel 1456 al 1476 . Cristoforo poteva essere stato corsaro al soldo dei Francesi per 20 anni e per oltre altri 7 anni avrebbe navigato con i Portoghesi e su navi portoghesi in Atlantico. I< più di 27 anni consecutivi, trascorsi continuativamente in mare> si conclusero verso l’anno 1483 quando Cristoforo tornò con il fratello Bartolomeo dalla Guinea. Allora Colombo Italiano, come veniva chiamato in Portogallo, chiese al re portoghese delle navi per attraversare l’Atlantico, ma i tre esperti, scelti dal re Joao II, diedero un parere sfavorevole al progetto colombiano. Poi successe un fatto increscioso: il re inviò, all’insaputa di Colombo, una caravella sulla rotta, indicata dal navigatore italiano.
Quando Colombo seppe che la caravella era tornata con le vele spezzate e senza aver trovato nuove terre si arrabbiò e decise di abbandonare il Portogallo per recarsi in Spagna. Era la fine dell’anno 1484. Questa data la deduciamo da un altro documento custodito nella Bibliotea National de Madrid, Copia del domenicano Bartolomé de Las Casas: “Dice … l’Ammiraglio di rammentare che, trovandosi trovandosi egli in Portogallo l’anno 1484, venne al re (Joao II), uno chiamato Fernàn Domingues do Aeco, dall’isola di Madera, a chiedergli una caravella per veleggiare a questa terra che vedeva (si alludeva qui alla leggenda della terra di San Brandano in Pieno Atlantico), il quale giurava di vederla ogni anno e sempre nella stessa guisa”. Ora un altro documento della Cancelleria reale portoghese riporta che la carica di <capitano dell’isola immaginaria venne concessa il 30 giugno del 1484” al Fernàn Domingues do Arco.
Da savonese, io sono stato particolarmente avvinto anche dalla storia dell’isola di Saona e dalla figura di Michele da Cunio. Sempre da un’altro prezioso libro di Franco Icardi, dal titolo: <Navigare rende curiosi> apprendo che Cunio è una frazione di Segno sopra a Vado Ligure. Michele è nativo di Savona che nel Medioevo era detta Saona. Ma andiamo con ordine seguendo le tracce della pubblicazione citata che credo otterrà anche il consenso di molti studiosi ed appassionati della storia della marineria. Il savonese Michele da Cunio ci dà notizie del secondo viaggio colombiano, a cui ha preso parte, in una lettera scritta a Savona il 28 ottobre 1495 e indirizzata a Gerolamo Aimari di Asti, (in quel tempo, residente a Genova, desiderava sviluppare commerci con il Nuovo Mondo e voleva una relazione sui prodotti da mercanteggiare).
Michele da Cunio suggerisce di <tenere d’occhio il benedetto oro>. In particolare si dice dispiaciuto degli scarsi risultati delle prime operazioni per acquisirlo. In un primo tempo pensa di fare ottimi affari portando schiavi indios in Spagna, ma poi si accorge che sono deboli e non si potrebbero adattare al clima freddo europeo. Le sue impressioni conclusive sono pessimistiche. Egli è convinto che non si troverà la terraferma (la Cina con le sue ricchezze e l’India con le sue spezie),e sarà ben difficile colonizzare le isole scoperte dall’ammiraglio Colon. Secondo lui queste isole <bisognerà abbandonarle> perché <nullo (nessuno) vole abitare in quelli paesi>. E continua: “Il signor Armirante (Colombo) dice che troverà il Vatajo (Cataio cinese), et di questo molto stava in argumento cum uno abbate de Luxerna (Lucerna piccola città dell’Andalusia), homo scientissimo et ricchissimo, lo quale, solum, è venuto in quelle parte per suo piacere e per vedere cose nuove; il quale è buono astronomo et cosmografo; et dicea… che (Cuba) era molto grande isola…et per questa rasone el signor armirante non lo ha voluto lassar venire in Spagna cum noy, aciò che, domandato di parere de la maestà de re, non causasse cum la sua risposta che dicto re non habandonasse la impresa”.
In questa discussione con l’abbate de Luxerna non dovrà far ritorno in Spagna affinché non possa comunicare il suo parere ai sovrani e di conseguenza loro non decidano di abbandonare l’impresa delle Indie. Michele da Cuneo conclude che<non è nato uno homo tanto magnanimo et acuto del facto del navicare come il dicto signor armirante>. Per lui l’ammiraglio è il miglior comandante di nave ed il miglior navigatore che abbia solcato i mari. Michele da Cunio descrive così i particolari di questo viaggio da Cuba ad Espagnola: “Navicando adonca verso la Spagnola, io fui primo a discoprire terra: “Per il che il signor armirante in quel proprio loco, a un cavo (capo) dove era un optimo porto comandò prendere terra, e li pose nome <el cavo de San Michele Saonese> per mio respecto, e coss’ nottò nel suo libro (Diario di bordo). E navigando sempre per costa, trovando piagie e boni porti fussimo molte volte in terra e per far tutto trovassimo gente infinite al modo usato.
E cossì seguitando la costa verso il nostro casale (la isabela nel nord dell’Espagnola), trovassimo una isola bellissima sopra un cavo, non troppo longiqua, la quale etiam io fui il primo a discoprire, la quale gira leghe XXV (25) in circa, et etiam per mio amore a ella el signor armirante pose nome <la bella Saonese> e me ne fece uno presente; e sotto i modi e forme convenienti de ella presi la possessione, como faceva el dicto signor armirante de le altre in persona de la maestà del Re, vide licet io, per virtù de instrumento, di notario publico, sopra la dicta isola erafical erba e tagliai arbori e piantai la croce ed ancora le forche, e a nome di Dio la batizai per nome la Bella Saonense. E bene se può chiamar bella, per ciò che li sono suso casati 37 cum animae ad minus trentamila (abitanti); e tutto questo nottò etiam nel suo libro il dicto armirante”.
Il giovanotto Michele da Cunio prima afferma che “el signor armirante pose nome <la bella Saonese> all’isola di Adamaney, e poco dopo aggiunse:<la batizai per nome la Bella Saonense>. Ora che si tratti non della Bella Saonense, ma di Saona, lo attesta un autografo dell’Ammiraglio nel Libro delle Profezie. Dunque, sottolinea Icardi, durante il suo secondo viaggio, dopo la scoperta della parte occidentale dell’isola di Cuba, il 14 settembre 1494 don Christòval Colon giunse all’estremo sud-est dell’Espanola (Haiti- Santo Domingo all’isola di Adamaney alla quale lo stesso ammiraglio diede il nome nuovo di Saona. In un suo autografo leggiamo: “Nell’anno 1494 trovandomi io (Cristoforo), nell’isola di Saona, che si trova all’estremità orientale dell’isola di Esoanola, vi fu il 14 Settembre un’eclissi di luna e si trovò che tra lì e il capo di S.Vicente in Portogallo c’era la differenza di cinque ore e più di mezza”. E’ l’unica volte che l’ammiraglio don Christoval Colon diede il nome di una città italiana ad un isola da lui scoperta. Ed è significativo che scelse proprio il nome di Saona. Fu indotto da un legame affettivo con la sua città natale? Al lettore l’ardua sentenza!
Gianfranco Barcella
P.S. ARTICOLO DI IVG.IT- https://www.ivg.it/2024/03/savona-da-cristoforo-colombo-ai-papi-e-al-futuro-mauro-zunino-chiamiamola-citta-roveresca-servira-anche-per-capitale-della-cultura#share-anchor