A Fossombrone un caso unico nella storia: la loggia massonica cittadina era fascista. Pubblicato uno studio fatto da Serafino Giulietti nel quale si scopre un aspetto inedito. Tutto finì nel 1923, con la messa al bando dei fratelli.
DA IL RESTO DEL CARLINO – Ci fu un nesso tra massoneria e fascismo? Un recente studio di Serafino Giulietti, “Il ventennio fascista a Fossombrone e dintorni. 1919-1945” chiarisce che almeno in quella città, più che un nesso ci fu coincidenza, almeno iniziale.
Serafino Giulietti non è nuovo a indagini storiografiche, e di recente con “Esegesi di un assassinio“ ha ripercorso le vicende della morte di Terenzio Grossi, che non sarebbe opera di Sante Frontini, come si è sempre detto e come si affermò anche nel processo della banda Grossi, nel 1864.
Ma il tema che stavolta Giulietti affronta è più vicino e coinvolgente, l’origine del movimento fascista a Fossombrone sullo sfondo degli accadimenti provinciali e nazionali. Da decenni gli studi sul Ventennio fascista hanno documentato e analizzato il sorgere prima dei Fasci di combattimento il 23 marzo 1919, poi del partito unico, presto trasformatosi in Stato dittatoriale. Un movimento a suo modo patriottico, spaventato dal bolscevismo, che in modo eversivo e violento, ma anche con vasta e crescente mobilitazione di masse popolari, opera per mutare le forme della convivenza civile, che ci si illudeva fossero tutelate dallo Statuto albertino allora vigente.
Ma l’Italia, che pure era uscita vincitrice dal Primo conflitto mondiale, in quegli anni vede la coscienza collettiva travolta da sogni imperiali e da aspirazioni fiumane ma anche da progetti di palingenesi rivoluzionarie: si accende nel dopoguerra una sorta di guerra civile, che il fascismo vincerà. Al quadro nazionale d’assieme lo studio di Serafino Giulietti fornisce uno specifico contributo di ricerca locale che, con il supporto di una documentazione poco nota o inedita (archivi, memoriali, interviste) mette in risalto situazioni specifiche: l’azione amministrativa nei Comuni rossi fra 1920 e 1921, che la regia prefettura venne stroncando respingendone sistematicamente le delibere, e l’operato omicida di alcune squadracce (famosa quella comandata da Raffaello Riccardi, denominata “Asso di bastoni”).
L’autore si sofferma sulla crisi della manifattura serica negli anni Trenta, localmente importante; poi affronta le vicende belliche fino al passaggio del fronte e oltre. Ma il caso di Fossombrone presenta una specificità clamorosa: l’iniziale sostanziale confluenza della locale loggia massonica nel fascismo forsempronese, anche se come è noto il 13 febbraio 1923 il Gran consiglio dichiara l’incompatibilità tra militanza fascista e appartenenza alla massoneria.