Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il Cotonificio Ligure in Toscana: Filanda di Forno a Massa. Semidistrutta dai tedeschi per rappresaglia dopo l’eccidio nazifascista del 13 giugno 1944


Durante un recente viaggio a Massa e Carrara, ho scoperto la “Filanda di Forno”, uno degli stabilimenti del Cotonificio. Siamo nel cuore delle Alpi Apuane, dove si estrae ancora oggi il marmo, e tutta la montagna ha un aspetto grave ed incombente, nonostante le basse altitudini.

di Ezio Marinoni

Ciminiera della Filanda di Forno

Un chilometro al di sopra della frazione di Forno sorgono, imponenti e suggestivi, gli edifici della ex Filanda, una sorprendente testimonianza di archeologia industriale, in uno scenario di aspra bellezza: le acque che scaturiscono dalla sorgente del Frigido lambiscono le mura dell’opificio incorniciate dalle pareti delle Alpi Apuane. Costruita durante il periodo 1880-1890, dall’imprenditore ligure Prospero Schiaffino, viene venduta (ancora in costruzione) ad Aurelio Ambrosio, che a sua volta la cede nel 1888 alla citata Ditta Figari e Bixio di Genova. Tra il 1889 e il 1890 entra a far parte della Società Cotonificio Italiano, periodo in cui finiscono i lavori di costruzione. Nel 1891, la Filanda inizia la sua produzione. Nel 1894 la Società Cotonificio Italiano si scoglie e da essa nasce il Cotonificio Ligure, che acquista gli immobili esistenti in Liguria ed a Massa, compresa la proprietà dell’opificio di Forno.

Della complessa vicenda del Cotonificio Ligure ci siamo già occupati il 28 dicembre 2023:

https://trucioli.it/2023/12/28/il-glorioso-cotonificio-ligure-museo-a-cielo-aperto-stabilimenti-distrutti-e-abbandonati/

Una figura importante per l’avvio dell’azienda è il Conte Ernesto Lombardo, nominato già dalla Figari e Bixio quale amministratore responsabile della costruzione, in seguito primo direttore fino agli inizi degli Anni Venti.

Il progetto della Filanda, ideato dall’ingegner Frimi, prevedeva la costruzione di un complesso a gradini, tipico delle zone liguri, adatto alla zona montuosa di Forno. Il complesso, sulla sponda rocciosa del torrente Frigido, era suddiviso in tre grandi blocchi: il blocco anteriore a tre piani costituiva la facciata; il blocco centrale aveva quattro piani (di cui due seminterrati), ognuno dei quali era suddiviso in stanzoni immensi prevalentemente in legno; infine, un blocco posteriore verso monte seguiva il dislivello del terreno. Oltre alla fabbrica erano presenti un convitto per l’alloggio delle operaie (con circa cento posti letto), un palazzo per gli assistenti (con dieci appartamenti) e un magazzino.

Veduta frontale della Filanda di Forno

La nascita dello stabilimento cambia notevolmente la vita della piccola frazione montana di Forno. Già dall’Ottocento si era registrato un incremento demografico, l’impennata arriva con la Filanda: dai 914 abitanti del 1871 ai 1968 del 1901. La crescita della popolazione porta alla nascita di nuovi edifici che, per la conformazione montana della zona, si devono sviluppare in altezza. Inoltre, i residenti di Forno assistono per la prima volta ad una immigrazione di famiglie da Comuni limitrofi, come Seravezza, Pietrasanta, Camaiore, Carrara e Sarzana. La presenza della Filanda costringe, inoltre, il comune di Massa alla sistemazione di via Bassa Tambura, l’unica via di comunicazione tra il cotonificio e la città, e alla creazione della Tranvia di Massa (1), necessaria per il trasporto delle merci e degli operai. La realtà locale ne risulta profondamente modificata, ma Forno non usufruisce della ricchezza che l’opificio produce, in quanto la fabbrica rappresenta un colosso a sé, che non crea alcun collegamento con l’economia locale.

Lo stabilimento produceva filati di cotone utilizzando l’energia prodotta dalla sorgente del Frigido, dava lavoro a centinaia di persone, in maggior parte donne, con un sistema di strutture assistenziali avanzato per l’epoca. Il cotonificio, colpito dalla crisi della fine degli Anni Trenta e penalizzato dalla chiusura della tramvia a vapore, diminuisce progressivamente la produzione sino a cessarla all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Il 25 maggio 1942 la Filanda di Forno, ancora appartenente al Cotonificio Ligure, viene dichiarata inattiva per mancanza di materie prime. La Regia Marina utilizza l’opificio come magazzino e deposito fino al 29 luglio 1944. A partire dal mese di agosto, militari tedeschi saccheggiano gran parte del materiale presente e minano lo stabilimento con bombe incendiarie, provocando il crollo di tetti e solai in legno.

Ciò che resta del Convitto -Magazzino della Filanda di Forno

Il 13 giugno 1944, il paese è teatro di un eccidio nazifascista, avvenuto in seguito alla riconquista repubblichina, per ripicca alla occupazione da parte della formazione partigiana “Mulargia“, sotto il comando di Marcello Garosi “Tito” comandante unico delle formazioni del massese e della Versilia, che proclama la Repubblica Libera di Forno. La mattina del 13 giugno, festa patronale di S. Antonio, le SS tedesche e reparti della X MAS attaccano Forno, cogliendo tutti di sorpresa. Nei combattimenti che conseguono, trova la morte anche “Tito”, su un basamento di roccia in località Pizzo Acuto, di fronte alla Filanda.

Tedeschi e fascisti si distinguono, in questa occasione, per crudeltà e accanimento; vengono selezionati gli uomini presenti in paese: 51, considerati disertori del distretto di Massa, sfollati, abitanti di Forno, sono deportati in Germania. Gli uomini sospettati di essere partigiani vengono reclusi e fucilati la sera del 13 giugno sulle sponde del fiume Frigido, sotto la chiesetta di S. Anna. Le vittime complessive dell’eccidio saranno 68: 56 vengono fucilati, 2 periscono nel rogo della caserma, 10 negli scontri e nel rastrellamento (fra di esse una donna, colpita all’interno della propria abitazione, ed un bambino di 9 anni). Tra essi figura il Maresciallo Ordinario dei Carabinieri della locale stazione, Ciro Siciliano, Medaglia d’Oro al Valore Civile, accusato di collaborazionismo con le bande partigiane (2) e (3). Risulta preziosa, pur nella tragedia, l’opera di mediazione svolta dal parroco del paese, don Vittorio Tonarelli (4).

Nel primo dopoguerra, a seguito della devastazione, vengono smantellati gran parte dei macchinari e il 1° marzo 1950 viene avviata l’officina di produzione di energia elettrica, realizzata sfruttando la grande turbina esistente e ancora funzionante. La produzione continua fino al 1970, dopo di che la Filanda diventa un reperto storico e nel 1983 è acquistata dal comune di Massa.

Nel 1991 Pino Daniele ha girato il video della canzone “Quando” presso la Filanda di Forno; nel 1994, Renato Zero ha utilizzato la Filanda per realizzare il video della canzone “Amando, amando”.

Nel 2009 il Comune di Massa ha affidato all’Istituto di ricerca sul Territorio e l’Ambiente (IRTA) il progetto di restauro valorizzazione della Filanda di Forno, attraverso il recupero degli edifici rimasti, la catalogazione dell’attrezzatura presente nell’edificio, una ricerca storica e la costruzione di un centro di documentazione per la raccolta e la catalogazione di materiale documentario. Il 2 maggio 2013 la Filanda è stata riaperta e riconsegnata alla città: il piano terra dell’edificio è diventato un museo di archeologia industriale, che raccoglie i macchinari e gli utensili utilizzati per la lavorazione del cotone. I fabbricati retrostanti e la ciminiera resistono alla vegetazione che avanza, in attesa di un ipotetico restauro, che ridarebbe piena leggibilità alla storia industriale, civile e resistenziale di questo luogo.

Ezio Marinoni

Note

  • Dal 1895 al 1935 la frazione di Forno è servita dalla Tranvia di Massa, una linea a scartamento metrico con trazione a vapore che movimentava le merci ed i passeggeri lungo la vallata del fiume Frigido, dalla località Forno fino all’abitato di Marina di Massa, passando per il centro cittadino. Da quest’ultimo aveva origine una breve diramazione di collegamento con la stazione ferroviaria.
  • Nell’ampio documento della Procura Militare della Repubblica presso il Tribunale Militare di La Spezia: https://static.repubblica.it/iltirreno/PDF/Sant%27Anna/BardineSanTerenzo.pdf

Vedasi a pag. 19: LEGIONE TERRITORIALE DEI CARABINIERI DI LIVORNO GRUPPO DI MASSA CARRARA

Oggetto: Crimini di guerra. «FORNO (Frazione del Comune di Massa). Il fatto, di grande risonanza pubblica per l’efferatezza della strage ed il rilevante numero delle vittime, fu oggetto di indagini che hanno condotto al processo celebratosi a Vicenza e conclusosi il 4 giugno. u.s. con la condanna e morte degli appartenenti alla X Mas: Bertozzi Umberto fu Albino da Colorno (Parma) e Banchieri Franco di Carlo da Pavia.-»

  • Ciro Siciliano: nato a Portici (NA) nel 1908, sposa Anna Pegollo, appartenente ad una famiglia di antifascisti e sorella del partigiano “Naldo”. Il 9 giugno 1944 il maresciallo accoglie amichevolmente i partigiani che stanno occupando Forno, che nella caserma dei Carabinieri installano il loro comando. Il 13 giugno 1944, quando tedeschi e militi della X Mas fanno irruzione in paese, Siciliano è assente, in licenza di convalescenza: potrebbe salvarsi, ma decide di tornare a Forno, con l’intenzione di intercedere per i suoi uomini e i civili rastrellati. Accusato di non essersi opposto all’occupazione del paese da parte dei partigiani e di avere fraternizzato con loro, viene incluso nel gruppo dei prigionieri da fucilare.
  • Durante la giornata del 13 giugno, don Vittorio Tonarelli si adopera, a rischio della propria vita, per salvare gli abitanti, in particolare i bambini dell’asilo, allora situato all’interno della Filanda, riesce a far curare da un ufficiale medico della X Mas un bambino rimasto ferito. Non riesce, invece, a salvare un partigiano ferito ai margini dell’abitato: mentre il sacerdote gli presta aiuto, l’uomo è visto dai tedeschi, che lo finiscono a colpi di mitra. Deriso e insultato dal comandante dei militi italiani, il tenente della X Mas Umberto Bertozzi (vedi nota 2), più volte minacciato di morte insieme alla sorella, porta a termine con coraggio la sua opera di mediatore e difensore della comunità. Per il suo comportamento, nel 1955 gli sarà concessa la Medaglia d’Argento al Merito Civile.

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Ezio Marinoni

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