L’abbiamo già scritto e ci ripetiamo (gutta cavat làpidem). Se nei Pronto soccorso dei due ospedali savonesi il giornalista facesse tre volte al giorno il ‘giro di cronaca’ di persona, come accadeva in altri tempi in cui i quotidiani erano spesso esauriti in edicola, si sarebbe già ‘smascherata’ da anni la crisi perdurante e la fuga di medici.
L’odissea ‘inflitta’ a molti pazienti. La tecnica imbonitrice di una politica inconcludente. Pioggia di comunicati stampa, copia e incolla che si leggono sui quotidiani e social. Lamentele e promesse.
Le difficoltà quotidiane dei medici degli ospedali e di famiglia. Sarebbe un ottimo servizio, per una maggiore conoscenza delle problematiche da parte dell’opinione pubblica, se gli stessi cronisti e troupe d’inchiesta Tv, intervistassero quanti varcano la soglia, da pazienti, degli ambulatori privati. Chiedendo le motivazioni della scelta, le loro storie e peregrinazione per la tutela della loro salute. Cosa significa in termini di spesa personale. E cosa ti riconosce lo Stato nella dichiarazione dei redditi. La possibilità di detrarre il 19% delle Spese Sanitarie sostenute a nome proprio e dei familiari a carico. Il tutto al netto di una franchigia di 129,11 euro. E’ dunque possibile detrarre dall’imposta lorda (IRPEF) un importo pari al 19 per cento delle spese sanitarie. In caso di spese sanitarie superiori alla soglia di 15.493,71 euro annui, è possibile ripartire la detrazione in 4 quote annuali di pari importo.
Ma in quanti casi si rischia di andare in centri sanitari privati il cui scopo principale è il guadagno? Confidava un primario ospedaliero: “nei primi dieci mesi del 2023 abbiano superato 13.000 esami endoscopici…con i mezzi che abbiamo”.
Invece ci siamo abituati a leggere lettere e articoli saltuari che da una volta all’altra fanno dimenticare i sacrifici e l’emergenza in cui opera il personale dell’ospedale (non accade solo in provincia di Savona, il mal comune non giustifica il mezzo gaudio) e a farne le spese si ritrova il cittadino, il paziente, chi arriva in ambulanza, taxi o auto privata.
L’unica ‘rivolta’ e mobilitazione popolare che ha lasciato perlomeno il segno ‘elettorale’, è stata organizzata per la chiusura e il mancato Pronto soccorso di Albenga. Finendo tuttavia per mettere in secondo piano gli scenari, quasi da terzo mondo, in cui versano per molti giorni all’anno i Pronto soccorso del Santa Corona e del San Paolo. Ma che dire della chiusura del P.S. dell’unico ospedale della Val Bormida, a Cairo Montenotte (un tempo, non lontano, c’era anche l’ospedale di Millesimo).
Domenica 10 dicembre 2023. Claudio Trevisan storico titolare dell’omonimo ferramenta
di via Aurelia a Loano. Da facebook: Oggi Pronto soccorso del Santa Corona. Arrivò ore 13,50 alle 19,15 finalmente mi chiamano per sentirmi dire che alla domenica non c’è l’ortopedico vertebrale, mi prescrivono delle medicine che avevo già è mi mandano a casa dicendomi che devo prendere appuntamento per una visita, bella domenica e sono a pezzi.
Commenti – Riccardo Poggio: La Sanità italiana è sempre peggio e in Liguria siamo messi proprio male.
CASA DELLA SALUTE S.p.A. Via Balleydier 7, 16149 – Genova. Capitale Sociale € 3.696.939,00 i.v.. (Attualmente l’elenco aggiornato vede negli ambulatori 280 specialisti vedi…)
3/13 dicembre 2023- Devono ricoverarlo. Non c’è posto in reparto, 77enne rimane 3 giorni su una barella del Pronto soccorso. La figlia: “In astanteria con altre 20 persone e un solo bagno per tutti”. Asl: “Rallentamento causa ponte festivo (8-10 dicembre, da venerdì a domenica ndr). Non è il nostro standard, ci scusiamo con l’utente”.
3/Il Sindaco di Alassio Marco Melgrati segnala criticità della fisioterapia ambulatoriale nel soddisfare i bisogni della popolazione.
21-12- 2023/Nella mattinata odierna di giovedì 21 dicembre, il Sindaco di Alassio Marco Melgrati ha inviato una lettera all’Assessore alla Sanità della Regione Liguria Angelo Gratarola, sottolineando forte preoccupazione nell’ambito della fisioterapia ambulatoriale.
Di seguito si riporta il testo della missiva: Chiarissimo Assessore Angelo Gratarola,
Le trasmetto questa missiva come un’accorata richiesta di intervento nell’ambito della fisioterapia ambulatoriale, in quanto – come ho avuto modo di documentarmi da varie fonti autorevoli e come in parte ho potuto sperimentare anche personalmente – vi sono delle criticità in questo campo così fondamentale per la salute e il benessere delle persone di cui sono fortemente preoccupato. A partire dal fatto che, nonostante si faccia l’impossibile per effettuare le visite urgenti entro 10 giorni, secondo la Legge, essendo il numero di pazienti molto elevato resta il problema di eseguire le cure riabilitative prescritte in quanto ogni centro fisioterapico accreditato ha un numero di fisioterapisti proporzionato al budget annuale assegnato dalla ASL, che va spalmato nei 12 mesi.
Tale criticità ovviamente si ripercuote negativamente sulle patologie croniche, per cui i tempi di attesa tra la visita e l’inizio della fisioterapia diventano biblici. Per conseguenza – come si può ben immaginare – il paziente affetto da patologia cronica non riesce ad avere risposta adeguata ai propri bisogni di cura e con alta probabilità andrà incontro ad un peggioramento con necessità di cure riabilitative urgenti. Un circolo vizioso che produce un progressivo peggioramento della situazione! Va inoltre detto che un paziente che effettua una visita Fisiatrica oggi ed esegue le cure fisioterapiche dopo 6 mesi non è ragionevolmente lo stesso paziente, per cui dovrebbe nuovamente essere sottoposto a controllo prima di effettuare le cure proposte in prima istanza.
La difficoltà di dare una risposta adeguata a chi necessita di cure fisioterapiche nasce soprattutto da un nomenclatore tariffario nazionale per il rimborso delle prestazioni fisioterapiche fermo al 1996 e da un taglio di circa il 30% dei budget operato dal 2011 in poi.
Tali condizioni non permettono ai centri ambulatoriali accreditati di aumentare il numero di fisioterapisti né di soddisfare le loro richieste economiche per le prestazioni svolte, da cui ne scaturisce una ridotta risposta alle necessità della popolazione. Vi sono, inoltre, aree territoriali totalmente scoperte di centri fisioterapici ambulatoriali, per esempio da Andora a Savona, per cui risulta evidente la sproporzione tra bisogno e risposta nelle cure fisioterapiche ambulatoriali.
Le lunghe attese producono disagio, ma anche rabbia, nei pazienti, che immancabilmente riversano il loro malessere alle segreterie dei centri fisioterapici, ritenendoli responsabili dei ritardi nell’eseguire le cure prescritte. Da quanto esposto si deduce chiaramente che la richiesta di cure riabilitative non può essere soddisfatta a causa della progressiva riduzione della spesa sanitaria, in questo settore già irrisoria, anche per l’anacronistico rimborso delle prestazioni fermo al 1996 oltre che per un cresciuto ed ancor crescente bisogno nella popolazione.
Va tenuto conto che molte più patologie degenerative e traumatiche artromuscolari oggi trovano soluzione nelle cure fisioterapiche, evitando terapie chirurgiche più costose in termini economici e di salute. Altro capitolo di criticità riguarda la prenotazione della visita Fisiatrica attraverso il CUP. Al paziente spesso non è chiaro che dove effettua la visita deve obbligatoriamente eseguire le cure proposte, anche se risiede a molta distanza dal centro di fisioterapia. Frequentemente pazienti non urgenti vengono prenotati con richiesta di visita entro i 10 giorni, intasando la lista d’attesa per patologie da curare con urgenza. Tutto ciò produce un disagio e un disservizio, che nella prenotazione effettuata direttamente al centro più prossimo alla residenza del paziente non si verificava, in quanto l’accettazione dei centri fisioterapici hanno sempre previsto liste d’attesa per la visita differenti, secondo le caratteristiche d’urgenza del paziente chiarite nel triage telefonico.
Se il Cup rappresenta un filtro per controllare gli accessi alla fisioterapia ed il conseguente controllo della spesa sanitaria, risulta evidentemente inutile tenendo conto che ogni centro fisioterapico ambulatoriale ha un budget annuo prefissato oltre il quale le prestazioni in eccesso effettuate non verrebbero comunque rimborsate dalla ASL.
Per concludere, spero che con il Suo autorevole intervento si possano trovare al più presto delle soluzioni per porre fine a queste gravi criticità. Nel ringraziarla per l’attenzione e certo di un Suo pronto interessamento sul problema, Le porgo i miei più cordiali saluti e auguri di buone Feste.
Il Sindaco di Alassio, Arch. Marco Melgrati