L’alibi dei sistemi aperti, la transitività topologica dell’uovo con tre rossi nella stracciatella di natale.
di Natalino Codatozza
Oggi l’umanità attraversa un cambiamento d’epoca, gli scienziati sociali hanno coniato per questo il termine “antropocene”, riconosciamolo come un dato di fatto assodato.
L’immensa amplificazione delle capacità umane fornita dalle tecnologie moderne richiederebbe un ripensamento di parametri nei rapporti tra l’umanità e l’ambiente che la sostiene; è un altro dato che possiamo ammettere come generalmente condiviso.
Certamente si può dire che l’antropocene sia cominciato alcune migliaia d’anni or sono, con l’agricoltura e gli stanziamenti urbani, ma nel suo aspetto auto-evidente appare adesso, in forza della progressione geometrica dei suoi effetti; è un altro tema su cui argomentare senza opposizioni di fondo.
Già dalla seconda metà del ventesimo secolo, con l’avvio e lo sviluppo rapidissimo “dell’era nucleare” aveva cominciato ad insinuarsi nella coscienza dell’occidentale medio la sensazione di non essere più al sicuro. Ora, venuti alla ribalta gli effetti sul clima generati dell’accumulo in atmosfera dei gas serra prodotti negli ultimi due secoli, l’uomo postmoderno sta accorgendosi che le sue capacità amplificate lo rendono simile ad un gigante rinchiuso in un giardino troppo piccolo; è un’altra considerazione condivisa dai più, utile ad intavolare ragionamenti in comune.
Con gli strumenti della psicologia e delle scienze sociali si può argomentare e sostenere che nell’ambiente mentale umano la sensazione di insicurezza cresca con la progressione dei cambiamenti in atto creando delle crepe nel quadro della percezione del reale che appartiene a ciascun individuo. Volendo poi introdurre un tema politico partendo da questa considerazione generale, potremmo affermare, ad esempio, che questa percezione diffusa di mancanza di sicurezza concorra nel determinare lo spostamento odierno degli orientamenti popolari verso le destre, e via discorrendo…
Personalmente penso che scrivere un articolo che andrà condiviso da molti sia un’occasione di proporre ad altre persone le proprie riflessioni su temi di interesse comune; ne è conseguenza leggere a propria volta apporti di altri che attengono ai medesimi temi alimentando così un circuito culturale.
Purtroppo spesso si vedono scritti dove manca il presupposto di riferimento indispensabile perché si avvii una comunicazione che non sia a senso unico, argomentare senza avere la pretesa di porsi sempre e comunque in posizione docente, l’ultimo mi è capitato pochi giorni fa.
Una minestra di natale dove galleggiavano argomenti di vario tipo che nell’intenzione dell’autore avrebbero dovuto chiarire la vera natura (sic) di un certo problema oggi alla ribalta nelle cronache. In buona sostanza, tra “semantemi di enorme intelligenza” e “soggetti arretrati cognitivamente” si zigzagava nell’ambiente “quadrivoluzionario” sull’onda dei “sistemi aperti” presi come alibi della incomprensibilità generale del discorso. Con uno strano atteggiamento anosognosico, lo scrivente riversa una pletora di argomenti disparati nel contenitore dei sistemi aperti, da lui continuamente evocati, e ne ottiene una stracciatella in brodo fatta dell’uovo con tre rossi.