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Liguria e Basso Piemonte

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Breve viaggio in Spagna: concorrenza nei trasporti e prezzi bassi. E lo sviluppo turistico ha  decisamente surclassato le nostre Riviere


Quattro giorni in Spagna con tre amici. Una puntata per testare l’alta velocità ferroviaria, di cui la nazione iberica detiene il primato europeo in fatto di estensione. E, da qualche mese, anche la più ampia gamma di imprese concorrenti.

di Massimo Ferrari

Ave – Alta Velocidad Espanola

All’Ave – Alta Velocidad Espanola, che propone ovviamente la maggiore offerta – si sono contrapposti prima i francesi di Ouigo, una filiale low cost della Sncf, e poi Iryo, società partecipata dal gruppo Trenitalia. La Renfe, sigla che identifica le Ferrovie spagnole, ha quindi risposto con una propria compagnia low cost, l’Avlo.

L’ing. Massimo Ferrari esperto e storico dei Trasporti. É stato assessore ai trasporti e viabilità nella città di Monza anni 1993- 1994. Ha fatto parte del Cda di ATM dal 1993 al 2007 e dal 2011 al 2014, nominato da sindaci di diverso orientamento su proposta delle associazioni di consumatori e della mobilità sostenibile.

Grande concorrenza, dunque, sui binari della penisola iberica, ancorché le linee siano sempre le stesse (solo nella Corea del Sud esistono due società di treni veloci con itinerari parzialmente separati) e la sfida, quindi, si limita alle offerte tariffarie ed alla rete di vendita. Noi abbiamo viaggiato con l’Ave, ma abbiamo visto in circolazione anche i treni “italiani” Iryo e visitato i loro uffici di assistenza alla clientela presenti in alcune città. Non ci siamo mossi tra Barcellona e Madrid – di gran lunga la tratta più importante – ma abbiamo scelto un itinerario meno battuto, tra il Levante e l’Andalusia. L’alta velocità spagnola si irradia dalla sapitale lungo sei direttrici che raggiungono 13 diverse destinazioni terminali.  L’obiettivo pianificato era quello di mettere Madrid a meno di quattro ore da ciascun capoluogo di provincia. In 30 anni è stato quasi raggiunto.

Partiamo con Ryanair da Malpensa: biglietto con poco più di 17 euro, acquistato con largo anticipo, prezzo in pratica  equivalente al costo del treno per raggiungere lo scalo dal centro di Milano (13 euro). Destinazione Valencia, il cui aeroporto è collegato con il centro città da due segmenti di metropolitana (a 4,80 euro). La città mediterranea dispone adesso di sei linee sotterranee, oltre a quattro tranvie moderne. Non sono solo Barcellona e Marsiglia a surclassare Genova o Palermo in fatto di trasporti pubblici. Valencia conta 800 mila abitanti; il confronto è corretto.

Valencia è molto migliorata dal punto di vista urbanistico, dopo la deviazione del fiume Turia che nel 1957 esondò provocando una disastrosa inondazione. Al suo posto c’è adesso un grande parco lineare che si estende per parecchi chilometri. Il circuito urbano di Formula 1 è stato chiuso, ma il nuovo polo universitario e  la città delle Arti e della Scienza, con le architetture avveniristiche di Calatrava attirano migliaia di turisti in ogni stagione dell’anno, oltre agli studenti da tutta Europa che vengono qui per i corsi Erasmus. Il porto del Grao sorge accanto ad una vastissima spiaggia di sabbia ambrata cui si può accedere liberamente. Qui si parla una variante del catalano, il valenciano che forse è la lingua più simile all’italiano.

Il secondo giorno partiamo dalla nuova stazione Joachim Sorolla, leggermente arretrata rispetto alla bella Estaciòn del Norte che sorge accanto alla Plaza de Toros. Bisogna presentarsi con qualche minuto di anticipo, perché la Spagna, traumatizzata dal sanguinoso attentato di Atocha, nel 2004, ha da allora introdotto nelle stazioni Alta Velocità un controllo di sicurezza simile a quello presente in tutti gli aeroporti, solo un poco più blando. Occorrono 3h37′ per raggiungere Cordoba, in Andalusia, circa 650 chilometri di distanza, bypassando a sud a la capitale. A bordo una carrozza bar consente di consumare “bocadillos” (lunghi panini al prosciutto iberico) a prezzi ragionevoli.

A Cordoba ci fermiamo per quattro ore scarse, ma sono sufficienti per una visita alla famosa Mezquita – una spettacolare moschea trasformata in cattedrale cristiana, dopo la “reconquista” – ed al ponte romano sul Guadalquivir. Per ottimizzare i tempi utilizziamo uno dei 509 taxi in servizio, per 5 euro all’andata e 6 al ritorno, in quattro persone quanto un biglietto del bus. I taxisti si fermano ad un cenno della mano e non sembrano lamentarsi per l’alto numero di licenze (in una città di 300 mila abitanti): c’è lavoro per tutti. A fianco della stazione ferroviaria c’è quella dei bus interurbani, dove abbiamo depositato i bagagli. Siccome l’addetta alle informazioni è temporaneamente in pausa, ci pensa una guardia giurata a riconsegnare gli zaini, senza eccepire alcunchè.

In serata si arriva a Granada con qualche ritardo che ci darebbe diritto al rimborso del biglietto (50% se si sforano i 15 minuti, 100% sopra la mezz’ora). Abbiamo pagato poco più di 30 euro e non abbiamo voglia di aspettare il turno in biglietteria. Perciò rinunciamo. Quasi tutti, ormai, acquistano i documenti di viaggio via internet (pare che in quel caso il rimborso venga accreditato direttamente sulla carta di credito), oppure alle emettitrici automatiche, abbastanza semplici da utilizzare. I pochi che si affidano agli sportelli presidiati devono attendere pazientemente (seduti) il proprio turno.

Da quando ero un bambino, più di mezzo secolo fa, sono venuto in Spagna venti volte. Il paese si è profondamente trasformato: da fanalino di coda in Europa sotto la dittatura franchista (ma era ospitale e relativamente efficiente anche allora) adesso è all’avanguardia in molti settori.

Le generazioni che si erano combattute ferocemente durante la Guerra Civile degli anni Trenta, che fece quasi un milione di vittime, si sono ormai estinte. Ora le dispute avvengono, abbastanza pacatamente, in materia di diritti civili. Le corride non si combattono più in molte città. La Plaza de Toros di Granada ospita buoni ristoranti a prezzi ragionevoli. Anche gli zingari che resero celebre la “città dei gitani” non si vedono più, almeno in centro. Che si siano trasferiti tutti dalle nostre parti?

L’Alhambra è sempre uno spettacolo che domina la vallata ai piedi della Sierra Nevada. L’accesso è contingentato, ma, per fortuna non siamo nel pieno della stagione turistica, anche se i visitatori non mancano. I giardini del Generalife sono perfettamente curati. L’albergo dove alloggiamo è decisamente di qualità superiore ma propone gli stessi prezzi della ben più modesta pensione prenotata a Malaga. Come per gli aerei e per i treni, le tariffe possono cambiare da un giorno all’altro. “E’ il mercato, bellezza”. Taxi e ristoranti, invece, costano decisamente meno che da noi.

Anche a Granada, come in un’altra dozzina di città spagnole, è tornato il tram. Estintosi praticamente ovunque alla fine degli anni Sessanta, come fosse un’anticaglia del passato, adesso è un simbolo di modernità, conteso da molti sindaci. Forse anche troppo, visto che si sono realizzate micro reti, come a Parla, a Jaen o a Velez-Malaga che poi faticano a giustificarsi economicamente.

Però a Granada, come anche a Malaga, si parla con orgoglio di metropolitana, visto che per una tratta il tram scende in sotterranea con stazioni avveniristiche piuttosto profonde.

La sera del terzo giorno arriviamo (sempre in treno AV per 23 euro in 1h18′, ma avremmo potuto risparmiare qualcosa con i bus che partono ogni ora ed impiegano due ore esatte) a Malaga. La stazione è intitolata a Maria Zambrano, una filosofa e saggista andalusa, ed è stata trasformata in un centro commerciale. Ai piani inferiori passano i treni suburbani (“Cercanias”) ed i tram metropolitani. In pieno centro, non lontano dalla Cattedrale attraccano le navi da crociera ed i traghetti per Melilla, enclave spagnola in territorio marocchino. Adesso l’Africa è proprio alle viste. Ancora centotrenta chilometri e si incontra la Rocca di Gibilterra, dove, in pieno XXI° secolo si fronteggiano tre gloriose monarchie e si ipotizza un tunnel ferroviario sotto lo Stretto che metterebbe Casablanca a meno di cinque ora da Madrid. In Marocco, infatti, l’Alta Velocità è già stata in parte realizzata ed è approdata a Tangeri.

Prima di raggiungere l’aeroporto, facciamo una sosta a Torremolinos, che si raggiunge i con i treni frequenti (una corsa ogni 20′) e sempre affollati per Fuengirola. Si mischiano pendolari, studentesse e turisti che svernano sulla Costa del Sol. Prevalgono gli inglesi, ma anche l’italiano è molto diffuso. Probabilmente qui soggiornano molti pensionati in fuga dalle nebbie – e dalle tasse – del Bel Paese.

Qualcuno gira disinvolto in pantaloni corti. Lo sviluppo turistico, iniziato già nell’ultima stagione del franchismo, ha  decisamente surclassato le nostre Riviere. La Spagna tallona la Francia per numero di visitatori all’anno (oltre 80 milioni all’anno, contro i 58 dell’Italia). I panorami saranno meno suggestivi, ma le consumazioni al bar o al ristorante sono decisamente più abbordabili. E questo chiaramente spiega la preferenza di molti.

 

Massimo Ferrari


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M. Ferrari

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