Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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L’esperto/’Balneari come salvare le piccole imprese’. Il governo Meloni nella giusta direzione? In provincia di Savona 138 spiagge libere e 589 in concessione. Con centinaia di bar-ristorante-giochi. Si lavora 4 mesi. Una lobby vincente


Il Secolo XIX ha pubblicato un interessante ed approfondito commento a proposto di Balneari & Bolkestein a firma di uno dei maggiori esperti italiani di Diritto comunitario, l’avv. Giuseppe Giacomini di Genova. Per anni si è letto e scritto di tutto e di più. Con i partiti di destra (e i loro sostenitori stampa e Tv) tenacemente schierati con una categoria indicata tra le maggiori lobby del Bel Paese. E la Liguria non fa eccezione.

Una risorsa importante per l’economia, i posti di lavoro, il turismo balneare, con titolari di concessioni che non sempre rappresentano singoli nuclei famigliari. Si pensi al gruppo UnipolSai (proprietario di uno dei più moderni porti turistici d’italia che può contare forse sulla più estesa spiaggia della provincia). Oppure a tre spiagge unificate e che appartengono ad una famiglia di industriali al vertice mondiale di produzioni del cerchioni per automezzi.

E acquistare una spiaggia per alcuni investitori ha significato un considerevole investimento. Non sono pochi neppure coloro che hanno speso importanti risorse per l’ammodernamento delle strutture che non sono soltanto sdraio e lettini. E hanno tutte le ragioni di non essere penalizzati. Ci sono inoltre gli spazi ed attrezzature per bar, ristoranti, pizzerie, ‘zone giochi’. Attività spesso vengono date in affitto dai titolari di concessioni. Ci sono da affrontare danni ed insidie delle mareggiate sempre più devastanti e per la protezione si sono già spesi miliardi da parte delle Regioni e dei comuni.

Non sono molte decine, in provincia di Savona, le spiagge (con i loro pubblici esercizi) usufruibili ai clienti tutto l’anno. La stagione di lavoro si aggira sui 4 mesi, con picchi nei fine settimana e da tutto esaurito. Non è una novità il tema dei ‘canoni demaniali’ da cui lo Stato ricava le briciole (100 milioni nell’intero Paese) rispetto al gettito miliardario dei gestori. Molti dei quali risparmiano nella ‘ricevuta fiscale’. Il governo Meloni ha davvero ritoccato del 25% i canoni come si è ascoltato in una trasmissione televisiva di Mediaset (la 4) per bocca di una sottosegretario della Lega di Salvini ?

La classifica dell’evasione fiscale in Italia favorisce anche gli stabilimenti balneari nella totale noncuranza dei più (vedi dichiarazioni a La 7 di Gianrico Carofiglio ex magistrato e scrittore). Si tratta di 90-100 miliardi che sarebbero utilissimi alla collassata Sanità pubblica, alla ricerca, alla scuola, più equità fiscale, più personale a coprire i posti vacanti in organico in settori importanti, quali carceri, ispettorati del lavoro, uffici giudiziari e per disincentivare le fughe all’estero di migliaia e migliaia di giovani laureati alla ricerca di salari più dignitosi. Luca Sommi giornalista de Il Fatto Quotidiano a La 7  ha dichiarato che in Spagna lo stato incassa dai balneari 10 miliardi.

IL SECOLO XIX DEL 20 NOVEMBRE 2023

BALNEARI, POSSIBILE SALVARE LE PICCOLE IMPRESE

di Giuseppe M. Giacomini

L’avv. Giuseppe Giacomini esperto di  diritto comunitario e della concorrenza. Ha seguito
numerose, importanti vertenze nanti la Corte di Giustizia e  la Commissione Europea

La ormai annosa controversia sulle spiagge e sull’applicazione inevitabile della direttiva Bolkestein (2006/123/CE) sta arrivando al punto di non ritorno. Solo modificando approccio, sia pure in zona estrema, può essere ancora possibile affrontare tecnicamente il problema e “salvare” le imprese medio-piccole-micro di balneazione. Si può partire dal “Parere motivato” che il 16 novembre la Commissione Ue ha notificato all’Italia nell’ambito della procedura di infrazione aperta nel 2020 (INFR 2020/4118). Senza dilungarsi su un percorso procedurale estremamente complesso, basti qui ricordare che una prima procedura di infrazione era stata aperta nel lontano 2009 per la mancata attuazione della Direttiva Bolkestein del 2006. La Direttiva fu quindi recepita col Decreto legislativo 59/2010 ma in concreto non venne attuata. Di fatto, si è infatti proseguito col sistema delle proroghe, a partire dalla Legge di bilancio 145/2018 che addirittura ne Lestendeva la durata fino al 31 dicembre 2033.

Ovvio che questo approccio a Bruxelles non sia piaciuto. Nel suo “Parere motivato”, la Commissione ricostruisce minuziosamente la storia di questo lungo “dialogo” e ricorda come, nel frattempo, siano intervenute ben due sentenze della Corte di Giustizia (“Promoimpresa” del 14 luglio 2016 e “Comune di Ginosa” del 20 aprile 2023, entrambe rese su rinvio pregiudiziale di giudici nazionali), oltre a due pronunce del Consiglio di Stato italiano (del 9 novembre 2021).
Non è ormai in nessun modo più discutibile che: 1) la Bolkestein debba applicarsi anche alle concessioni di occupazione del demanio marittimo, comprese quelle che non presentano un interesse transfrontaliero certo; 2) la scarsità delle risorse e delle concessioni disponibili va inquadrata a livello nazionale con regole oggettive, trasparenti e di carattere generale che potranno combinarsi con valutazioni di livello comunale (o regionale) che analizzino in concreto il mercato locale fondandosi su tali regole generali; 3) nessuna autorità amministrativa territoriale può discrezionalmente decidere di disapplicare la Bolkestein. In questa premessa sembra evidente che la mappatura delle spiagge su cui l’Italia fa affidamento per affermare che le risorse “spiaggia” non sono affatto scarse e che quindi la Bolkestein non sarebbe applicabile, non convincerà nessuno (né a Bruxelles né altrove). Ovvio che una mappatura che comprenda le spiagge libere, il demanio militare e i litorali rocciosi e scoscesi, non risponde al punto. Qui si sta valutando infatti il “mercato del servizio” su cui ragionare e tale mercato è inevitabilmente quello che viene definito attraverso una “valutazione qualitativa e non solo qualitativa” che sia in linea “con un concetto funzionale di scarsità… che tiene conto della funzione economica della risorsa pubblica in questione” (foglio 17 del Parere motivato della Commissione Ue).
Detto in parole semplici, il mercato di riferimento è quello delle spiagge che abbiano o possano avere una destinazione commerciale appetibile/contendibile per operatori economici italia ni ed europei. Il resto è evidentemente fuori argomento.
Ma qui nasce un secondo aspetto che un approccio populista non sembra voler capire. Essendo la definizione del “mercato rilevante” fondamentale per discutere dell’applicabilità o meno della Bolkestein, e non solo, mi chiedo da sempre cosa abbia indotto l’Italia ad accomunare in un’unica ed epocale battaglia le piccole-medie-micro imprese di balneazione al Papetee o al Billionaire. Perché non si è documentato e discusso che il “mercato delle spiagge con funzione economica” è fatto, in realtà, di “mercati” diversi, che per la maggioranza dei casi è escluso ogni interesse transfrontaliero e che per le imprese micro il diritto della concorrenza tollera molte esclusioni dal rigore che lo caratterizza da sempre? Non era questo il tema da portare all’esame della Corte Ue supportato da studi tecnici pertinenti?
I Comuni (e le Regioni) qualcosa di concreto potrebbero ancora fare, liberando i piccoli balneatori (che non lo meritano) dall’inganno populista di cui sembrano vittime e che pagheremo tutti con poderose multe di cui non si sente il bisogno di replica (vedi “quote latte”). Piccole cose che aiuterebbero a ragionare anche su Patto di stabilità e Mes. Non dimentichiamo che saper stare in Europa riguarda anche il “carrello della spesa” e che anche i non addetti ai lavori lo hanno capito. —

Balneari, Fiba Confesercenti: «Nessuna scarsità della risorsa, ora cambiare la norma»

Gianmarco Oneglio presidente Fiba Liguria

«Dalla mappatura è emerso con chiarezza che, per quanto riguarda il demanio marittimo e le spiagge in particolare, non sussiste alcuna scarsità della risorsa. Ora si arrivi, in tempi brevi, a una nuova norma che tenga in considerazione questo fatto». Così Maurizio Rustignoli, presidente nazionale di Fiba Confesercenti, l’associazione che riunisce gli stabilimenti balneari aderenti alla confederazione, a margine dell’incontro svoltosi oggi, venerdì 5 ottobre, in sede di presidenza del Consiglio dei ministri, alla presenza dei rappresentanti dei ministeri interessati e delle sigle del settore.

«Finalmente – prosegue Rustignoli – l’importante lavoro svolto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ci permette, dopo ben quindici anni, di avere una mappatura ufficiale, assolutamente indispensabile per una corretta applicazione della direttiva Bolkestein. Riteniamo che ora sia fondamentale elaborare rapidamente una bozza di normativa basata sui dati della mappatura e, contemporaneamente, avviare una nuova programmazione del demanio marittimo. Siamo pienamente fiduciosi che sia possibile raggiungere al più presto un accordo con la Commissione europea per una norma che assicuri un’applicazione equa della direttiva e ripristini l’equilibrio nel settore balneare».

«Il pronunciamento del Ministero va nella direzione di quanto noi abbiamo sempre sostenuto, nel contestare l’applicazione della direttiva Bolkestein alla disciplina delle concessioni balneari – aggiunge Gianmarco Oneglio, presidente Fiba Confesercenti Liguria –. Confidiamo dunque che si possa finalmente arrivare ad una soluzione soddisfacente ed equilibrata per le legittime esigenze di 2400 imprese, di cui 807 balneari nella sola Liguria, certi su questo del sostegno delle istituzioni locali e centrali».

IL CONSIGLIO DI STATO – LA STAMPA-IL SECOLO XIX- 30 AGOSTO 2023-Concessioni balneari scadono il 31 dicembre 2023

IL SECOLO XIX-SAVONA 7 OTTOBRE 2022

IL SECOLO XIX 6 MARZO 2021 – CORTE DEI CONTI DELLA LIGURIA

LE SPIAGGE LIBERE IN PROVINCIA DI SAVONA


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