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‘Fine di un mito genovese: Cristoforo Colombo nato a Savona.’ Lo studioso Icardi: ‘Tutto documentato nel mio libro’


Ecco un estratto della conferenza di Franco Mauro Icardi del 10/10/2023 nella Sala Rossa del Comune di Savona. Nel frattempo a sostegno della candidatura di Savona a capitale della Cultura, l’Associazione Cristoforo Colombo natural de Saona (nato a Savona), promuove il libro “Fine di un mito genovese: Cristoforo Colombo è nato a Savona”. Presentazione di Filippo DeNobili. Moderatore Carlo Cerva già presidente di ‘A Campanassa’.

di Franco Mauro Icardi

Dal 1586 il governo di Genova incaricò i suoi ambasciatori presso i re di
Spagna di sostenere il Colombo di Cogoleto ed i suoi eredi di Cogoleto a Madrid.
Nel 1586 Gio. Battista Doria q.[fu] Domenico, ambasciatore ordinario per un
triennio della Repubblica di Genova in Spagna deve assistere alcuni sudditi della
Repubblica, nativi di Cogoleto, che in Madrid contendono con certi Spagnoli
l’eredità di Cristoforo Colombo perché il Colombo di Cogoleto è tanto grande in
Spagna come sapete [sic ? Quindi per il Doge, Governatori e Procuratori della
Serenissima Repubblica di Genova Cristoforo Colombo sarebbe nato a
Cogoleto, non a Genova].
Vogliamo che voi procuriate di haver copia del detto testamento dell’ammiraglio
Cristoforo Colombo, la quale puotrete havere facilmente dal dottor Scipione
Canova, che è in quella Corte.
Le istruzioni concludono: <Et per puoter scrivere liberamente quelle cose di
importanza che giudicarete doversi passare con segretezza, vi abbiamo fatto
fare un’alfabeto in ziffra [cifrato], il quale conserverete presso di voi, di esso
servendovi in dette occorrenze, che così faremo noi>.
Il documento è firmato: <Per il Doge, Governatori e Procuratori della
Ser.[enissi]ma Repubblica di Genova, da Gian Giacomo Merello Segretario di
Stato>.Tali documenti, sono conservati presso l’Archivio di Stato di Genova
(A.S.G., Archivio Segreto. Litterarum, reg. n. 86/1862 e Sezione Manoscritti, ms.
cart. 653)”.
Nel 1590 la Repubblica di Genova rinnova al proprio ambasciatore in
Spagna, Pier Luigi Cattaneo, le stesse istruzioni: <Il Colombo di Cogoleto,
tanto grande come sapete in Spagna [sic ?] ha tra l’altre cose ordinato per suo
testamento, secondo intendiamo [sic ?], che a Genova debba star di continuo
aperta una casa del suo cognome in memoria sua e che per il mantenimento di
essa casa le assegnò de’ suoi beni una buona entrata, e di più pare che chiami
nell’eredità di lui i suoi parenti e quelli del suo cognome più propinqui. E s’è inteso
prima d’hora che in Madrid si litighi sopra essa eredità tra certi Spagnoli del
medesimo cognome, ed alcuni nostri sudditi che si pretendono veri parenti del
testatore. E perché questo negocio è di molta importanza ed è anche giusto
proteggere li nostri sudditi, vogliamo che voi procuriate di haver copia di lo detto
testamento, la quale puotrete havere facilmente dal dottor Scipione Canova che è
in quella città.
Alcuni anni dopo, nel 1595, le stesse istruzioni sono affidate a Cesare
Giustiniani, sempre evidenziando la necessità di acquisire la documentazione e
di porgere aiuto ai sudditi genovesi nel far valere le proprie ragioni.
La questione si trascina ulteriormente e si giunge fino al 1602, anno in cui
avviene la nomina ad ambasciatore di Gio. Antonio de Marini, destinato a
rimpiazzare Cesare Giustiniani, sollecitato dal governo di Genova affinché parta
al più presto per raggiungere la Corte di Spagna… sulla vicenda dell’eredità
colombiana, il governo raccomanda ancora… E poiché questo negocio è di molta
importanza et è anche giusto che proteggiamo li nostri sudditi [di Cogoleto],
vogliamo che procuriate di haver copia del detto testamento, la quale potrete
havere facilmente dal dottor Scipione Canova che è in quella Corte”.
Per ben 16 anni dal 1586 al 1602 la Repubblica di Genova sostiene che
l’ammiraglio Cristoforo Colombo è nato a Cogoleto, non a Genova.
E che gli ambasciatori di Genova in Spagna devono “proteggere li nostri sudditi
Genovesi di Cogoleto procedendo però sempre col dovuto riguardo e riservatamente.
Per 16 anni dal 1586 al 1602 la Repubblica di Genova ordina ai suoi
ambasciatori a Madrid di procurarsi il testamento dell’ammiraglio Cristoforo
Colombo: “testamento, secondo intendiamo [sic ? come riteniamo noi a Genova],
che a Genova debba star di continuo aperta una casa del suo cognome in memoria
sua…”, ma i quattro ambasciatori di Genova hanno difficoltà a procurarselo perché
è stato rubato da Francisco de Mendoza Ammiraglio di Aragona.
In quel tempo infatti Francisco de Mendoza, l’Ammiraglio d’Aragona e marito della
pretendente all’eredità dell’ammiraglio Cristoforo Colombo, Maria Colón y
Cardona marchesa de Guadaleste (pronipote di don Christóval Colón), aveva fatto
rubare e poi nascosto il testamento di Cristoforo Colombo che conteneva i
documenti relativi al Mayorazgo colombiano (chi aveva diritto alla sua eredità).
Il 17 marzo 1585 Baldassarre Colombo di Cuccaro Monferrato chiese al Nunzio
papale, in Madrid, una paulina ossia un’ingiunzione papale che consisteva in
questo: chi era al corrente del testo del Mayorazgo dell’ammiraglio don
Christóval Colón (che era nel testamento del 1497 poi sostituito dal testamento
del 1 aprile 1502 dell’Ammiraglio Cristoforo Colombo che in Spagna era
conosciuto con il nome don Christóval Colón) e non lo consegnava era punibile
con la scomunica. Il 9 novembre la paulina venne emanata. Ed al principio del
1586 Francisco de Mendoza, l’Ammiraglio d’Aragona, riconsegnò il testo del
testamento dell’ammiraglio don Christóval Colón da lui nascosto), ma senza
un foglio, il quarto, proprio quello che conteneva le clausole del Mayorazgo
che proibivano alle donne discendenti dall’ammiraglio di succedergli come
ammiraglio, vicerè e governatore delle terre da lui scoperte.
Un anno dopo, il 17 marzo 1587, Baldassarre Colombo di Cuccaro fornì al
tribunale di Madrid una copia di tale foglio mancante, ma senza dare alcuna
garanzia di autenticità. Tale copia è ritenuta dalla dott.ssa Guadalupe Chocano
Higueras (una storica di Madrid) una manipulación perché “con una estensione
manifestamente superiore di una pagina…quasi due pagine complete”:
“con una extensión notablemente superior al espacio de una hoja [una pagina]…
ocupa poco más de dos páginas completas”. Questo foglio del Mayorazgo falsificato
nel 1587 da Baldassarre Colombo di Cuccaro era una “manipulación del XVI e
“Manipulación de la minuta. Copias del siglo XVII de la minuta. Otras derivaciones del proceso:
genovés e italiano/ no había memoria en Génova de Cristóbal Colón”.
Vedi anche Ballestreros y Beretta Antonio, Testimonianze sulla Patria di Colombo, op., cit., pag.
19: “Le ragioni degli ipercritici sono basate sul fatto che Navarrete [Martin Fernández de
Navarrete] aveva trovato una sola copia del Maggiorasco – essendo andato perduto l’originale –
e su alcune apparenti incongruenze del documento”.
Chocano Higueras Guadalupe in La cuna y orígenes de Christóbal Colón, op. cit., pag. 89: ” la
supuesta cuarta hoja de la paulina de Baltasar con una extensión notablemente superior
al espacio de una hoja [pagina], circomstancia que podemos comprobar al cotejarla con copia
manuscrita del Archivio General de Indias, también de los primeros aňos del XVII, donde el
mismo texto de la supuesta hoja ocupa poco más de dos páginas completas del total de las
seis que componen el documento”. Vedi anche Chocano Higueras Guadalupe (e) Colón de
Carvajal Anunciada, En torno al testamento de Cristobal Colón del ano 1502, Madrid (Spagna),
Universidad Complutense, 1989.
XVII sec.” e conteneva il falso della nascita in Genova dell’ammiraglio Cristoforo
Colombo. In questo 4° foglio Baldassarre Colombo aveva inserito alla fine del
primo rigo ed inizio del secondo la Polémica frase: “siendo yo [don Christóval
Colón] naçido en Genoua les vine a servir aquí en Castilla (…) della salí y en ella
nazí… Ye en mando al dicho Don Diego my hyjo, a la persona che heredare el dicho
mayorazgo que tenga y sostenga siempre en la ciudad de Genoua una persona de
nuestro linager que tenga alli casa, y muger”. Vedi sotto la Fig. 7.
Questo testo fu mandato a Genova probabilmente dopo il 1602 dall’ambasciatore
Gio Antonio de Marini. Non abbiamo l’originale del 4° foglio quindi è impossibile
conoscerne l’esatto contenuto. Ma nell’ultimo testamento di don Christóval Colón,
quello con il codicillo del 19 maggio 1506, l’ammiraglio non fece mai menzione
della frase: “siendo yo nacido en Génova”, né di quella: “Ye en mando al dicho
Don Diego…”. Anche il secondo figlio dell’Ammiraglio, don Fernando Colón, non
citò mai queste due frasi come scritte dal padre perché non esistevano ai suoi
tempi essendo una contraffazione posteriore.
Rimando all’esposizione esauriente fatta dalla dottoressa Guadalupe Chocano
Higueras in La cuna y orígenes de Christóbal Colón, alla pag. 50-98. A pag. 97
essa puntualizza3 che: “non era autentica la minuta [del 4° foglio) presentata in
Tribunale [da Baldassarre Colombo) e che poté esser fabbricata durante il processo
in pieno secolo XVI, come suggerisce, quasi diremo prova, la redazione del testo ed i
versi latini che la accompagnano… il cui contenuto ed i versi mostrano chiaramente
uno spirito rinascimentale… caratteristiche che in nulla corrispondevano allo spirito
estremamente religioso dello Scopritore”. I versi in latino risultano scritti da altra
mano e propongono allusioni rinascimentali-pagane posteriori soprattutto quella
sul “Solium Tonantis (il trono di Zeus)” che certamente non fu scritto da don
Christóval Colón: il suo spirito religioso cristiano era contrario a citare divinità
pagane. Nei molti suoi scritti non le citò mai.


“(no era auténtica la minuta presentada en el Condejo y que bien pudo fabricarse durante el
proceso en pleno siglo XVI, come sugiere, quasi diríamos pruebas, la redactión del texto y versos
latinos que la acompañan:… el contenido de sus versos muestra un espíritu claramente
renacentista…caraterísticas que en nada corresponden a la trayectoria extremadamente
religiosa del Descubridor”.
Fig 7 “Cláusula de la minuta de Mayorazgo colombino copiada durante los pleitos. Manipulación
del XVI. Polémica frase: “siendo yo nacido en Génova”. Foto Guadalupe Chocano Higueras
La Fig. 7 riporta una parte del 4° foglio fornito da Baldassarre Colombo che la
dott.ssa Chocano chiama “Cláusula de la minuta de Mayorazgo colombino copiada
durante los pleitos (la causa legale riguardante l’eredità di Colombo). Manipulación
del XVI (manipolazione del XVI secolo con la polémica frase: “siendo yo nacido en
Génova”. Questo 4° foglio è scritto a mano “con una estensione manifestamente
superiore di una pagina e che occupa poco più di due pagine complete”. Da questa
minuta del 4° foglio derivano altre due copie semplici: quella del secolo XVI
custodita presso l’Archivio Generale delle Indie di Siviglia (Fig. 8).


Fig 8 “Cláusula de copia de papeles pleito en A.G.I., Sevilla”. Foto della dottoressa Guadalupe
Chocano Higueras. E quella risalente al secolo XVII custodita presso il Galata Museo del Mare di
Genova (Fig. 9).


Fig 9 “Cláusula de copia de papeles del pleito, A. Estado de Genova del XVII sec.”. Foto della
dottoressa Guadalupe Chocano Higueras. Ora al Galata Museo del Mare di Genova
Queste ultime due copie non portano la firma di un notaio quindi non hanno
valore legale o di autenticità. Anunciada Colón de Carvajal, ultima discendente,
con il fratello, XX ammiraglio dopo don Christóval Colón, scrisse al riguardo:
“attualmente conserviamo due copie semplici (ovvero senza alcuna validità
probatoria o giuridica), di questa scrittura; una (del secolo XVI) è custodita
presso l’Archivio generale delle Indie di Siviglia [Fig. 8]…
L’altra, che senza alcun dubbio risale al secolo XVII” [Fig. 9] quando era
ambasciatore di Genova a Madrid Gio- Antonio de Marinis], e che si trova ora
esposto al Galata Museo del Mare nel vecchio porto di Genova.
Le date non coincidono: una è datata 1498 [22 febbraio 1498 quella di Genova,
l’altra 1497… Abbiamo una prova inequivocabile che le copie che conserviamo oggi
della famosa istituzione del Mayorazgo non corrispondono letteralmente neppure
alla copia semplice acquisita agli atti alla fine del secolo XVI [Fig. 7]: quest’ultima
conteneva un’annotazione e la revoca di una <lettera dell’Ammiraglio in cui si
diceva: Non sia considerata valida questa scrittura [il testamento del 1497], bensì
l’altra che io ho scritto di mio pugno nel 1502, il primo aprile, presso il monastero de
las Cuevas di Siviglia, che custodisce frate Gaspar>, annotazione che non figura
nelle copie attuali4”.
In altre parole queste due copie erano state ulteriormente manipolate perché non
contengono la revoca della <lettera dell’Ammiraglio che custodisce fr.Gaspar > e
che era presente nel 4° foglio del testamento [del 1497] di don Christóval Colón.
In conclusione tutti e tre i documenti furono manipolati5 a più riprese.
Colón de Carvajal Anunciada, Vicissitudini dell’archivio personale di Cristoforo Colombo, in Atti
del [I] Congresso Internazionale Colombiano “Cristoforo Colombo, il Piemonte e la scoperta del
Venezuela”, Torino 27 marzo 1999, Cuccaro Monferrato 28 marzo 1999 op. cit.,, pag. 16.
5 Ecco un testo della storica dott.ssa Guadalupe Chocano Higueras di Madrid che distribuì
sabato 11 ottobre 2014 nella Sala Consiliare del Comune di Savona: “Abbiamo ripercorso,
comparato e studiato a fondo i disordinati fascicoli originali del processo per il Maggiorasco di
Colombo, conservati per la maggior parte presso l’Archivio Storico Nazionale di Madrid e in parte
presso la Real Accademia della Storia spagnola. A nostro avviso la copia della minuta del
Maggiorasco presentata al processo non ha carattere probatorio poiché, indipendentemente dalle
obiezioni sulla sua autenticità avanzate a partire dal XIX secolo, in particolare per l’allusione che
fa riferimento al Principe Don Juan – quando era deceduto già da tre mesi – non è possibile
provare che corrisponda letteralmente, in toto o in parte, a uno scritto di don
Cristoforo; non è stata neppure conservata nella sua versione originale, ma si tratta di copie
fatte durante il processo. I memoriali e i compendi rivelano una scrittura confusionaria e poco
convincente in cui i documenti del testamento e la minuta del Maggiorasco di Colombo si
mescolano, ripetendo irregolarità, contraddizioni, falsificazioni e soprattutto la dichiarazione di
alcuni testimoni cha la minuta non fosse firmata né datata. Esiste però un crimine più grave ed è
che i pretendenti che la presentarono come prova arrivarono a dichiarare che la firma, la data e
altro, si erano cancellati a causa del tempo trascorso durante il processo (sic), analogamente si
dichiarò anche che erano state inserite nuove parti e delle aggiunte. Ci sono cose più
importanti per invalidare un documento che mostrare che è stato ritoccato! E nel processo
venne espressamente dichiarato che erano state apportate delle aggiunte al testo con
inchiostro recente. Dall’analisi dei compendi e dai memoriali di quel garbuglio giudiziario
abbiamo estratto altri elementi fondamentali per il nostro studio: l’accettazione unanime da
parte di tutti i candidati dell’origine italiana dell’Ammiraglio e il fatto che in Spagna il concetto di
genovese avesse un’estensione molto ampia. Il termine veniva infatti usato abitualmente per
qualsiasi cittadino italiano, che si trattasse di milanesi, siciliani, lombardi eccetera. Inoltre
essendo pubblica e ufficiale la richiesta, non si ebbe alcuna reazione o dichiarazione nella città
di Genova che indicasse l’origine o la famiglia dell’Ammiraglio, e in quegli anni ancora poteva
esser vivo qualcuno che ne avesse memoria. Nessuno individuo cercò di rivendicare un
legame di parentela nonostante la favolosa ricchezza dell’eredità in questione. Invece
successe l’esatto contrario: negarono che Colombo fosse nato lì e che vi fosse memoria
dell’esistenza di individui con quel cognome nella capitale genovese”.
Non avendo la firma di un notaio, che li autentificava, essi non hanno valore
legale e di autenticità.
L’unico documento sulla nascita di don Christóval Colón a Genova è una
manipolazione di quel 4° foglio realizzato a Madrid da Baldassarre Colombo di
Cuccaro.
Baldassarre aveva speso tutti i suoi soldi per mantenersi a Madrid dal 1583, ma
non aveva ottenuto nessun rimborso spese6 previsto per i membri poveri della
famiglia dell’ammiraglio don Christóval Colón. Baldassarre sperava, con la
manipolazione di quel 4° foglio, di ottenere da Genova un sostegno economico.
Ecco il perché di quella sua manipolazione in favore di Genova.

Franco Mauro Icardi


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