Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Terra Brigasca: cenni di storia e guida dalle sorgenti del Tanaro. E Carnino e Upega bruciate da truppe di stanza a Triora. La donna data per morta e ritrovata dopo un anno. I primi bimbi


Ecco, siamo arrivati sulla linea di demarcazione: qui l’Italia, quella dei confini tracciati nel ’47, finisce. Al di là del crinale, la Francia così incredibilmente uguale, così simile da non distinguersi se non fosse per quella fila di cippi, nemmeno tanto grossi, che spuntano fra i rododendri.

di Aldo e Franca Acquarone

Il confine corre dal Saccarello fino al Bertrand e al Marguareis separando, con una sorta di linea frastagliata i territori de La Brigue, Briga Marittima, da quelli della nostra Briga, Briga Alta.

Siamo nella zona delle terre Brigasche, chiamate anche della “Vastera”. Qui la Seconda Guerra Mondiale ha diviso i territori dal punto di vista amministrativo ma non è riuscita a spezzare storie millenarie di appartenenza e di condivisione. A ben vedere è la storia di quasi ogni confine, ma né il Saccarello, né il Bertrand né le altre cime di confine paiono darsene pensiero.

Le Alpi Ligustiche o Liguri che vanno dal Colle di Cadibona, in piena terra di Liguria, fino al Colle di Tenda in provincia di Cuneo, qui fanno da spartiacque fra Francia e Italia, dopo aver rappresentato l’ossatura orografica, che unisce/separa il Ponente Ligure dalla pianura cuneese.

In questo nostro andare di escursionisti contemporanei ci muoviamo, a volte del tutto inconsapevoli, a ricalcare tracce, su percorsi che hanno sapori antichi. Calpestiamo rocce affiorate dal mare su cammini percorsi a partire dalle tribù dei Ligures Comati per arrivare ai Romani, ai Longobardi, e ai Saraceni. Forse intercettiamo il passaggio degli esploratori di Annibale e certamente, con una capriola temporale, ripercorriamo il percorso delle truppe franco/spagnole, degli eserciti napoleonici e poi dei Partigiani dell’ultima guerra.Possiamo cercare tracce, immaginare…..e non è certo impossibile ripercorrere le storie, assai più recenti, di coloro che hanno vissuto qui fino alla prima metà del 1900 e poi se ne sono andati.

TERRITORI E CENNI DI GEOGRAFIA- Qui siamo sui territori alle sorgenti del Tanaro, nell’estrema propaggine del Comune di Ormea e nel piccolissimo Comune di Briga Alta (40 abitanti in tutto) fra provincia di Cuneo, provincia di Imperia e Francia. Le montagne sono quelle da cui sgorgano il Tanarello e il Negrone che in Comune di Ormea, a monte di Ponte di Nava, si uniranno e daranno vita al Tanaro vero e proprio.


Muoversi sui sentieri dei monti del bacino dell’Alto Tanaro significa attraversare paesaggi di una bellezza struggente e inaspettata. A coronare il bacino idrografico dell’Alto Tanaro, a occidente, sono i crinali di spartiacque che vanno dal nodo del Saccarello- Frontè al Marguareis che coincidono con il confine di Stato Francia – Italia che passa per il Colle di Tanarello, la Cima Missun, il Bertrand, la Colla delle Selle Vecchie, la Cima Pertegà e il Colle dei Signori. A Nord si va dal Marguareis al Mongioie passando per il Col del Pas e le Saline. La catena che va dal Mongioie al Pizzo di Ormea passa per per il Bocchino dell’Aseo, il Bricco Conoja e la Cima delle Roccate.

La Statale 28 del Colle di Nava ha affiancato, per i 32 km che vanno da Ceva a Ormea, una piccola ferrovia ormai soltanto turistica, che ha segnato le sorti e lo sviluppo dell’Alta Val Tanaro e in particolare di Ormea facendone, già a partire dagli inizi del ‘900, una località turistica apprezzata per le sue montagne e per il clima. Questa via che si snoda da Ceva verso Imperia e che ci ha portato nel territorio del Comune di Ormea fra pochi chilometri, a Ponte di Nava, entrerà in Liguria, ma lì, prima di attraversare il ponte che fa da confine, basterà svoltare sulla strada provinciale che indica Viozene, Carnino e Upega per inoltrarci lungo il bacino delle sorgenti del Tanaro. A poco più di 4 Km, alle Mescie, nel punto di confluenza fra Negrone e Tanarello ha inizio il Tanaro della geografia ufficiale.

Località le Mescie. Alla confluenza Tanarello- Negrone ha inizio il Tanaro

Sia il Tanarello che il Negrone scaturiscono nel territorio di Briga Alta, ma il primo anche in Comune di Triora per via del rio Tana proveniente da Passo Garlenda.

LA STRADA E IL FIUME-  La via che si inerpica verso i luoghi da cui nascono i due rivi che daranno origine al Tanaro incontra le Mescie dopo poco più di 4 km. Andando verso sinistra si potrà seguire il corso del Tanarello su una via sterrata e poi lungo sentieri che ci condurranno verso Valcona Monesi e Piaggia fino alle pendici del Saccarello e di Passo Garlenda.

Proseguendo a destra la strada provinciale affianca invece il corso del Negrone fino a raggiungere Upega e da lì, attraverso il Bosco delle Navette, arrivare nella valle parallela del Tanarello.

Qui il paesaggio è del tutto inaspettato: acque verdi e tumultuose si alternano a tratti di secca in cui il corso del fiume sembra dissolversi e sparire sprofondando in inghiottitoi e passaggi sotterranei di origine carsica. A ben guardare sono visibili lungo il corso del Negrone i resti delle passerelle e delle antiche chiuse per la fluttuazione del legname verso le segherie poste più a valle. La strada, tracciata tra il 1947 e il 1951, si inoltra in gole profonde e in tratti rimasti nel tempo inaccessibili.

Le montagne delle sorgenti del Tanaro superano di poco i 2600 metri, ma la loro imponenza e bellezza si può facilmente confrontare con altri monti del nostro arco alpino più conosciuti e celebrati. Viozene ci appare ad un tratto adagiata in una conca prativa dove si riconoscono ancora antichi terrazzamenti coltivati. Il toponimo sembra derivare da Vigenna e fare riferimento ai ‘Liguri Vagenni‘ i quali tennero il tratto dell’Alpi dalle sorgenti del Po insino a quelle del Tanaro‘(Jacopo Durandi 1810). Piccola frazione di Ormea, un tempo densamente abitata, conserva anche oggi un sufficiente numero di abitanti tale da renderla frequentata e ospitale. Alle sue spalle si erge, imponente, il Mongioie (2.643 m.).

Viozene e Mongioie

Illuminato dai raggi del sole sembra irradiare una luce rosata che ne evidenzia, quasi con garbo, rocce e pareti impervie, ma non impossibili. Muoversi sui sentieri verso il Mongioie significa addentrarsi in pascoli erbosi e in territori a lungo percorsi e contesi da pastori di provenienze differenti che da quei luoghi traevano sostentamento per greggi di pecore e rare vacche, meno numerose ma ugualmente preziose per una popolazione transumante che, a partire dal 1600 diventa stanziale dando origine a borgate di cui ancora oggi percepiamo il fascino e la malinconia.

Si cammina per ore, immersi nel silenzio di paesaggi antichi, testimoni di mille fatiche e di mille vicissitudini, l’eco nelle valli sembra amplificare il silenzio e spostare i confini dei luoghi oltre il disegno delle creste. Pianori a volte anche vasti si alternano a salite che sembrano arrivare di sorpresa e poi via, via fino a raggiungere valichi che aprono passaggi per un altrove atteso eppure inaspettato. Inaspettato seppur osservato molte e molte volte, già perché questa è pur sempre una delle montagne della vita su cui l’eco dei passi risuona in modo differente con il passare degli anni e il disegnarsi delle rughe.

Dopo Viozene la valle diventa sempre più profonda e selvaggia, lasciando sulla destra il Rio Carnino e la omonima borgata si arriva nella Gola della Fascetta dove il Negrone ha eroso la roccia calcarea creando notevoli ostacoli al passaggio.

La strada per Upega nella Gola della Fascetta

In questo canyon, le cui forme del rilievo testimoniano di una antica origine glacio – carsica che dà origine ad una sorta di grotta a cielo aperto, le pareti precipitano a picco dal Vallone di rio Bombassa a destra e dalle Rocche di Pian Cavallo a sinistra, con salti di duecento o anche trecento metri, mentre grosse sporgenze calcaree originano cascate spettacolari.

La gola della Fascetta in un raro momento in cui le acque scorrono in superficie

Il torrente con il suo intenso lavoro di erosione ha scavato sul fondo magnifiche ed enormi marmitte e, al disotto, antri sotterranei di vastissimo sviluppo. Innumerevoli infatti sono le grotte, i laghi e gli inghiottitoi che si susseguono in questo tratto della valle del Negrone, infatti ci troviamo nella zona di risorgenza del vasto sistema carsico che si sviluppa sul versante sud del Marguareis (grotte di Piaggia Bella e Labassa lunghe oltre 60 Km).

Al di là della Gola della Fascetta, la strada incisa fra pareti e strapiombi arriva a Upega, paese inatteso, posto nella sua valle ad un tratto quasi dolce, a voler far dimenticare l’asprezza della Gola che lo separa dal resto del mondo. Il Passo della Fascetta era stato reso agibile quasi esclusivamente a livello alpinistico nel 1900 dal “Genio Minatori” e una data scalpellata sulla roccia lo dimostra.

La Gola della Fascetta dal lato di Upega, cartolina dell’inizio del ‘900
I ‘grattacieli’ di Upega

Per il passaggio con i muli ed il bestiame era comunque necessario passare da Carnino e superare il passo de L’Agaré che rimaneva inagibile o comunque pericoloso nella cattiva stagione. La strada, già ipotizzata in periodo napoleonico, verrà costruita tra il’47 e il ’51 del ‘900 dall’impresa Feltrinelli per poter sfruttare il legname del Bosco delle Navette. Upega è un paesino che con Carnino e Piaggia, forma il comune di Briga Alta, le case appoggiate ai terrazzamenti danno l’impressione di piccoli grattacieli le cui porte dal retro risultano sempre al piano terra. Passerelle e resti di una chiusa importante testimoniano dell’intensa attività di taglio del legname, giustificata dalla vastità del Bosco delle Navette, attraverso cui si muove la strada per raggiungere poi Piaggia, sede del municipio del Comune di Briga Alta.

Posizione della chiusa all’imbocco a monte della gola della Fascetta. Si notano gli incavi nella roccia dove venivano ancorate le traversine della diga

Da Upega partono, tra gli altri, i sentieri che ci porteranno al Missun, al Bertrand e alle Selle Vecchie.

Ma ora torniamo indietro, percorriamo la strada a ritroso, riandiamo al bivio che avevamo lasciato poco prima del Passo della Fascetta e percorriamo la strada che ci porta nella valle del rio Carnino e quindi alle pendici del Marguareis.

La strada ed i parcheggi a Carnino Soprano

La via era stata costruita a partire dal 1951 fino a tutto il ’58 attraverso il lavoro volontario degli abitanti uniti nel “Cantiere della Buona Volontà“. Carnino, che si trova a 1397 m. s.l.m., è una piccola borgata, abitata attualmente soltanto in estate, che agli inizi del ‘900 contava quasi 200 abitanti. Già in epoca medievale era considerato un luogo strategico in quanto confluenza di vie e percorsi diversi. Una fitta rete di sentieri e mulattiere lo collega alla Liguria, alla Francia e alle valli limitrofe del Piemonte. Attraversando Pian Cavallo si arriva a Mendatica, a Cosio, a Montegrosso e poi a Oneglia. Passando per la Colla di Carnino e le Vene si arriva a Viozene. Per andare a Upega si può passare per l’impervio passaggio della Gola della Fascetta oppure per il passo de L’Agarè. Tenda si raggiunge dalla Colla dei Signori scendendo poi per il Vallone di Rio Freddo. La Val Pesio è accessibile dalle Mastrelle o dalla Chiusetta e poi per Porta Sestrera. Infine la Val Ellero si raggiunge dal Passo delle Saline. Una ragnatela di sentieri e di mulattiere importanti su cui si sono mosse generazioni di pastori, di commercianti, di taglialegna, di contrabbandieri, di soldati. Di donne e di uomini, di bambini instancabili.

Tra tutti i sentieri che si dipartono da questo piccolo ma incredibile paese, scegliamone uno a caso, ad esempio quello che va verso il Colle dei Signori da cui poi si potrà scegliere di percorrere la strada che va da Monesi a Limone, una delle vie carrozzabili d’alta quota più belle di Europa, oppure di salire al Marguareis, la cima più alta delle Alpi Liguri (2651 m.)

CENNI DI STORIA-

Tipo della Viozena fatto da infrascritti ingegnere di sua Maestà il Re di Sardegna e della Repubblica di Genova, con l’intervento dell’ingegnere di S. M. Cristianissima” (post 1731 set. 25) (Archivio di Stato di Genova)

La Briga, in val Roia era una delle capitali medioevali della potente Signoria Feudale dei Conti Ventimiglia-Lascaris nata nel 1261 dal matrimonio di Guglielmo, conte di Briga e Tenda con la la tredicenne Eudossia figlia dell’Imperatore Romano d’oriente Teodoro II Lascaris di Nicea. Si trattava di una contea prestigiosa governata da Signori di alto lignaggio e origini altolocate, ma le vicende feudali che già in precedenza avevano ridotto i possedimenti dei Conti di Ventimiglia con la cessione di territori alla Repubblica di Genova, portarono ad un’ulteriore divisione dei territori separando la Signoria di Tenda da quella di Briga. La Signoria di Tenda rimase, tra l’altro, in possesso della foresta delle Navette, mentre Briga estendeva il suo territorio sui pascoli posti verso Nord e verso Ovest. I nuovi confini segnati dal passaggio di proprietà non corrispondevano alle consuetudini dei valligiani. Così, nel periodo feudale che vede le due Signorie contrapporsi incessantemente per il possesso dei territori, si assiste a continue violazioni dei confini e a incessanti contese per lo sfruttamento dei pascoli e dei boschi tanto che si rendono necessari trattati e convenzioni spesso disattese e violate. A complicare la situazione Briga, già nel 1406, era entrata nella sfera di influenza dei Savoia dei quali i Lascaris erano vassalli, mentre i territori limitrofi rimanevano sotto l’influenza della Repubblica di Genova. La conseguenza più eclatante si ebbe nel 1671, momento in cui Piemontesi e Genovesi si trovarono su fronti opposti nella guerra d’Olanda, fu allora che Carnino e Upega, insediamenti in fase nascente, vennero bruciati dalle truppe della Repubblica di stanza a Triora. Le questioni confinarie si protrassero a lungo mentre Briga estendeva i propri possedimenti nella zona dell’Alto Tanaro fino ai confini con Le Viozene. Le diatribe tra coloro che gravitavano nella sfera di influenza piemontese, da un lato, e coloro che rimanevano ancorati al Genovesato trovavano ulteriore motivo di scontro nella Questione delle Viozene. Viozene o Viozenne è la denominazione storica del vasto territorio alpestre posto sulla sinistra orografica del Negrone descritto e ben definito con sempre maggiore precisione cartografica già a partire dal XVII secolo sia dai cartografi dalla Repubblica di Genova che da quelli del Ducato di Savoia per il fatto di essere sempre stato conteso e gestito, in equilibrio alquanto precario, dalle comunità che fanno capo a Pieve di Teco e quelle che fanno capo al Comune di Ormea.

La questione, come dice bene Moriani nel suo “Alle Sorgenti del Tanaro. Tra storia e leggenda” verrà risolta definitivamente solo nel 1815 con l’annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, decretata dal Congresso di Vienna.

Gli insediamenti di Upega e Carnino erano inizialmente luoghi abitati a carattere stagionale per le attività legate alla pastorizia. È interessante scoprire come sulla Colla di Carnino, o al Biranco verso Quarzina, punti di confine fra Genovesato e Piemonte, ci fossero la Casetta della Guardia di Sanità della Pieve e la Casetta della Guardia di Sanità di Ormea, insediamenti di controllo delle bolete di sanità creati per arginare il contagio della peste manzoniana del 1630. Anche all’epoca erano state messe in atto misure di difesa dalla pestilenza basate sul distanziamento, sull’isolamento e sul controllo dei movimenti degli uomini e degli animali.

La nascita delle borgate di Upega, Carnino e Piaggia come insediamenti stanziali si deve essenzialmente alle donne. A Upega una donna ritarda la partenza dall’alpeggio per lavorare alla manutenzione della sua cabana e viene bloccata dalla neve. Data per morta venne ritrovata la stagione seguente viva e vegeta. Il primo bambino nato a Upega è una bimba del 1625. A Carnino furono costretti a fermarsi durante l’inverno una donna in procinto di partorire con il marito e un fratello. Anch’essi riuscirono a sopravvivere e a superare la brutta stagione. Il primo bimbo nato a Carnino è registrato a San Martino della Briga il 24 novembre 1647. A Piaggia i registri parrocchiali di San Martino della Briga ci dicono che il primo nato è un maschio battezzato il 3 ottobre 1700. È interessante notare come questi dati facciano riferimento ai registri della Parrocchiale dalla Briga, attualmente La Brigue, Briga Marittima, centro a cui, come si è detto, faceva riferimento anche il territorio che costituisce dal 1947 il Comune di Briga Alta. Il percorso era quello che attraversava il Colle dei Signori, scendeva a Tenda e poi raggiungeva il capoluogo.

Il 14 luglio 1789 con la Presa della Bastiglia aveva inizio la Rivoluzione Francese e le conseguenze si fanno sentire sui nostri territori di confine già a partire dal 1792 con la prima Campagna d’Italia. Le truppe francesi, in lotta con Piemontesi e Asburgici, si muovono dalla Val Roia e sui versanti delle Alpi Liguri dopo aver occupato Oneglia e la Contea di Nizza. I luoghi di cui trattiamo in questo scritto ricordano attraverso i toponimi (Bric de Napoleun, Baus de Napoleun, Capee de Napoleun…) e attraverso il racconto dei fatti accaduti “ar temp de Napuleun” gli scontri e gli avvenimenti legati ai Francesi e a Napoleone. I racconti di anziani, che riportano a loro volta altri racconti ancora più antichi, fanno riferimento a fatti, documentati poi dalle carte, e a episodi specifici in cui è chiara la presenza degli eserciti napoleonici in contrapposizione alle guarnigioni piemontesi. Il libro già citato di Moriani ci dice che “per quanto confuse e vaghe le tradizioni orali non mancano quasi mai di qualche corrispondenza con informazioni storiografiche certe.” Ad esempio “sulla primitiva borgata di Carnino Inferiore, i Sutan, mai vista popolata da testimone vivente e di cui restano pochi ruderi quasi a livello del suolo, un’informatrice riferì che -la leggenda dice che avevano rubato un mulo e così per rappresaglia i soldati francesi hanno dato fuoco alle case ed è restato solo qualche fienile che poi con il passare degli anni ha finito di crollare…-” la testimonianza appare vaga ma documenti specifici datati 1794 fanno riferimento alla confisca di cavalli e muli alla popolazione, appare quindi plausibile il tentativo di nasconderne qualcuno con la conseguente ritorsione da parte dei Francesi. I racconti non mancano di riferimenti a tesori nascosti e a cannoni interrati com’era d’altra parte consuetudine degli eserciti quando il loro trasporto in ritirata diventava impossibile. La ricerca dei ‘pezzi d’oro‘ seppelliti non sembra aver dato buoni risultati, mentre sono state trovate palle di piombo, borchie, bottoni e anche una fibbia. Certo è che le truppe francesi, con alterne vicende, riusciranno a occupare le postazioni lungo il crinale dei Monti Liguri, raggiungere Viozene e la località detta Baraccone. Occuperanno anche Ormea distruggendone il Castello e una importante manifattura della lana.

La storia di Napoleone e del suo impero, almeno formalmente, ebbe fine nel 1814, ma lui prima della sua caduta ebbe modo di favorire la costruzione di una nuova via carreggiabile, quella che sarebbe diventata la Statale 28, in sostituzione di una via vecchia e malandata, che da Ormea, passando per il Colle di Nava, scendesse a Pieve per poi raggiungere Oneglia. Non tutto il percorso venne completato in tempo perché l’Imperatore dei Francesi potesse gloriarsene, ma nel 1925, su progetto napoleonico, venne costruito il nuovo ponte che superando il Tanaro univa il territorio di Ormea a quello di Nava. Il ponte visibile ancora oggi per la sua parte appoggiata alle sponde del fiume era, per ciò che ancora si vede e secondo le testimonianze del tempo, in bellissimo marmo nero screziato di giallo. Il ponte costruito con perizia, accorgimenti tecnici e precisione tanto che le pietre si incastravano in modo da sembrare un blocco unico, verrà fatto saltare dalle formazioni Partigiane che tentavano di bloccare l’avanzata tedesca in risalita da Pieve di Teco.

La Grande Storia con le azioni partigiane contro l’invasore tedesco troverà spazio anche fra i monti di cui stiamo parlando. A Upega si spegne eroicamente la vita del comandante partigiano Silvio Bonfante, ‘Il Cion‘, medaglia d’oro al valor militare. I sentieri che attraversano i passi verso le vallate monregalesi, verso Ormea e verso la Liguria vedono azioni partigiane volte a fermare i Tedeschi che erano responsabili di decine di uccisioni e soprusi. Sui sentieri partigiani dell’Alta Val Tanaro e Alta Val Ellero uniti dal Passo delle Saline si svolgono ogni anno camminate commemorative, in onore di coloro che in pieno inverno in condizioni proibitive hanno cercato scampo dagli attacchi dei militi fascisti e tedeschi. Le grotte, le baite ricordano il tentativo di nascondersi e di sopravvivere di tanti uomini più o meno giovani che spesso devono la vita all’aiuto della popolazione e di giovani ragazze che hanno fatto le staffette, affrontando pericoli di ogni genere.

Già la Grande Guerra aveva richiesto un tributo di giovani vite, ad esempio a Carnino ben 12 ragazzi erano partiti per il fronte e non più tornati, ma il colpo di grazia lo aveva dato la Seconda Guerra Mondiale, sempre a Carnino altri 12 giovani erano morti. Qualche famiglia ha resistito fino alla fine degli anni cinquanta, poi la transumanza invernale verso la Liguria è diventa definitiva. Le famiglie si sono trasferite interamente e a partire da quegli anni in inverno a Carnino non è rimasto più nessuno, mentre a Upega e a Viozene la popolazione si è ridotta notevolmente.

VIE D’ACCESSO- Dal Piemonte- Percorrere l’autostrada A6 Torino – Savona fino al casello di Ceva. All’uscita svoltare a destra e percorrere la Statale 28 del Colle di Nava. Attraversare i paesi di Nucetto, Bagnasco, Priola e Garessio. Raggiunta Ormea proseguire verso la Liguria e a Ponte di Nava, a circa 42 km da Ceva, svoltare a destra, prima di attraversare il ponte che segna il confine regionale. Risalire la strada Provinciale con indicazione Viozene, Carnino, Upega.

Dalla Liguria- A Imperia inoltrarsi lungo la Strada Statale 28 del Colle di Nava, oltrepassato il Comune di Pieve di Teco, dopo circa 40 km da Imperia, subito dopo il ponte che fa da confine con il Piemonte, a Ponte di Nava, in Comune di Ormea, seguire la diramazione a sinistra verso Viozene, Carnino ,Upega.

RIFUGI- La Foresteria di Carnino- Struttura gestita del Parco Naturale del Marguareis si trova nell’abitato di Carnino Inferiore.

È dotato di 12 posti letto in due camere, zona bar e piccolo ristorante. Aperto tutti i giorni nel periodo estivo e su prenotazione il resto dell’anno. Area tende gratuita adiacente alla foresteria. Tel 0174 086108 (durante il periodo di apertura) – 3473018685 (Mirko). Mail: info@foresteriacarnino.it. sito web: www.foresteriacarnino.it

La Locanda di Upega, la Porta del Sole ed il Campeggio “Saradin” 1297 m s.l.m.

La Locanda, come nella sua antica accezione, ristora i viandanti e li accoglie all’interno delle sue cinque accoglienti camere (dai 2 ai 4 posti), dotate di bagno autonomo.

Il bar è aperto dal mattino a tarda sera con possibilità di fare uno spuntino a qualsiasi ora. Rappresenta il punto di ritrovo per sportivi ed escursionisti che fanno tappa alla Locanda.

Propone un’ottima cucina e gestisce un piccolo negozio alimentari con prodotti caserecci del territorio e generi di prima necessità.

Il rifugio La Porta del Sole, gestito dalla locanda, si trova nel caratteristico centro abitato di Upega. È dotato di 24 posti letto in 4 camere servite da docce comuni. Aperto tutti i giorni dall’ 01/06 al 30/09 e dal 26/12 al 07/01 e a Pasqua.

Il Campeggio “Saradin” è ottimo luogo per cercare tranquillità ed anche il punto di partenza per addentrarsi tra i larici del Bosco delle Navette. Il campeggio conta 10 grandi terrazze erbose dotate di corrente elettrica e servizi. Tel +39 0174 390401. Mail locanda.upega@gmail.com- Sito web: www.locandaupega.com/rifugio/- Il Rifugio Mongioie 1550 m s.l.m. Rifugio gestito, si trova in località Pian Rosso, una magnifica conca ai piedi del Mongioie a circa 50 minuti di cammino da Viozene. È dotato di 46 posti letto (più 20 nel ricovero di emergenza) in 5 camere servite da 4 bagni e 3 docce. Possibilità di pernottare nelle suggestive Strars Box per dormire guardando le stelle.

È previsto l’accesso ai disabili con trasporto fino al rifugio.

Ottima cucina e possibilità di spuntini a qualsiasi ora.

Facili e piacevoli escursioni possono essere fatte nelle vicinanze del rifugio immerso nella più rigogliosa fioritura di tutto l’arco alpino. Nel periodo estivo il rifugio organizza numerosi eventi. Tra questi il Rock Mongioie, l’ormai celebre concerto di musica rock, una notte di musica con possibilità di campeggio libero. Aperto tutti giorni dall’01/ 05 al 30/ 09 e dal 2612 al 07/01. Altre aperture su prenotazione. Tel. 0174-390196, 335-5745001, 3478817137. Mail: rifugio.mongioie@gmail.com. Sito web: www.rifugio-mongioie.com

Il Don Barbera 2079m. s.l.m.- Rifugio gestito collocato nello splendido Vallone dei Maestri a circa 2 ore e mezzo dall’abitato di Carnino, è facilmente raggiungibile anche dalla strada in quota che va da Monesi a Limone. È dotato di 45 posti letto, di cui 9 fruibili anche durante la stagione invernale. Le camere sono 4 con 2 bagni e 2 docce.

Ottima cucina e possibilità di spuntini a qualsiasi ora. Aperto tutti i giorni dal 15/6 al 15/9.Tel. 0174 542802, 3339117975. Mail:info@rifugiodonbarbera.eu

Sito web:www.rifugiodonbarbera.eu

Viozene- Nella frazione sono presenti alberghi e ristoranti con ampia disponibilità di posti letto e cucina tipica.

TRE ESCURSIONI ALLE SORGENTI DEL TANARO- Le gite proposte sono per escursionisti ben preparati ed allenati e sono indicate per la bella stagione con tempo meteo favorevole.

Rifugio Mongioie – Bocchino dell’Aseo – monte Mongioie da Viozene-

Arrivati a Viozene (1245m. s.l.m.) dopo circa 10 km da Ponte di Nava, lasciamo l’auto nel parcheggio all’ingresso del paese decisi a intraprendere un itinerario che ricalca il percorso di un’antica via del sale. Dietro alla chiesa parrocchiale parte una ripida salita inizialmente dal fondo cementato che si eleva tra case ristrutturate fino a incrociare una strada asfaltata che discende sulla sinistra. Proseguiamo sulla destra e costeggiamo una fontana. Al termine dell’abitato la mulattiera A7 si apre il passo fra rigogliosi noccioleti e sale a sinistra con andamento tortuoso, attraversa un rio e supera alcune costruzioni. Si affaccia dopo alcuni tornanti sull’ampia conca erbosa di Pian Rosso, su cui è situato il Rifugio Mongioie (1520m.) che compare facendo quasi un tutt’uno con le pareti verticali che paiono proteggerlo alle spalle. I passi che inanelliamo l’uno appresso all’altro ci portano a respirare il sentore della lavanda e del timo. Incontriamo le vacche pezzate di razza valdostana che ci aprono il cammino verso i pascoli della Vastera. Ci lasciamo alle spalle il rifugio e, guadagnando quota sulla mulattiera A7 che diventa più ripida, con tornanti più brevi e lunghi traversoni, arriviamo al Pian dell’Olio (2083m.) luogo in cui un grande masso pianeggiante, la Pietra del Commercio, ricorda come carovane di commercianti e forse di contrabbandieri abbiano scambiato le loro merci provenienti dal mare con quelle delle valli montane. Puntando ancora verso nord, il sentiero si incunea nella valletta delimitata a sinistra dalle pendici del Monte Mongioie e, guadagnando ulteriormente quota tra la pietraia, raggiunge la testata pascolativa della Vastera, alla cui estremità si apre il Bocchino dell’Aseo (2292m.).

Gruppo del Mongioie

Al di là del valico il sentiero E1 scende nella conca pascolativa dell’Alpe della Raschera in Valle Corsaglia, mentre una ripida traccia segnalata porta a sinistra sulla vetta del Mongioie (2630m.). 4,00h -4,30 h da Viozene.

Difficoltà E. Dalla vetta del Mongioie, gli escursionisti esperti possono scendere a Pian Rosso per il sentiero che percorre la gola delle Scaglie sul versante sud/sud-est.

L’anello di Piaggia Bella da Carnino- Da Ceva siamo arrivati a Ponte di Nava e poi a Viozene. Facciamo ancora 4,5 km e arriviamo alla deviazione a destra per Carnino, ancora 2 km e siamo nel parcheggio che precede l’abitato dove lasciamo l’auto.

Ci aspetta un percorso ad anello abbastanza lungo con un dislivello di circa 850 m. che ci porterà da Carnino Superiore fino al Colle dei Signori passando per una zona carsica veramente suggestiva.

Dal parcheggio proseguiamo per Carnino Superiore lungo il Vallone di Carnino su un percorso a mezza costa. Arriviamo in una zona pianeggiante (Pian Ciucchea) dove lasciamo il sentiero che risale la valle principale seguendo la traccia A4 sulla destra ci inerpichiamo su una ripida salita a serpentine che, tra arbusti di pino mugo e roccette, guadagna velocemente quota. Risaliamo una pietraia che in alto si restringe nel Passo delle Mastrelle (2023 m.) sul quale incombe a sinistra un grande masso dalla forma curiosa denominato “Cappello di Napoleone”. Oltre il valico si entra nella grande Conca carsica di Piaggia Bella, caratterizzata da balconate rocciose, ondulazioni, doline e pozzi che spesso sono l’imbocco di complesse e vaste grotte sotterranee. Il silenzio ci avvolge interrotto dal suono del vento che sembra giocare con le rocce e invitarci a intraprendere esplorazioni nuove e straordinarie. Proseguiamo il nostro percorso a saliscendi e in direzione ovest, superiamo una breve salita poi ci inoltriamo a nord in un vasto pianoro erboso da cui ci appare, leggermente in alto, il profilo rossiccio del Saracco-Volante (2220 m.), la capanna è stata edificata per favorire le esplorazioni speleo delle numerose grotte che si sviluppano nel sottosuolo. Qui le grotte sono alcune centinaia e quella di Piaggia Bella supera i 40 km di lunghezza e i 900 m di profondità. L’erosione operata dall’acqua sulle rocce calcaree ha formato pozzi, inghiottiti, cavità sotterranee e in superficie doline che si aprono sul terreno e hanno forma di imbuto a volte ampie anche decine di metri.

La conca di Piaggia Bella e l’ingresso della grotta

Lasciamo la capanna Saracco-Volante e ridiscendiamo fino ad un ruscello, lasciamo sulla destra il sentiero che va verso il Colle del Pas e proseguiamo per rintracciare i segnavia del sentiero A 3bis che punta a sud e supera il fianco della cima Palù al passo della Croce (2146 m.), margine occidentale della Conca di Piaggia Bella. Adesso il sentiero è meglio tracciato e più panoramico. Proseguiamo alla base di imponenti pareti rocciose e valichiamo colletti tra aguzzi torrioni calcarei. Attraversiamo alcune vallette per giungere su un piccolo promontorio da cui vediamo la Valle dei Maestri e il sentiero che riporta a Carnino. Scendiamo rapidamente verso la Vastera delle Strie e raggiungiamo il sentiero A3. Da lì arriviamo in breve tempo al rifugio Don Barbera, volendo possiamo proseguire fino al Colle dei Signori dove incrociamo la spettacolare strada militare che in quota congiunge Monesi con Limone. Completiamo il nostro percorso ad anello: lasciamo il Don Barbera e ci inoltriamo lungo un sentiero erboso che segue in discesa la Valle dei Maestri e sbocca su di un pianoro dove sorgono i resti del vecchio rifugio Selle di Carnino e l’antica Cappella di Sant Erim (Sant’Elmo, protettore dai fulmini dei marinai e dei pastori), edificio simbolo del secolare e duro lavoro di generazioni di pastori e preziosa testimonianza della storia locale.

Sant’Erim alle Selle di Carnino
La Gola della Chiusetta

Successivamente il sentiero scende al Piano della Chiusetta (1815 m.) e dopo aver affrontato la ripida discesa della gola omonima arriva alla confluenza con il sentiero A4 che avevamo affrontato per salire verso il Passo delle Mastrelle da Pian Ciucchea.  Proseguiamo e chiudiamo il percorso a Carnino Superiore. Il tempo di percorrenza dell’intero anello è di circa 6 ore. Difficoltà E.

Dal rifugio Don Barbera con una percorrenza di ulteriori 3 ore andata e ritorno (Difficoltà EE), un sentiero ben segnalato ci conduce alla vetta del Marguareis, culmine di un imponente massiccio calcareo, è la vetta più alta delle Alpi Liguri. Presenta verso nord una parete strapiombante di quasi 500 metri, e declivi più dolci sul versante meridionale. La prima ascensione documentata è del genovese Lorenzo Pareto, a fine ottocento, lungo il versante sud. Dalla conca di Piaggia Bella sono raggiungibili il Colle del Pas e successivamente Pian Ballaur e la Cima delle Saline.

Il Missun e il Bertrand da Upega- Da Ponte di Nava siamo arrivati a Upega a circa 7 km da Viozene, dopo aver superato con la nostra auto il Passo della Fascetta e aver osservato le ripide pareti di roccia che si gettano nel Negrone che scorre sul fondo:

a volte si tratta unicamente di un rivolo d’acqua verde che nasconde un percorso ipogeo ben più copioso, ma a primavera l’acqua è tanta e guardando gli incavi su cui erano incastrati i tronchi che formavano la diga per la fluttuazione del legname si comprende come a valle fossero sorte diverse segherie.

Il Bosco delle Navette

Superiamo di poco l’abitato di Upega e, lasciata l’auto nei pressi della Cappella della Madonna della Neve, poco oltre il primo tornante a gomito, ci inoltriamo in una zona prativa quasi pianeggiante lungo un sentiero che prosegue tra i larici per raggiungere il costone che divide il vallone del torrente Corvo da quello dell’Ansao.

Senza scavalcare il costone, si prende a destra la traccia di un’antica mulattiera che sale tra i larici e i faggi dello splendido Bosco delle Navette il cui legname è stato per secoli utilizzato per la costruzione delle navi della Repubblica di Genova. Rimaniamo a destra del crinale e in poco più di mezz’ora dalla Madonna della Neve arriviamo ad un ripiano erboso sul costone a circa 1580 m. di quota. Ora il sentiero che segue il crinale diventa più ripido, proseguiamo tra gli abeti e i larici facendo attenzione non perdere la traccia e a quota 1780m. ci ritroviamo in una zona quasi pianeggiante in vista di Piano Fermigola (1820m.) Da qui si prosegue a sinistra doppiando un piccolo costone erboso e, nei pressi dei ruderi di un gias, si sale a destra per raggiungere un sentiero più marcato che ci porta verso il crinale dove incontriamo l’ex strada militare Monesi – Colle di Tenda- Limone. Antica via del sale che si snoda sinuosa lungo tutto il crinale è stata percorsa per secoli da carovane di muli che portavano il loro carico prezioso dalla Liguria alle pianure piemontesi. Proseguiamo il nostro cammino seguendo, a destra la strada quasi pianeggiante per circa un km. e mezzo fino a raggiungere Poggio Lagone. Da qui ci inoltriamo su un piccolo sentiero che sale con modesta ma continuativa pendenza nel cuore del Bosco delle Navette, attraversiamo un praticello erboso dopodiché il sentiero si innalza ulteriormente in una zona più aperta, ci dirigiamo a sinistra verso i ruderi di una costruzione e da lì raggiungiamo la zona di Colla Rossa (2179m.) sulla mulattiera di crinale che collega il Passo Tanarello al Colle dei Signori. Mille roccette e scaglie rosse rendono il paesaggio inconfondibile, ora possiamo scegliere: se andiamo a destra possiamo salire sul Monte Bertrand (2482m.) mentre a sinistra ci aspetta il Missun (2356m.)

Per il Bertrand seguiamo le tracce di una vecchia mulattiera militare che, dopo aver superato una zona di blocchi franati, con una lunga diagonale, raggiunge la dorsale e poi, con un breve sentiero la vetta con la sua grande croce.

Il Monte Bertrand visto dalla Cima del M. Missun

Per il Missun si va a sinistra seguendo la mulattiera militare sullo spartiacque e poi, in breve, si raggiunge la vetta.Il ritorno sul medesimo percorso. Tempo di salita 3. 30 – 4 ore. Difficoltà E

Bibliografia- A. Acquarone – F.Acquarone “Carnino, un viaggio a ritroso nel tempo”. Araba Fenice ed. 2022. G. Beltrutti “Briga e Tenda storia antica e recente” Cappelli ed. 1954. E. Boccalieri”Civiltà dei monti. Carnino.” Stringa editore. Ed. speciale.1982. G. Gallo “Rifugiarsi nella descrizione di un attimo. Alpi Liguri” Daniela Piazza Editore 2013. “Guida dei sentieri alpini della provincia di Cuneo” supplemento al n.60 di Alpidoc. C. Lanteri – “La Cappella Di Sant’ Érim Nella Valle Dei Maestri” in “A Vastéra rivista della Tèra Brigasca”. C. Mattio “I più bei sentieri della provincia di Cuneo 68 escursioni in montagna” Blu Edizioni 2009. Montagna – Montaldo “Alpi Liguri” – Club Alpino Italiano CAI 1981 – guida monti Italia. R. Moriani “Alle Sorgenti del Tanaro Tra storia e leggenda” Fusta Editore 2022. A. Parodi “Vette delle Alpi dalla Liguria al Monviso” Tipolitografia La Moderna – Novara 1996. 

Aldo e Franca Acquarone


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