Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Lettera/Grazie Trucioli.it per la resistenza a dare voce all’entroterra di Imperia. 2/La paura dell’Homo Smartphonensis


Gentile Trucioli.it, non so se le riflessioni che ho scritto su un aspetto non secondario della nostra vita di oggi possano avere dignità di stampa specie in un blog che si occupa in particolare di Liguria.

A spingermi a questo scritto, forse anche poco maneggevole e certo non giornalistico, è la speranza che su queste questioni si apra un piccolo dibattito che consenta di leggere più opinioni. Infine mi ha motivato nel scriverlo la fine di un lavoro da me fatto per conto di Regione Liguria nell’ambito dei progetti ALCOTRA e i cui esiti sono stati pubblicati sul sito YouTube di Regione. ‘Itinerario tra sacro e profano nell’entroterra imperiese’ (https://www.youtube.com/playlist?list=PL0Fy3X4UWhVSEAXZxLVQa9rttPA5scFDc).

La ricerca che ho condotto e condensato nei filmati riguardanti i paesi dell’entroterra di Imperia mi ha fatto riflettere molto su un mondo, ormai quasi del tutto scomparso, che ha ‘resistito’ per almeno un millennio giungendo – in alcuni casi annidati nella montagna – fino ad almeno un decennio dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Poi anche qui la tecnologia ha avuto il sopravvento. Non è certo mia intenzione lamentarmi di questa cosa, gli Amarcord sono belli, ma devono rimanere nella loro epoca, certamente però mi pare che oggi la solitudine della gente che vive in questi borghi sia notevolmente aumentata anche se tutti, a parole, dichiarano la necessità di valorizzare l’entroterra come scrigno di un possibile futuro.  Grazie per l’attenzione e complimenti per la vostra ‘resistenza’ nel dare voce a chi non ne ha molta. Cordialmente, Franco Bianchi.

La paura dell’Homo Smartphonensis.

di Franco Bianchi
La modernità liquida di Z. Bauman si sta solidificando e frantumando. La posizione può sembrare uno sviluppo un po’ grossolano della posizione di Bauman, ma mi pare rispecchi i movimenti sociali e le relazioni tra gruppi o individui come le stiamo percependo grazie anche ad una spinta tecnologica sempre più invasiva.

Vorrei limitare qui il mio ragionamento alla società italiana anche se credo che tutto il mondo occidentale – il mondo ricco – stia vivendo questa evoluzione. Intanto quando scrivo che la liquidità si sta solidificando non intendo ovviamente che si stia ritornando alla società ‘solida’, piuttosto, proseguendo la metafora, mi pare che la fase liquida, seccandosi, lasci trasparire un terreno brullo e sterile, come se l’acqua evaporando si fosse portata con sé anche gli ultimi residui di un tessuto connettivo già ampiamente sciolto dalla liquidità stessa. Il destino di un terreno brullo e secco – un deserto insomma – è quello di restringersi sempre di più e dunque creparsi frantumandosi in zolle sempre più piccole con la tendenza a polverizzarsi stabilendo un parallelo da approfondire con il concetto di riscaldamento globale.

Fuor di metafora, mi pare di assistere all’alba, già assai inoltrata, di un Homo che è sta definito da alcuni osservatori con la definizione Smartphonensis (chiamato anche smartphonicus da Mastroianni) anche se una tale definizione è essa stessa labile e destinata a perdersi in un flusso tecnologico senza freni.
La solitudine dell’Homo Smartphonensis non riposa più, si fa per dire, nel magma liquido dei flussi sociali, ma si isterilisce fino a diventare una solitudine che forse sta smarrendo anche il ricordo dell’esistenza di una rete sociale.
Empiricamente si osservano gruppi, in continuo aumento, composti da persone che pur rimanendo vicini fisicamente, sono tuttavia isolati nel loro persistente rivolgersi a quello che solo per convenzione chiamiamo ancora telefono. Non è raro vedere, al ristorante e talvolta persino tra le pareti domestiche, persone che pranzano dedicando più attenzione al telefono che a ciò che hanno nel piatto, per non dire delle persone che hanno attorno e che divengono del tutto invisibili.

Il dizionario Treccani ci indica come, nella traduzione italiana della parola inglese ‘smart’, vinca il significato ‘raffinato, elegante’ e dunque il rimando ad una condizione elitaria che, di per se stessa, è molto vicina al concetto di solitudine. Lo smartphone, per contro, è ormai oggetto posseduto anche dagli strati meno Smart della popolazione e quindi, potenzialmente, sarebbe strumento capace di unire riducendo ogni distanza grazie all’accesso a reti sempre più complesse e, ai più, con un vulnus assai pericoloso, incomprensibili. Qui si consuma però il paradosso più evidente della nostra epoca: uno strumento potenzialmente capace di unire, in realtà sortisce l’effetto contrario. La rete fittissima di collegamenti diventa un’illusione in cui Homo Sapiens, senza troppo avvedersene, si trasforma in altro divenendo sempre di più un frammento.
Condivido la posizione di chi osserva la solitudine gravida di paure come esito dello strapotere tecnologico. In qualche modo questo rinchiudersi nel mondo virtuale, denso tra l’altro di bufale raffinate o, talvolta, davvero pedestri, ha rinforzato la tendenza un po’ masochista della nostra specie che fa della paura uno schermo di difesa sempre più impenetrabile. Già normalmente qualsiasi lieve deviazione dall’abitudine è foriera di ansia per gli individui, se poi si vive in quasi permanenza nell’antro della rete tecnologica, le deviazioni dal quotidiano si moltiplicano dando
l’illusione di possedere tutto, ma in realtà non controllando niente, neppure se stessi e dunque ampliando a dismisura la frustrazione.

In questi tempi si assiste anche al progressivo imporsi della neonata Intelligenza Artificiale che, per gli ottimisti, avrà l’effetto di liberare dalla schiavitù del tempo riservando sempre più spazi al tempo libero e alla creatività. Pur obliterando ragionevolmente la tesi opposta portata avanti dai catastrofisti, non è difficile immaginare che l’Intelligenza Artificiale applicata ad un assai disarmato Homo Smartphonensis, sarà un ulteriore motivo di ansie e paure.
Qui si può aggiungere un’ulteriore riflessione che è ovviamente tutta da verificare, ma che mi pare degna di nota. In passato per esempio nell’età dei lumi, si considerava il perseguimento della conoscenza come un punto di approdo desiderabile e capace di ‘liberare’ l’uomo dalle sue congenite paure, oggi che la conoscenza sembra essere diventata quasi un prêt-à-porter, si è ottenuto l’effetto opposto. Va da se che la conoscenza vaticinata dagli illuministi era cosa
ben diversa dalla conoscenza apparecchiata dalla tecnologia odierna e tuttavia, perdendo la fatica di conoscere, ancora una volta non possiamo fare a meno di constatare come si sia riusciti a declinare quell’anelito degli illuministi, in un oggetto di consumo, un qui ed ora incapace di guardare al futuro, ma al più di subirlo così come lo subivano gli individui delle società contadine del passato.

Il problema è che quelle società non avevano conosciuto la scolarizzazione di ampi strati sociali e, non troppo confusamente, comprendevano l’importanza dell’istruzione come strumento per campare meglio. L’impressione, in sostanza, è che rispetto a quegli individui del passato, l’Homo Smartphonensis, sia riuscito a scendere diversi gradini.
Tutto il magma del sapere tecnologico innestato in un’ignoranza assai stratificata, conduce infine a conseguenze politiche e sociali che, nel nostro paese, sono sotto gli occhi di tutti.

L’italia (non è la sola!) ha dato un esempio paradigmatico di questo andazzo. Visto che il problema è sconfiggere le paure e le ansie con un colpo di bacchetta magica tanto simile al like che si può regalare a chiunque ci appaia in quel momento degno della nostra fiducia, si eleggono a leader dei personaggi che fin troppo spesso assomigliano a topi nel formaggio.
Ovviamente questi leader vengono anche consumati sul momento, nella spasmodica ricerca di ciò che non si può ottenere. Gli ultimi in ordine di tempo, in parte già abbondantemente masticati, sono gli attuali reggitori della Res Publica. Prendete per esempio la signora Giorgia Meloni, capace di gridare slogan nei comizi incurante che il suo comportamento sia la contraddizione di quegli stessi slogan o il già pre-masticato Matteo Salvini che non sa più cosa inventarsi per nascondere i suoi fallimenti.
Questa gente posta al governo della Res Publica deve il proprio momentaneo successo al sapere di potersi rivolgere direttamente alla sempre più frammentata società senza porsi problemi di coerenza o di sostanza, ma dedita solo a soddisfare quotidianamente i singoli frammenti sociali che urlano su interessi particolari ed immediati.

Franco Bianchi

 


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