I dati Istat. In Italia più di 14 milioni di persone appartengono alla fascia di età over 65, circa la metà di questi ha più di 75 anni; 4 milioni hanno dagli 80 anni in su e ben 22mila sono gli ultracentenari.
Complessivamente siamo vicini al 25% della popolazione e la quota, salvo inversioni di tendenza, è destinata a crescere. Non si tratta solo di calo delle nascite, ma anche di maggiore durata della vita (dati ISTAT): i dati demografici confermano infatti il costante incremento della vita media della popolazione italiana.
Per un bambino che nasce oggi la speranza di vita è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 anni per le donne, mentre l’aspettativa di vita per chi oggi ha già 65 anni, ed è dunque definibile adulto – anziano, è di almeno altri 20,6 anni (fonte Euronews). ‘Fino a ieri parlavamo di ‘invecchiamento della popolazione’ dando a questo una connotazione negativa, è ora di aprire gli occhi e cambiare registro, approccio culturale e quindi anche il modello di società. Chiediamo coraggio e visione’.
‘Siamo uno dei Paesi più longevi al mondo e sempre più sono le persone di 65/70 anni e oltre che non solo sono in salute, ma desiderano mantenersi attive e impiegare le risorse economiche che hanno guadagnato negli anni. Questa nuova generazione, chiamata con il termine anglosassone ‘Longennials’, è composta da persone che ancora vogliono e possono avere un ruolo e un peso nella società, non certo essere di peso. A pesare su di loro, però, è spesso uno sguardo della società che continua a vederli ‘vecchi’, secondo un clichè ormai superato di ‘persona a riposo’, dal lavoro, dalla vita sociale, dagli hobby, dallo sport, e potenzialmente molto fragile: una fotografia in bianco e nero in cui non si riconoscono. Manca per loro un contesto ideale e normativo all’interno del quale operare e impegnarsi, manca un cambio culturale che li porti a essere ancora considerati parte attiva e centrale della società. La particolare longevità della nostra società ci impone di essere i driver in Europa di questo ripensamento e di questa necessaria rivoluzione che è innanzitutto culturale. Oggi siamo qui per ragionare di questo, in maniera fattiva, per elaborare proposte chiare grazie al confronto con le diverse parti sociali che HappyAgeing porta avanti ormai dal 2014′.