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Liguria e Basso Piemonte

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Rigassificatore. Il ‘Comitato nolese per la difesa della salute e ambiente’ scrive al presidente Toti


Gent.mo Dott. Giovanni Toti, in qualità di COMMISSARIO Straordinario per il rigassificatore a Vado Ligure.

IL “COMITATO NOLESE PER LA DIFESA DI SALUTE E AMBIENTE”

PREMESSO

  • che, nell’estate 2023 il Dott. Giovanni Toti, nella sua qualità di Commissario Straordinario, comunicava di voler installare, senza alcun processo partecipativo degli Enti Locali e della loro cittadinanza, un impianto di rigassificazione nel mare, a circa 4 Km dal Comune di Vado Ligure (SV);
  • che, pur essendo tale impianto un’opera strategica nazionale, non può non tener conto di alcuni fondamentali limiti quali la tutela dell’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza;
  • che è incomprensibile la ragione per cui si intenda ubicare un altro impianto a forte impatto ambientale in una zona che, al contrario, avrebbe dovuto essere oggetto di bonifica. La Regione Liguria è già stata territorialmente gravata nel recente passato da ben tre centrali a carbone (unico caso in Italia), di cui una proprio a Vado Ligure, ha un rigassificatore già presente nel Comune di La Spezia (Panigaglia) e ora ha in progetto quello di Vado Ligure;

Tutto ciò premesso, il Comitato nolese per la difesa di Salute e Ambiente, in persona del Presidente pro tempore, OSSERVA, RILEVA ED ECCEPISCE quanto segue:

AMBIENTE E SALUTE-

INCOMPATIBILITA’ DELL’IMPIANTO CON AREE TUTELATE ANCHE A LIVELLO INTERNAZIONALE:

  1. A) AREA MARINA PROTETTA DI BERGEGGI
  2. B) ZONA SPECIALE CONSERVAZIONE (Z.S.C.) DI INTERESSE COMUNITARIO comprendente i fondali di Noli – Bergeggi
  3. C) SANTUARIO DEI CETACEI – interessante oltre all’ITALIA il PRINCIPATO DI MONACO e la FRANCIA.

In particolare, la Zona Speciale di Conservazione (Z.S.C.) dei fondali Noli-Bergeggi e dell’Isola di Bergeggi-Punta Predani IT1323271 (designata con Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 13 ottobre 2016) è inserita in rete “Natura 2000”, il principale strumento della politica della UE per la conservazione delle biodiversità. Il sito è caratterizzato da praterie di Posidonia oceanica e da tratti rocciosi con formazioni a coralligeno. Vari studi, pubblicazioni, monitoraggi hanno evidenziato il suo elevato pregio naturalistico.

La Regione Liguria nel marzo 2022 aveva presentato al Comune di Bergeggi la “Proposta di ampliamento della Z.S.C. IT 1323271 Fondali di Noli-Bergeggi in merito alla procedura di infrazione (da parte della UE) n. 2028/2021 Completamento della designazione dei siti Rete Natura 2000 in Italia” per tutelare maggiori superfici degli habitat frequentati dal tursiope, per dare seguito al riconoscimento dell’importanza ecologica dell’habitat bentonico caratterizzato dal Coralligeno e delle praterie di Posidonia. (Allegato 1)

In particolare, i tecnici della Regione avevano deciso di riperimetrare le attuali aree marine ampliandone la superficie di circa quattro volte quella attuale.

La proposta della Regione veniva approvata dall’Ente bergeggino con Deliberazione di Giunta n. 40/2022.

Successivamente, la Regione Liguria, senza motivazione, decideva di non proseguire l’iter presso il Ministero e la Commissione Europea (a differenza del procedimento “gemello”, nell’area delle 5 Terre), appoggiando, viceversa, il posizionamento di una nave rigassificatrice a 400 metri dal coralligeno e all’interno di quell’area che la stessa aveva proposto come Zona Speciale di Conservazione.

Ebbene, la manifestata volontà di installare l’impianto di rigassificazione si appalesa assolutamente incompatibile e contraddittoria con la predetta istanza di ampliamento dell’area marina. Ciò induce a concludere che, l’omesso riscontro dell’istanza di ampliamento è stato preordinato alla precisa intenzione (taciuta a tutti fino all’agosto 2023) di installare l’impianto di cui alle presenti osservazioni.

INCOMPATIBILITA’ DELL’IMPIANTO CON LA SALUTE DELLE ACQUE MARINE A LUNGO TERMINE CON CONSEGUENZE IRREVERSIBILI

In tale area, oggetto di così alta protezione anche internazionale, 86 kg di ipoclorito al giorno per 22 anni vanno indubbiamente a compromettere irreversibilmente l’intero habitat marino con perdita di forme di vita. Infatti, l’acqua di mare impiegata nel processo di rigassificazione negli impianti “a circuito aperto” sarà restituita sterile, pertanto inutilizzabile per i servizi ecosistemici che la stessa rende all’ambiente, e indurrà artificialmente la selezione di quelle forme batteriche resistenti al processo di clorazione. Appare quindi necessario, che in uno studio di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) preventivo venga quantificato l’impatto della perdita degli organismi zooplanctonici in termini di effetti sulla salute delle acque.

La qualità delle acque ricadrà inoltre sulla balneazione, con conseguenze socio-economiche sui territori costieri a largo raggio: turismo, commercio ittico, ripercussioni catena alimentare e quindi sulla salute umana, deprezzamento mercato immobiliare e conseguenze per la perdita di posti di lavoro non compensata per nulla da altrettanti posti offerti dall’infrastruttura in progetto. Inoltre, a nulla varrà qualsiasi tipo di impegno di rimandare il monitoraggio ambientale alle successive fasi di cantiere e di esercizio dell’impianto.

Inoltre, emerge che, alla tossicità dei 86 kg di ipoclorito che verrebbero rilasciati ogni giorno in mare (0,2 mg per litro x la portata massima di 18.000 m3 all’ora di acqua necessaria per i vaporizzatori), si aggiungerebbero i residui ossidanti prodotti dalla clorazione, quindi il danno verrebbe amplificato, in contrasto con gli obiettivi della Direttiva Quadro sulla Strategia Marina 2008 che mira a una efficace protezione dell’ambiente marino europeo.

Si specifica che i limiti di legge riferiti alle sostanze tossiche riguardano la singola sostanza. Mentre la valutazione del danno andrebbe calcolata globalmente, anche tenendo presente che molte di tali sostanze non si sommano semplicemente alle altre, ma hanno un rapporto “sinergico”, cioè moltiplicatore dell’effetto delle stesse.

Infine, si deve considerare la Relazione ARPAL su monitoraggio 2008-2009 lungo le coste liguri allo scopo di rilevare livello di inquinamento delle acque.

La relazione è del gennaio 2010, e certifica il grave inquinamento in 5 siti liguri, in particolare in quello di Vado Ligure alla foce del torrente Quiliano, dovuto alla presenza di vari metalli pesanti e idrocarburi nei sedimenti superficiali e profondi. Tali sostanze cancerogene, provenienti da varie attività industriali nella zona di Vado e accumulatesi per decenni, superano in modo preoccupante i limiti di legge.

L’area sopra delineata non è mai stata bonificata, e costituisce una criticità sulla quale graverebbe la nuova situazione.

Lo scrivente comitato fa presente che il suo è un paese costiero e come la maggior parte degli altri della Riviera di Ponente vive di un’economia quasi esclusivamente turistica.

A fronte di quanto esposto, si ritiene che sarebbe grave responsabilità della Regione Liguria e del Governo non tenere conto delle conseguenze di ogni tipo derivanti dalla volontà di installazione di un impianto di rigassificazione nella rada di Vado – Savona.

NECESSITA’ DI RICHIESTA VALUTAZIONE DI IMPATTO SANITARIO (VIS) PREVENTIVA

L’area è stata fortemente provata dall’inquinamento delle industrie del Polo di Vado Ligure e dati sull’aumento di mortalità sono stati certificati dal C.N.R. con uno Studio sulla salute degli abitanti di 12 Comuni limitrofi, nel periodo che va dal 2001/2013 Quindi vista la situazione critica pregressa, si renderebbe indispensabile una Vis precedente l’installazione di un impianto a forte impatto ambientale e sanitario.

SICUREZZA-

Innanzitutto, deve essere osservato che un progetto di tale rilevanza avrebbe necessariamente richiesto uno studio approfondito di impatto ambientale che, nella fattispecie, è stato, invece, volontariamente omesso con conseguente grave violazione di legge.

In ogni caso:

LA NAVE GOLAR TUNDRA E’ ASSOLUTAMENTE INIDONEA A STAZIONARE IN MARE APERTO.

La nave Golar Tundra sarà posizionata a 4 km dalla costa di Vado e a 2.9 km da Savona, in un’area in cui stazionano le petroliere. La stessa SNAM, ha verbalizzato che non può operare stabilmente off-shore perché presenta condizioni di fragilità in condizioni meteomarine avverse. Nel peggiore degli scenari possibili (in caso di mareggiate e/o fenomeni climatici estremi, sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico in atto, con conseguenti collisione con altre navi, cedimento strutturale), il carico di 170.000 mc di GNL a -162° C potrebbe esplodere con una potenza distruttiva.

I serbatoi di stoccaggio GNL della FSRU Golar Tundra sono strutturalmente inidonei nella fase transitoria di riempimento/svuotamento in mare aperto, se esposti al fenomeno dello sloshing (oscillazione) del GNL contenuto nel loro interno in condizioni meteo – climatiche “agitate/turbolente”. Inoltre, tali serbatoi/cisterne di stoccaggio risultano trattare 81.194 tonnellate di GNL a rischio generale ed a rischio incendio.

POSSIBILI CRITICITA’ NEL CORSO DELLE OPERAZIONI CON CUI IL RIGASSIFICATORE VIENE RIFORNITO DI GNL DALLE NAVI METANIERE

Bisogna non sottovalutare la possibilità dell’errore umano nella valutazione, gestione, manutenzione delle infrastrutture mare/terra e dei servizi connessi. Infatti, la Golar Tundra potrebbe in caso di incidenti particolari diventare una bomba, a differenza di altre navi.

Quindi, si sottolinea l’enorme responsabilità di chi sceglie e decide di installare tale tipo di impianto.

CONCRETO RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE A CAUSA DELLA PRESENZA DI IMPIANTI GIA’ PERICOLOSI (AD ES. SARPOM) CON CONSEGUENTE VIOLAZIONE DELLA LEGGE SEVESO, CHE INTENDE PREVENIRE IL c.d. “EFFETTO DOMINO”.

Date la qualificazione di sito ad alto rischio del Deposito SARPOM, la vicinanza e la severità delle condizioni operative dell’impianto in oggetto, si pone, quindi, il problema delle potenziali interferenze fra i due siti che merita di essere approfondito con l’elaborazione di un’accurata analisi dei rischi potenziali di rilasci accidentali di gas naturale, valutandone probabilità di occorrenza e conseguenze.

La presenza e operatività di altri impianti di per sé pericolosi rende possibile il cosiddetto “effetto domino”, quando un incidente provoca un incendio e interferisce con le zone adiacenti. Lo stoccaggio complessivo potenzialmente nei serbatoi costieri è di 800.000 mc di prodotti petroliferi. Una somma enorme.

Da non dimenticare l’aggravamento della situazione dato dal previsto il posizionamento di 12 serbatoi di gas Gnl a Bergeggi, per un totale di circa 21mila mc e il contestuale traffico stradale di bettoline di distribuzione.

INCONCILIABILITA’ DI TALE IMPIANTO CON TUTTO IL TRAFFICO COMMERCIALE – MERCANTILE E TURISTICO GIA’ PRESENTE NELL’AREA E DELLE PREVISTE DISPOSIZIONI INTERDITTIVE

Ci si riferisce, oltre ai traghetti A/R destinazione isole, alle numerose navi di carico e scarico in particolare a quelle che trasportano merci deperibili. Inoltre, il traffico marittimo in loco viene incentivato dalle molteplici navi metaniere di rifornimento e rifornite alle previste disposizioni interdittive.

OBIETTIVO POTENZIALMENTE STRATEGICO IN CASO DI CONFLITTI, BOICOTTAGGIO E/O AZIONI TERRORISTICHE.

Un investimento così rilevante e a lungo termine, come quello previsto da SNAM, ci vincolerà all’uso del gas metano, fonti energetiche fossili, in contraddizione con l’impegno preso con accordi internazionali a ridurle per poi eliminarne entro il 2030/2050.

Noli 20/09/2023

Comitato nolese per la difesa di Salute e Ambiente

per il Comitato, la Presidente Avv. Sabrina Grieco


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