Dalla rianimazione al centro trapianti. Paolo Geraci medico umanista pensionato. Conosce e si innamora di Loano da bambino. Ai posteri della Liguria e non solo lascia, quale autore, un’eredità storica e culturale unica.
Due volumi, quasi mille pagine, all’insegna della costanza e lui aggiunge del ‘divertimento’. Volumi ricchi anche di centinaia di immagini, personaggi di ieri e di oggi. Molto interessante ed istruttivo leggere certe ‘note e biografie’ sempre documentate.
Trucioli.it pubblica il capitolo ‘Le monache monelle come feudatarie’ a Loano. Al punto di imporre che ‘Loano dovrà fornire ogni anno al Comune di Albenga non soltanto imposte, ma anche uomini da impiegare per scopi militari e di lavoro’.
Il loro convento è la cosiddetta ‘casa dei marmi‘ (Ca’ si Marmi). Esiste ancora una traccia evidente in un edificio davanti al Kursaal. Si apprende che “negli anni le monache diventano sempre meno virtuose, non rispettano la regola ed assumono addirittura, alcune di loro, comportamenti francamente immorali a danno del buon costume‘. Si dipinge quel cenobio come nido di estrema dissolutezza. Sta di fatto che verso la metà del Ducento, i loro superiori ecclesiastici iniziano ad inquietarsi e a cercare di allontanarle dal convento. Persino minacce e ordini scritti dallo stesso pontefice Innocenzo IV ( Sinibaldo Fieschi in carica dal 1236 al 1254) e poi dal successore Alessandro IV (1254-1261). Una lettera anche al vescovo di Albenga in cui il papa sostiene che il monastero delle Benedettine di Loano gli ‘risulta decaduto nelle cose spirituali e temporali’. Ingiunge di assegnare quel monastero, con tutti i suoi estesi possedimenti, al convento della suore Clarisse di Genova che ‘suscitano compassione per la loro povertà‘. Il vescovo è frate Lanfranco Di Negro (17 febbraio 1255), simpatizzante guel, e come tale amico dei Fieschi. Poi un ceto canonico amico del papa, tal Reynaldo di Chiedi, viene incaricato di occuparsi della faccenda in loco, ‘di persona personalmente’. Fallisce una prima volta, ma la seconda nel 1259 ce la fa minacciando l’uso delle armi. Nel 1259 vengono firmati due documenti notarili: uno per il trasferimento di tutti i beni da un monastero all’altro (alla faccia della povertà delle Clarisse), l’altro per l’investitura in proprietà diretta del monastero al procuratore delle Clarisse di Genova. Lo sgombero avrà luogo nel 1260. Dove saranno spedite le monache Benedettine non è dato a sapere.
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