Osservazioni alla VIA del progetto: Fsru Alto Tirreano e collegamento alla rete nazionale gasdotti. Osservazione 1: Non è disponibile l’analisi di localizzazione che porta alla scelta del Sito di Savona Vado.
di Italia Nostra Savona
Il progetto risponde alla necessità di individuare un sito ove ricollocare la FSRU già posta in Piombino per motivi di urgenza. Mentre la collocazione di Piombino derivava da una situazione di emergenza, questa ricollocazione è invece strutturale e il processo decisionale non può avere scorciatoie e mancanza di trasparenza: perché Savona Vado? Chi ha deciso? Con che procedura trasparente e partecipata?
La ricollocazione deve rispondere ad una serie di requisiti di funzionalità e di minimizzazione delle controindicazioni, tenendo conto dell’indirizzo europeo detto DNSH:
Tutte le misure dei Piani nazionali devono soddisfare il principio di “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali”. Tale vincolo si traduce in una valutazione di conformità degli interventi al principio del “Do No Significant Harm” (DNSH).
Alcuni criteri di collocazione possono essere i seguenti:
- La collocazione deve essere vicina al mercato di consumo del gas naturale;
- Il collegamento con la rete nazionale deve essere agevole e non compromettere aree di grande valore paesaggistico ed agricolo;
- La collocazione deve essere congruente con l’uso del territorio e della costa previsto nella pianificazione locale e regionale (PUC, PTR, Piano della Costa ecc.);
- Per motivi di sicurezza marittima il sito scelto non deve essere vicino a porti commerciali ed industriali per ridurre il rischio di collisioni che, con il GNL, possono essere particolarmente pericolose (è da ricordare l’incidente Moby Prince all’uscita del porto di Livorno);
- La distanza dalla costa deve comunque essere tale da non porre vincoli insostenibili alla fruizione sia lavorativa (cabotaggio, pesca, ricerca ecc.) sia diportistica (soprattutto in aree turistiche); i siti attuali In Italia sono a 12 km (Cavarzere) e 22 km (Livorno); è in ristrutturazione la piattaforma abbandonata di Ravenna a 8 km mentre per Savona Vado è 2,8 km;
- Il costo della ricollocazione deve essere minimo nel rispetto dei vincoli necessariamente rispettati;
- Altri
In base ad un’analisi che confronti con il metodo dei costi e benefici i criteri sopramenzionati, è possibile stilare una graduatoria delle diverse localizzazioni italiane e scegliere la migliore in modo trasparente: per la collocazione Savona Vado ciò non è disponibile. Ripetiamo: perché Savona Vado? Chi ha deciso? Con che procedura trasparente e partecipata?
Da informazioni di stampa emerge che la scelta è stata fatta da SNAM: ma è accettabile che una decisione cosi importante sia presa da un operatore privato, interessato prioritariamente alla minimizzazione dei suoi costi?
Osservazione 2: La Collocazione del terminale di Savona Vado a 2,8 km dalla costa è pericolosa anche per i rischi connessi con il traffico marittimo del sito
Nel testo della richiesta di VIA esposta da SNAM a pag. 2 è indicata una distanza da terra di 4 km: si tratta di un’informazione sbagliata: la distanza minima dalla costa è 2,8 km (Fig. 1).
Il terminale di Livorno è stato collocato a 22 km dalla costa e a 25 km dal porto di Livorno; questa collocazione consente di separare i flussi di traffico marittimo con maggiore sicurezza generale; questa è tutelata anche dalle fasce di rispetto previste dalla capitaneria di Livorno (confermate ripetutamente): 2 miglia (3,7 km) di divieto assoluto, 4 miglia (7,4 km) divieto parziale, 8 miglia (14,8 km) divieto di fermata.
Analogamente il rigassificatore di Ravenna si trova a 8 km di distanza dalla costa e la Capitaneria di Porto di Ravenna ha affermato che questa è una distanza di sicurezza. Questi vincoli vanno applicati anche alla collocazione di Savona, che è ben più pericolosa per i significativi traffici degli adiacenti porti di Vado (traghetti, portacontainer, petroliere, prodotti petroliferi e, in futuro, chiatte per il deposito di GNL recentemente previsto nel porto di Vado) e di Savona (crociere, traghetti, rinfuse, pesca ecc.). Nel 2022 le navi che hanno toccato i porti di Vado e Savona sono state 1800, si tratta quindi di un traffico molto rilevante che, con il rigassificatore, non avverrebbe con la sicurezza richiesta a Livorno e Ravenna.
Va sottolineato che mentre il rigassificatore e le navi GNL possono attuare un accurato sistema di sicurezza (progetto, gestione), la navigazione generale non consente garanzie se non ponendo il divieto di navigazione, essendo centinaia le navi che annualmente verrebbero a transitare nella zona di maggior rispetto di 2 miglia.
Applicando i vincoli ritenuti validi per Livorno cesserebbero i traffici portuali di Vado (e quindi anche la raffineria di Trecate) e le attività balneari della spiaggia (37 stabilimenti).
Osservazione 3: I piani territoriali esistenti per la zona interessata sono in contrasto con questo progetto
Il PUC di Savona considera la lunga spiaggia tra Savona e Vado (circa 5 km) un elemento qualificante per il futuro della città e la collettività ha investito oltre 10 milioni di Euro per qualificare il territorio (passeggiata di Ponente). La Regione Liguria ha investito 5 M€ per il recupero di Villa Zanelli come elemento qualificante di tutto il territorio; nel Piano Territoriale Regionale, in corso di adozione, è prevista una particolare tutela per le spiagge del ponente.
Questi obiettivi non sono più resi possibili per una collocazione così vicina alla costa (Fig. 2).
Osservazione 4: non è rispettato il Burden Sharing (suddivisione del carico)
Un principio generale assunto dall’Unione Europea e fatto proprio dalla Stato Italiano è quello del Burden Sharing, già applicato per i flussi migratori, per i rifiuti, per l’energia e per i problemi che coinvolgono tutti gli stati.
In base a questo principio l’onere per le infrastrutture che servono all’intera collettività deve essere sopportato in modo equo da tutti i componenti
che siano in grado di sostenere una parte del peso.
In base a questo principio i rigassificatori vanno distribuiti tra le regioni italiane in maniera equa e solidale: la Liguria ha già un rigassificatore (dal 1971 a La Spezia); c’è un rigassificatore in Veneto, in Toscana e in Emilia (in corso di costruzione). Ci sono regioni del centro nord Italia che non ne hanno nessuno. In base al principio di Burden Sharing la priorità di ricollocazione dell’impianto sito a Piombino va orientata a queste regioni (che per le favorevoli condizioni negli anni scorsi hanno presentato già molte proposte di insediamento di nuovi rigassificatori da parte di privati).
Italia Nostra Savona