Ribadirò in questo testo che senza clinica la sociologia non esiste, che è semplice filosofia della società, uso del pensiero per orientare l’opinione sia del popolo che degli establishment, che ne hanno creato il fascino intellettuale e lo usano a loro scopi di rassicurazione e di potere.
di Sergio Bevilacqua
Lo statuto di scienza della Sociologia dipende dal feedback pratico: senza un uso adeguato del metodo sperimentale non può essere quella “logia” che dopo Bacone, Galileo e Newton connette la teoria con la prassi e che si chiama propriamente Scienza moderna.
L’Homo Sapiens (Sapiens) è così da mezzo millennio e più grazie alle Scienze, a quelle forme di sapere, cioè, che hanno fuso le intuizioni intellettuali con le verifiche pratiche: è così che sono nate la chimica e la fisica, alla base delle tecnologie innumerevoli che la civiltà moderna ha messo a punto e senza le quali avremmo una vita particolarmente difficile e di certo molto meno lunga, con forti rischi, disagi e danni per i soggetti meno fortunati della specie.
Dunque, tutti i saperi, le discipline, devono fare i conti con il proprio reale stato di Scienze, che si misura con le attuazioni del metodo sperimentale.
Così, la storia della epistemologia (la qualificazione del sapere certo, che “funziona” sempre e ovunque) vede discipline cambiare di stato con l’applicazione del metodo sperimentale. Moltissime sono le discipline che hanno fatto questo percorso: alla base di ciascuna, prima e dopo il metodo sperimentale, l’identificazione di un “oggetto di ricerca”. Così la materia e l’universo per la Fisica (e l’astronomia), le strutture intime dei materiali della natura per la chimica, il funzionamento degli organismi vitali per la biologia, la cura delle malattie e dei disagi per la medicina, la psiche umana e i comportamenti per la psicologia… E così avanti, in un percorso pervasivo che affida il sapere alle verifiche pratiche, al riscontro di conferma di un’ipotesi attraverso la sua applicazione e la verifica dei risultati. In analogia anche la ricerca storica, con il rigoroso appello alle fonti e relativa documentazione certificativa.
Parallelamente, il percorso sperimentale ha avuto diversi riscontri: ottimi esiti qualora abbia incontrato sistemi vieppiù chiusi, quasi segreti logici della natura o della antichità, disvelati dagli strumenti, dal laboratorio con i suoi esperimenti, ed esiti meno eccellenti qualora i sistemi trattati non avessero quella sostanziale stabilità che ha la materia, nelle sue varie forme, che da qui in poi chiamerò “Pragma”, parola greca che significa appunto “cosa materiale”.
Lo spirito scientifico, tutt’altro che ottuso, ha cercato di saggiare anche altri oggetti: all’estremo opposto di Pragma, troviamo Psiche, la Mente Umana, ed ecco i grandi passi delle neuroscienze, grazie alla biologia con la sua chimica e la sua fisica come Cavalli di Troia del sapere anche grazie alle tecnologie figlie legittime dello stesso metodo.
Tra Pragma e Psiche ecco poi negli ultimi tre secoli, con un’impennata clamorosa nel XX secolo, crescere Orga, le Società Umane. E con esse il loro studio. E con il loro studio la tentata applicazione del metodo divenuto per eccellenza quello del Sapere, il metodo sperimentale.
Ben presto gli scienziati si rendono conto che il nuovo oggetto Orga non è del tipo idoneo all’ottenimento di risultati abbastanza certi come nei campi suddetti: esso cambia, e con molta velocità a volte, il suo rapporto con l’ambiente è di adeguamento invasivo sì, ma anche di modifica indotta, è costituito anche da elementi dotati di discrezionalità autonome (soggetti, anche “Psiche”) che mutano a loro volta, oltreché da componenti stabili (pragma).
Tali situazioni sono state identificate anche in altri campi, ad esempio la biologia, ove numerosi organismi detengono caratteristiche analoghe, ad esempio nel campo medico umano o anche in quello animale: non sono riconducibili quindi al puro sapere scientifico e richiedono molti elementi di pratica per essere gestiti.
Per gli epistemologi si apre così un campo differente da quello del grande successo del ”laboratorio” e delle conseguenti scienze cosiddette esatte: per questi oggetti del sapere occorre cambiare la struttura del laboratorio, ma non il suo concetto. Ed ecco che lo scienziato di sposta, si muove, cambia i suoi connotati antropofisici, il suo comportamento e il suo rapporto con la realtà: da essere stanziale nel laboratorio fisso, diviene essere nomade bel laboratorio diffuso, dovendo andare presso il suo oggetto, non esistendo in primis campione di realtà del medesimo importabile con successo in un ambiente chiuso.
Dunque, per questa tipologia di oggetti, il “laboratorio” è presso i medesimi. Non c’è alternativa: se cambiamo loro di luogo, essi cambiano radicalmente, cessano di funzionare o decadono, salvo marginali eccezioni.
Queste prime considerazioni fanno dire agli epistemologi che il problema del metodo sperimentale con questa tipologia di oggetti è dovuto a una caratteristica della loro natura: a differenza di Pragma, Orga (e anche in modo differente Psiche) sono Sistemi Aperti.
Questi sistemai aperti vanno portati a chiusura, resi “chiusi”? Tantissima fantascienza ingenua ha operato su questo tema, con esiti affascinanti drammaturgicamente tanto quanto inconsistenti dal punto di vista previsionale. Rimane che apertura e chiusura dei sistemi di tipo social-societario non è un problema da scienziati, semmai da Politici… Lo scienziato prende atto di uno stato di cose, magari anche dinamico come quello dei Sistemi Aperti e su quello costruisce il sapere.
Ed ecco dunque ciò che io chiamo clinica. In sociologia primitiva, per incontrare tale dato di fatto, si sono ricercati metodi diversi. Il primo in ordine d’importanza è certamente la cosiddetta “Osservazione Partecipante”, approccio elementare che dice che la conoscenza dell’oggetto Orga può essere ottenuto solo se lo osserviamo dall’interno, condizione a cui la società umana (Orga appunto) resiste come ogni sistema; per aggirare la suddetta ragionevole resistenza, figlia di un istinto di conservazione che vede l’intromissione come pericolo per il sistema/organismo, lo scienziato deve mimetizzarsi e così riuscirà a conoscere meglio l’oggetto. Non vi è dubbio che ciò fornisce informazioni. E così, il secondo in ordine d’importanza è sempre stato la statistica, ogni forma di raccolta di dati strutturata che colleghi un concetto, un tema di ricerca, con la realtà delle cose di Orga.
Ma per buoni che siano questi due approcci alla realtà di Orga, essi non seguono il carattere della mutevolezza tipica di Orga e non sono per questo motivo in grado di produrre sapere specifico ma forse soltanto generale… Ci possono forse dire che cosa è Orga hic et nunc, ma non come aiutarla a funzionare meglio e ad evolvere. Il loro aiuto alla politica è poi molto pericoloso perché, non corrispondendo al dinamismo del sistema aperto con altrettanta flessibilità, essi vengono trattati da sistemi chiusi hic-et-nunc, cosa già falsa di per sé e abortiva nella prassi.
Ecco perché il metodo clinico va oltre.
La clinica può pur partire da assunti teorici, intuitivi, sempre rivedibili data la natura cangiante dell’oggetto, ma si adatta poi dinamicamente all’oggetto stesso, cambiando priorità e programmi al suo mutare. Inoltre, agisce di concerto con Orga stesso, trovando all’interno del sistema aperto le risorse per la sua evoluzione, anche sotto forma di apprendimento di istanze esterne veicolate all’interno opportunamente.
Ed ecco allora la via della clinica è canale di vera conoscenza scientifica.
I tre piani di check up di Orga sono:
- Analisi logico operativa (aspetti tendenzialmente di sistema chiuso presenti in ogni Orga)
- Analisi psico-organizzativa (componente individuale, Psiche cioè in Orga)
- Componente socioculturale (miti, riti, clima organizzativo, ecc.).
Lo stato interno di Orga dev’essere sempre commisurato e connesso alle sfide esterne che si pongono al suo funzionamento (altro indispensabile fattore di check up).
Non dimentichiamo che Orga è intelligente e semovente, anche se non come una persona umana. E il fattore della semovenza è una caratteristica determinante per l’approccio gnoseologico e sperimentale. Lo scienziato deve seguire il suo oggetto, intervenire e scoprire gli effetti del suo intervento per capire Orga non solo contingentemente, sviluppando cioè un sapere deperibile e occasionale, ma mettendo al centro la capacità di evolvere di Orga al suo interno. Sarebbe solo un’altra forma di errore e di disagio o malattia il sostituire una disfunzione interna con una dipendenza esterna.
Inoltre, va detto che il sapere su Orga, a maggior ragione che su Psiche stessa, è di carattere generale sì, e ciò in particolare sul piano metodologico, ma data la natura dell’oggetto, si presenta anche come specifico caso per caso.
Ed è proprio questa coscienza casistica a comportare l’evoluzione epistemologica propria di Orga e della Scienza sociologica. Solo la clinica può fare seriamente scienza nel campo delle Scienze Sociali.
Senza clinica si fa invece filosofia.
Il ciclo della clinica è quello conosciuto: in primis avviene una domanda di aiuto, spesso formulata da coloro che hanno potere all’interno della società umana (Orga) del caso, che presenti i fattori disfunzionali percepiti e rilevati a una forza esterna che abbia le competenze e soprattutto l’esperienza pratica conclamata (referenze e currucula) per affrontare il caso. Impostata una diagnosi, essa verrà confrontata con la committenza e sufficientemente condivisa: il tema della condivisione è importante, in quanto, aldilà della correttezza della visione comune, che dovrebbe esserci, si tratta di un passaggio di partecipazione del soggetto alla sua cura. Che procederà analogamente in tutte le fasi, dalla cura prospettata alla prognosi e alle azioni per stabilizzare il miglioramento. Ogni società umana può essere soggetta a questo ciclo, dalle aziende, ove la sociatria (questo il nome della pratica clinica che fonda la Nuova Sociologia), agli Stati, alle famiglie e a ogni altra forma di organizzazione pubblica o privata.
Solo la clinica consente di incorporare la caratteristica di questi (e di tutti) i sistemi aperti, in quanto segue la loro naturale evoluzione e crea all’interno di essi (in particolare con la metodologia della Sociatria Organalitica, lessicomorfa) le condizioni del loro miglioramento, senza creare disfunzionali dipendenze dall’esterno.
La ben nota Consulenza di organizzazione e direzione (in inglese Consulenza di management) rappresenta una tecnica ridotta rispetto all’approccio sociatrico, in quanto si ferma ai vantaggi del singolo sistema senza considerare gli equilibri (o, meglio, gli “stati stazionari”) che il sistema opera sull’esterno. L’esperienza estesa della Sociatria Organalitica a tale target di Orga (aziende e anche enti pubblici) ha dimostrato anche la migliore efficacia di tale approccio rispetto alla semplice consulenza di management. È quindi un approccio che soddisfa di gran lunga meglio le esigenze di miglioramento indotta dai semplici aziendalisti, che non sono abbastanza preparati ed esperti per verificare e suggerire interventi strutturati e di lungo termine.
Sergio Bevilacqua