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Liguria e Basso Piemonte

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Il fascino dei treni turistici e le difficoltà quotidiane. Escursionismo su rotaie


Non c’è molto da stare allegri in questa estate tormentata dal caldo torrido e dagli eventi climatici estremi. Men che meno sul versante ferroviario.

di Massimo Ferrari*

Una grandinata eccezionale in Lombardia provoca ritardi di molte ore ai treni per la Valtellina. Ma basta il semplice rogo di qualche sterpaglia nella scarpata adiacente ai binari – un fatto cui abbiamo assistito tante volte in passato senza alcuna conseguenza –  per interrompere a lungo la circolazione sulla Milano – Bologna. E’ il principio della “massima precauzione”, forse in ossequio alle direttive di Ansfisa, applicato da chi sul treno ben si guarda dal salirci. Mentre, quando viaggia sulla propria auto, procede imperturbabile anche se il fumo sale ai margini della carreggiata.

Continuano imperterrite le interruzioni per mesi lungo certe linee pur non secondarie, come la “direttissima” Bologna – Prato. Ma in qualche caso – bisogna ammetterlo – si riesce ad organizzare i lavori anche nelle ore notturne, come sulla Civitanova Marche – Fabriano. Ed allora sono i residenti a lato della linea a protestare perché il loro sonno è disturbato, come succede a Tolentino.

Mentre a Spilimbergo, in Friuli, basta la sola remota ipotesi di riapertura al traffico della Pinzano – Casarsa, chiusa da decenni, per allarmare altri cittadini che già temono le conseguenze del passaggio di treni. Se invece le finestre si aprono su una strada trafficata giorno e notte…beh, a quello si è abituati e non ci si fa più caso.

Per non deprimerci, cerchiamo allora qualche buona notizia tra gli echi di cronaca. E la possiamo trovare nell’ambito dei treni turistici. Lunedì 24 luglio, su una corsa speciale da Roma a Pietrarsa è stata presentata una nuova società chiamata proprio “Treni Turistici Italiani”. Si tratta di una iniziativa che nasce sull’onda del successo di Fondazione Fs. Non a caso l’amministratore delegato è l’ingegner Luigi Cantamessa, che si è prodigato per anni nella riapertura ad uso escursionistico di tante tratte “sospese” in Piemonte e giù lungo tutto lo Stivale.

Corse speciali a calendario che riscuotono interesse e successo di pubblico. Fatto curioso: quando le stesse linee erano attive e si poteva percorrerle per pochi euro tutti i giorni dell’anno, i treni erano quasi sempre semi vuoti. Adesso che il ritorno di un convoglio sui binari è un fatto eccezionale, dalle Langhe all’Irpinia centinaia di persone salgono a bordo, anche se il prezzo del biglietti non è precisamente popolare. Ma va bene così. Tra l’altro bisogna riconoscere grande entusiasmo e professionalità a Fondazione Fs. Cose che non si improvvisano da un giorno all’altro, come dovrebbero avere imparato all’Arst, che si ostina a gestire i “trenini verdi” in Sardegna senza saperlo fare, collezionando spesso imbarazzanti “flop”.

Anche il nuovo Governo deve essersi accorto del trend già intercettato a suo tempo del precedente ministro Franceschini. Così il 16 luglio, la stampa ed i telegiornali in prima serata hanno dato il giusto risalto alla corsa inaugurale del Frecciarossa da Roma a Pompei, pensato per far godere in giornata una visita agli Scavi per i turisti che soggiornano nella capitale. A bordo, per sottolineare il rilievo dato all’evento, c’era la premier, Giorgia Meloni, ed il Ministro Gennaro Sangiuliano.

Fin qui tutto bene, anche se le corse sono previste solo la domenica e sempre che incontrino il gradimento del pubblico. Italo ha già risposto, sottolineando come loro portano gli escursionisti a Pompei tutti i giorni con l’abbinamento tra i convogli AV e le corse Itabus da Napoli. Gli effetti positivi della concorrenza non mancano di farsi sentire.

Grande novità quella di poter raggiungere comodamente in treno un sito archeologico di rilevanza mondiale come Pompei? Non proprio, visto che con la Circumvesuviana, ma anche con i regionali di Trenitalia, a Pompei, con due diverse stazioni, una delle quali proprio davanti all’ingresso degli Scavi, si arriva da quasi un secolo. Ed a costi decisamente più contenuti. In tempi sostanzialmente comparabili, visto che da Napoli dovrebbero  (il condizionale è d’obbligo visto lo stato disdicevole in cui versa la rete EAV) partire tre corse ogni ora, alcune delle quali dirette, che coprono il tragitto in meno di 40 minuti. E, per di più, fermano anche in prossimità degli scavi di Ercolano.

Ma allora a che serve il nuovo Frecciarossa, che si effettuerà, se va bene, solo di domenica? Forse ad evitare il rischio di promiscuità con pendolari e scugnizzi, spesso su di giri, che imperversano nei vagoni della Circum. Risanare l’eccellente rete ferroviaria che si sviluppa attorno a Napoli (forse la città italiana meglio dotata in fatto di infrastrutture su ferro) sembra evidentemente troppo oneroso ed impegnativo. Meglio puntare su un treno bandiera, destinato ad una clientela più elitaria.

In piccolo, è la stessa strategia che sta alla base del lancio dei molti treni crociera in varie parti del Mondo. Recentemente è stata diffusa la notizia della ripartenza dell’Eastern Oriental Express, lungo la penisola di Malacca. Viaggio da sogno in cabine esclusive al modico prezzo di circa tremila euro per tre notti. Un tragitto molto suggestivo che ebbi occasione di percorrere da Penang a Singapore nel lontano 1994 su un comodissimo treno ordinario, già allora dotato di televisori su ogni sedile, per una piccola frazione del prezzo ora preteso ai facoltosi turisti. E, in più, allora si arrivava fino nel centro di Singapore, dove adesso stanno aspettando una linea ad alta velocità di là da venire.

Quello di contingentare la domanda del pubblico agendo sullo strumento tariffario è una scelta che sembra destinata a diffondersi. Per esempio nelle Cinque Terre, dove da sempre si arriva prevalentemente in treno (visto che, per fortuna, si è limitata la costruzione di nuove strade che avrebbero deturpato un paesaggio unico). Poiché adesso, e per fortuna, i visitatori sono tantissimi, anche fuori stagione, si è deciso già da qualche anno di far pagare una tariffa maggiorata tra Monterosso e Riomaggiore. E, poiché questo non basta, si pensa di introdurre un ticket anche per percorrere a piedi le poche centinaia di metri riattivati della “Via dell’Amore”.

Non c’è da scandalizzarsi: “E’ il mercato, bellezza”, per dirla con Humphrey Bogart. E perciò sembra alle viste anche l’acquisizione di Italo da parte di MSC Crociere. Forse, finalmente, i nostri porti, dove attraccano navi con migliaia di turisti a bordo, saranno raccordati alla rete ferroviaria e si potrà raggiungere Roma da Civitavecchia, il Tigullio da La Spezia o Firenze da Livorno a bordo di treni veloci (per risolvere l’annoso problema di Venezia, le idee mi paiono ancora confuse). Tutto positivo, comunque: meglio un solo treno che decine di torpedoni ad intasare le strade.

Ma non basta per vincere la scommessa di rendere più attrattive le nostre città d’arte, riducendo la circolazione veicolare, con relativa congestione ed inquinamento. Per ottenere questi ambiziosi obiettivi – che molte altre capitali europee hanno già raggiunto – bisogna in primo luogo intervenire sulla rete di trasporti ordinari, quelli che dovrebbero servire sia ai residenti che ai turisti. A Roma, per esempio, da decenni si parla di Archeotram, una linea dedicata che dovrebbe toccare le principali attrazioni capitoline, pensata decenni or sono da Italo Insolera. Non se ne è fatto nulla.

L’attuale sindaco Gualtieri, finalmente, ha rilanciato il programma volto non solo a restaurare le poche linee tranviarie superstiti, quasi sempre sospese per mancanza di mezzi o binari impraticabili. Sono in progetto anche una serie di nuovi collegamenti, sia a vantaggio delle lontane periferie che del centro storico. Per esempio da Termini al Vaticano, richiudendo l’anello circolare improvvidamente abbandonato cinquant’anni fa. E allora, apriti cielo: è già cominciato il fuoco di sbarramento dei tanti che vedono con il fumo negli occhi il ritorno delle rotaie in certe vie. Tutti argomenti pretestuosi (tipo, il manto stradale non reggerebbe il peso dei veicoli) che, in realtà, nascondono la preoccupazione di perdere qualche posto auto, magari abusivo o in doppia fila, cui però si è tanto affezionati. Il tutto supportato da una campagna di stampa già lanciata sulle colonne del principale quotidiano della capitale. Perché i treni, o i tram, piacciono tanto finché rappresentano una suggestione per i turisti. Ma quando è il momento di realizzarli davvero, beh, allora è tutta un’altra storia.

Massimo Ferrari       Presidente UTP/Assoutenti


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