Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Il privato avanza nella Sanità pubblica. Si smantella il servizio sanitario nazionale. Come reagire democraticamente con richiesta di nuovi investimenti


IL PRIVATO STA PRENDENDO IL POSSESSO DELLA SANITA’ PUBBLICA, SMANTELLANDO GRADUALMENTE IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE. DOBBIAMO IMPEGNARCI PER CONTRASTARE DEMOCRATICAMENTE QUESTO FENOMENO CHIEDENDO A VIVA VOCE NUOVI INVESTIMENTI. 

   di  Gianfranco Barcella

Il presidente Toti, l’assessore Gratarola, Matteo Rosso (Coordinatore Regionale di Fratelli d’Italia della Liguria. Dal 2019 Vice Responsabile Nazionale. Dipartimento Sanità di Fratelli d’Italia)  ed Edoardo Rixi sottosegretario di Stato

L’allarme arriva dal sindacato Nursind: “ Sono stati tolti 35 milioni di euro alla sanità regionale, le assunzioni annunciate non sono state effettuate, i servizi ai malati sono a rischio  e l’apertura di nuovi reparti come il ripristino del Punto di Primo Intervento al nosocomio di Albenga sono vere e proprie chimere”. Di recente a Genova, nel Palazzo della Regione Liguria è avvenuto l”incontro tra i sindacati e l’assessore regionale delegato alla Sanità, Angelo Gratarola, per fare il punto sul tema sanitario in Liguria. Durante il confronto si è parlato <delle scarse risorse a disposizione, delle problematiche legate alla realizzazione e all’applicazione del piano socio sanitario regionale, delle criticità dei servizi resi alla cittadinanza senza tralasciare la stabilizzazione degli organici che vanno ulteriormente rinforzati>.

Albenga: Davide Canetti nel nuovo ufficio per il Nursind di Savona presso la sede EPACA Coldiretti

Tante belle parole che però non portano a nulla se si vuole migliorare la struttura sanitaria ligure– ha sottolineato  Davide Canetti, segretario del Nursind della provincia di Savona- alla sanità ligure sono state tolte risorse ben 35 milioni. Con il DDL 152, il consiglio regionale ha tolto risorse per coprire il bilancio del 2022, stornando 35 milioni di euro destinati al finanziamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Secondo i politici questa era una manovra necessaria. Probabilmente i contribuenti e coloro che lavorano nel comparto sanitario sono meno importanti come lo sono le prestazioni erogate dalla sanità pubblica sempre più in difficoltà. Nel marzo scorso  poi, avevamo già criticato la delibera di giunta regionale con la quale veniva modificata l’organizzazione delle strutture socio sanitarie e il progetto di aprirne di nuove nel triennio prossimo”.

“Senza investire economicamente in personale e servizi, come appunto sta accadendo, avremo tante belle strutture vuote. Hanno parlato di miglioramento ed apertura di reparti entro il periodo estivo ma togliendo risorse e perdendo tempo senza concretizzare nulla, questi propositi sono ormai lettera morta. Ad Albenga, il tanto atteso punto di primo intervento, utile sia per i residenti nel ponente savonese che per le centinaia di migliaia di turisti che soggiornano nelle località balneari nel prossimo periodo estivo, non sarà sicuramente operativo nei tempi previsti. Se verrà aperto”.

Per quanto riguarda la situazione inerente le assunzioni del personale infermieristico: “In Regione abbiamo le assunzioni ferme nonostante la grande necessità di infermieri. Dalle graduatorie hanno assunto giusto qualche persona e nel frattempo sono aumentati i carichi di lavoro del personale infermieristico. Se ad un certo punto, dopo  mesi in cui le giornate di lavoro potevano raggiungere e superare le 10 e 12 ore consecutive, gli infermieri avessero deciso di svolgere soltanto il proprio turno di lavoro, senza effettuare straordinari, che cosa sarebbe accaduto?”

Alla Regione chiediamo di predisporre un piano organizzativo che garantisca  il rispetto del contratto ed una giusta tutela del servizio sanitario ai cittadini ed un’attenta verifica dei carichi di lavoro degli infermieri rispetto al numero di personale presente. Il nostro sindacato si rende disponibile a trovare soluzioni congiunte- sottolinea il segretario di Nursind Savona – Resta inoltre da mettere in calendario un tavolo sulle aggressioni al personale., fatto già presente anche al tavolo aziendale della Asl2 per il Dea del santa Corona di Pietra Ligure. E’ inoltre ingestibile un tavolo di trattativa diviso con i sindacati confederati convocati ed un tavolo di trattativa ed i autonomi e di categoria, convocati in un altro. Occorre costruire un percorso di condivisione e una discussione comune, volto a cercare di uscire da una situazione insostenibile ed impossibile. Lavorando in questo modo si perde solo tempo”.

Intanto nella Asl2 si pensa a come abbattere le liste d’attesa relative agli interventi chirurgici, risolvendo  allo stesso tempo l’annoso problema dei turni di reperibilità  del personale. La direttrice amministrativa dell’Azienda Maria Beatrice Boccia, presto taglierà il traguardo della pensione ma si è già attivata in tal senso. Dal primo giugno in Asl2 arriverà Laura Lassalaz; toccherà alla nuova dirigente, oggi in Alisa, portare avanti la trattativa di un progetto che entro dicembre potrebbe tagliare le attese per i pazienti che devono essere operati.

Nei dettagli entra Massimo Scaletta per la CGIL: “Il progetto è interessante per due motivi: da una parte si vanno ad abbattere le liste, dall’altra si va a risolvere l’annosa questione che riguardava il numero dei turni di reperibilità del personale. Il tema riguarda soprattutto gli infermieri dei blocchi operatori, che in epoca Covid sono arrivati a fare 15 se non 18 giorni di turni di pronta disponibilità al mese. Il nodo è nel contratto: il vecchio documento si prestava all’interpretazione, ma il nuovo è tassativo. Dice che non si possono programmare più di 7 reperibilità al mese. Dovrà essere rivisto il sistema: Asl ci ha illustrato un progetto che mette insieme i due aspetti. In sostanza il personale lavorerà anche al sabato in turni ordinari, quindi abbattendo le liste, ma ovviamente prenderà in carico le urgenze nel caso nel caso in cui dovessero presentarsi”.

Intanto anche i medici in pensione potrebbero tornare a indossare il camice bianco per <tamponare> la carenza di urologi negli ospedali savonesi. L’Asl2 ci riprova e avvia un nuovo bando per specialisti.

Non è allarmismo né catastrofismo ma occorre prendere atto di un processo di smantellamento che procede ininterrottamente da tre decenni e che ha avuto negli ultimi anni una forte accelerazione. Cito solo un esempio tra mille: La Regione Lazio guidata da Francesco Rocca, affitta 350 posti letto in strutture sanitarie private per far fronte alle sale di pronto soccorso affollate e alle condizioni difficili in cui troppo spesso i pazienti devono attendere un posto di ricovero. A Brescia, invece arriva addirittura il Pronto Soccorso privato per le patologie di media gravità ed i fondi del PNRR per la Sanità Pubblica,ristagnano.

E’ il risultato di una precisa scelta politica, finalizzata a consegnare ai privati il più grande bene comune che abbiamo: la salute e quindi la nostra stessa vita che dovrebbe essere tutelata e garantita dallo Stato. Le aziende private, in sanità cercano di massimizzare il profitto che in questo settore si fonda sul proliferare di malati e di malattie. Non sono molto interessate a rafforzare gli interventi di prevenzione che anzi possono provocare risultati antitetici ai loro interessi: il pubblico invece può e deve investire sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce per risparmiare sui costi dei malati e delle malattie.

Una considerazione banale che mostra però come in sanità gli interessi del pubblico e del privato siano antitetici. La manifestazione  del primo di aprile a Milano, in Piazza Duomo, in difesa della Sanità pubblica ha indubbiamente rappresentato un successo. Per la prima volta non c’erano solo le associazioni che si occupano specificamente della tutela della salute, i comitati dei parenti ricoverati nelle RSA ma anche i gruppi di cittadini auto-organizzati. Costoro hanno preso coscienza, a loro spese, che nessuno gli regalerà un servizio sanitario pubblico efficiente.

Dobbiamo continuare a denunciare a chiare lettere che il settore privato si sta appropriando e sta condizionando tutti i settori del ciclo, riducendo il più possibile i servizi pubblici sul territorio, in particolare quelli di prevenzione. Occorre essere  consapevoli della posta finale in gioco: l’esistenza stessa del Servizio Sanitario Nazionale. Il suo smantellamento negli ultimi tempi ha avuto un’accelerazione molto forte. E’ una scelta politica <perversa>, finalizzata a disperdere il più grande bene comune. Afferma

Vittorio Agnoletto medico, autore di “Senza Respiro. Un’inchiesta indipendente sulla pandemia Coronavirus, in Lombardia

Vittorio Agnoletto: “La Lombardia, pur rappresentando la punta di diamante della penetrazione del neoliberismo nella sanità non rappresenta un caso isolato ed anzi sta esportando in tutta Italia, il suo modello. Solo per fare qualche esempio relativo al territorio dove vivo, un terzo dei posti letto è già ora gestito  da strutture private, tra i quali, per fare qualche nome, il gruppo S.Donato, Humanitas, Multimedica ecc. che sono in grado di condizionare le scelte regionali di politica sanitaria. I loro bilanci  sono in gran parte sostenuti da rimborsi pubblici anche attraverso un’oculata pratica del doppio binario. Ma gli interessi del pubblico e del privato sono antitetici. Il disastro si completa se chi ha la responsabilità della sanità pubblica applica al Servizio Sanitario Nazionale la logica, gli interessi e l’organizzazione tipiche dei servizi sanitari privati. La riduzione ai minimi termini della medicina territoriale e dei servizi di prevenzione è uno dei risultati più evidenti di tale logica come già accennato in precedenza.

La Lombardia, pur rappresentando la punta di diamante della penetrazione del neoliberismo nella sanità, non rappresenta un caso isolato ed anzi sta esportando in tutt’ Italia, il suo modello. D’altra parte una manciata di multinazionali (Hoffmann, La Roche, Pfizer, Glaxo, Novartis, Merck, Moderna, Atrazenica, Sanofi ecc.), riunite in Big Pharma hanno il quasi totale monopolio, nel mondo occidentale e quindi anche in Italia nella produzione di farmaci e vaccini. Come hanno più volte dichiarato i dirigenti dei grandi Fondi Finanziari : “La sanità è uno dei settori maggiormente redditizi per gli investimenti privati a condizione che lo Stato, le istituzioni religiose e le realtà no profit, facciano un passo indietro”.

Il SSN nazionale è agonizzante: mancano 30-40 mila medici, circa 100.000 infermieri, mentre negli ultimi vent’anni 180.000 operatori sanitari hanno lasciato il nostro Paese e lavorano all’estero in condizioni decisamente migliori di chi ga scelto di rimanere. Non si ferma la fuga dal servizio pubblico, dovrebbe limitarsi l’uso <dei medici a gettone> che a discapito di un’etica della professione, guadagnano in una settimana quello che un medico ospedaliero del SSN percepisce in un mese.

Ci fermiamo qui con i numeri del disastroso servizio sanitario pubblico, ormai conosciuti anche da tutti i media. Tutto questo ricade pesantemente ed in varie forme sui cittadini. Solo per fare alcuni esempi pensiamo alle liste d’attesa infinite. Rimarchiamo solo che la spesa sanitaria delle famiglie ha ormai raggiunto i 36 miliardi. Ancora le rette mensili, per un ricovero in RSA possono arrivare anche a 3000 euro mensili gran parte dei quali richiesti direttamente al cittadino ed ai familiari, nel disprezzo totale di quanto stabilito dalla nostra legislazione che prevede che la retta sia suddivisa tra una quota sanitaria a carico del SNN ed una quota sociale suddivisa tra il cittadino tra il cittadino (in relazione all’ I.S.E) e il comune di residenza”.

Le conseguenze  di tale situazione le conosciamo tutti: una parte significativa della popolazione (secondo varie indagini tra il 7 e l’11% dei cittadini), non si cura più o non cura almeno una delle patologie delle quali è affetto. E la situazione continua a peggiorare. Uno dei principali indicatori, utilizzato a livello internazionale per studiare lo stato di salute di un Paese sono i giorni liberi da malattia delle persone ultra 65enni, che negli ultimi anni in Italia è precipitato.

Il prossimo passaggio potrebbe essere un prossimo abbassamento dell’aspettativa di vita, parametro nel quale abbiamo raggiuntole posizioni di testa, a livello mondiale, proprio grazie al nostro SSN ad accesso universale, nato con la legge 833 del 1978, portato dall’Oms come esempio ed invidiatoci dai popoli di tutto il mondo. Ma questo ora è solo un lontano ricordo. Il rilancio del SSN non potrà realizzarsi senza un duro scontro politico che metta in discussione gran parte dei profitti e dei privilegi concessi alla sanità privata in questi decenni. L’idea che sia possibile tornare ad una sanità ad accesso universale in modo indolore senza un aspro conflitto sociale è illusorio.

Un esempio recente da stigmatizzare: non è credibile rappresentare le Case  di Comunità come la punta avanzata del Servizio Sanitario Pubblico e come  è avvenuto in Emilia Romagna pubblicare dei bandi di gara con project financing e partnerschip pubblico-privato. Il risultato è quello di svuotare il SSN , il quale rischia di diventare sempre più simile  alla realtà statunitense, un servizio per le fasce povere della popolazione alle quali vengono garantite solo le emergenze ed i servizi di base, oltretutto in una società nella quale la maggioranza delle nuove generazioni sono estranee e probabilmente tali resteranno, nell’ambito dei contratti collettivi a tempo indeterminato, per quanto riguarda l’ambito occupazionale.

Indico alcuni punti della piattaforma elaborata in occasione delle recenti mobilitazioni che si concentra  su cosa sarebbe possibile fare nell’immediato. Siamo ovviamente ben consapevoli della necessità di cambiamenti profondi e strutturali che richiedono non solo tempi più lunghi, ma anche un accumulo di forze impegnate sul territorio.  In ogni Regione deve essere istituito un unico Centro di Prenotazione dove devono confluire tutte le agende anche delle strutture  private accreditate. I tempi di erogazione delle prestazioni, stabiliti a livello regionale , devono essere rispettati in base alla priorità indicata dal medico curante e questo deve essere uno degli obiettivi  sui quali valutare i direttori generali e i Rua, responsabili unici delle liste d’attesa. Nelle strutture accreditate  devono essere garantiti tempi simili di erogazione a chi afferisce tramite il Servizio Sanitario Nazionale.

E a chi afferisce tramite il servizio sanitario nazionale e a chi invece arriva  come soggetto pagante, il quale potrà  scegliere l’equipe, i giorni ed il trattamento alberghiero ma non dovrà essere il portafoglio a stabilire i tempi della cura. Nelle strutture pubbliche se i tempi d’attesa superano in modo significativo, quelli previsti per legge deve essere interrotta l’attività intramoenia (prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale).

Nelle strutture  private accreditate il personale addetto a rispondere alle richieste che giungono attraverso il Ssn non può in alcun modo proporre prestazioni private, vanno sanzionate quelle realtà private  che prevedono una premialità agli addetti al call-center che riescono a spostare sul privato una richiesta giunta per il servizio  sanitario pubblico. Per quanto riguarda il personale sanitario, vanno stabilizzati  tutti i precari medici, infermieri ecc. ad oggi operanti nelle strutture sanitarie, cancellando definitivamente il blocco delle assunzioni. Deve essere contrastato  il fenomeno <del medico a gettone>, stabilendo una data una data  oltre la quale tale pratica sarà vietata attivando da subito canali innovativi di rientro nel SSN per i medici interessati. Contestualmente devono essere aumentati gli stipendi dei medici  e del personale sanitario, tra i più bassi dell’Europa occidentale e vanno previsti degli incentivi e una diversa organizzazione dei tempi per alcuni settori, maggiormente esposti a situazioni di stress e di Burnout. Deve essere superato il numero chiuso alla facoltà di Medicina  ed ampliati i posti nelle  Specialità. Deve essere favorita l’aggregazione tra Mmg (medici di medicina generale), utilizzando e incrementando i fondi già destinati a questo scopo, aumentando gli orari di apertura degli ambulatori.  Deve essere rivisto il percorso formativo per Mmg garantendo il medesimo riconoscimento economico spettante agli iscritti alle scuole di specialità.

Le Case di Comunità non devono  essere appaltate  al privato, né essere  semplici unioni di poliambulatori, ma strutture pubbliche a forte integrazione sociosanitaria, per la presa in carico complessiva delle persone. L’accreditamento delle strutture private deve essere rilasciato solo in relazione al fabbisogno di assistenza definito dalla programmazione sociosanitaria e in base alla capacità o meno, delle strutture pubbliche presenti di rispondere alle necessità, evidenziate sul territorio. Superando una situazione di Far West dove chiunque possa ottenere l’accreditamento. Ad esempio va cancellato il principio di equivalenza tra pubblico e privato vigente in Lombardia, grazie alla legge regionale n.21/2002.

In campo sanitario deve essere preminente il pubblico ! L’esternalizzazione  dei servizi invece  dovrebbe essere proprio cancellata oppure ridotta al minimo indispensabile e comunque per tempi limitati. In particolare  le cooperative devono essere sottoposte a precisi controlli rispetto alla quantità e alle qualifiche  del personale e agli orari di lavoro che devono rispettare; ad es. per i periodi di riposo, in sintonia con quanto previsto dalle regole  comunitarie.

Nelle R.S.A. (Residenze Sanitarie Assistenziali), devono essere rispettati i parametri di legge e i contratti anche in quelle  gestite dal privato. E’ necessario  stabilire dei limiti alle rette d’accesso alla Rsa e ottenere il rispetto  nella suddivisione della spesa tra  regione, cittadino e comune di residenza, attualmente gran parte dei costi pesano sulle singole famiglie. In prospettiva va profondamente modificato  il sistema  di assistenza alle persone anziane e/o autosufficienti, sottraendoli al monopolio privato  e puntando ad un’integrazione socio-assistenziale con il territorio, riconducendo gli interventi all’interno del Servizio Sanitario Nazionale al contrario di quanto previsto dal disegno di legge sugli anziani fragili, recentemente approvato.

Il prof. Matteo Bassetti

Lo scontro per difendere e/o  ottenere un  Servizio Sanitario Pubblico sarà uno degli elementi caratterizzanti i conflitti sociali dei prossimi anni. La salute  è un bene più prezioso che ogni essere umano  possa avere e la tutela della salute propria e dei propri cari è da sempre in cima alle preoccupazioni di ognuno di noi e su questo terreno  il conflitto con la logica neo liberista sarà uno degli elementi caratterizzanti  i conflitti sociali  dei prossimi anni. E’ necessario che si costituisca un movimento popolare che chieda da subito un aumento significativo dei fondi per la Sanità pubblica ed una loro distribuzione finalizzata a potenziare  la medicina territoriale, la prevenzione  e la diagnosi precoce. Esattamente  il contrario di quanto sta avvenendo ora nel nostro Paese, secondo quanto previsto dal precedente governo Draghi. Tra due anni alla Sanità sarà destinato meno del 6,1% del PIL, meno quindi  della soglia minima  individuata dall’OMS perché ogni  Paese garantisca un’assistenza sanitaria sufficienti  ai propri cittadini.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Non c’è da stare allegri! Se poi pensiamo all’ affermazione, fatta di recente da Matteo Bassetti c’è da disperarsi. Il direttore della Clinica Malattie Infettive ospedale policlinico San Martino di Genova , intervenendo al Festival del Progresso Sociale, in corso al Palazzo delle Stelline di Milano e promosso dalla Fondazione Pubblicità Progresso. “Il 60-70% dei nostri ospedali sono stati costruiti più di 70 anni fa-ha spiegato-con concetti edilizi di una volta. Dovremmo cercare di guardare in qualche modo al futuro in maniera diversa, per poter affrontare una nuova eventuale pandemia, senza soccombere”. Ad ogni modo secondo Bassetti :”L’Italia ha fatto un figurone, durante la pandemia dal punto di vista medico-scientifico”. “Siamo stati il primo Paese ad affrontare il Covid 19 -ha aggiunto- E grazie allo sforzo dei nostri sanitari non abbiamo fatto una brutta figura, anzi: in Europa siamo stati il primo Paese per la produzione scientifica sul Covid, il quarto nel mondo”. “Ma i nostri sanitari –ha concluso Bassetti- hanno gestito un sistema che faceva schifo e che complessivamente non era organizzato”.

Speriamo che il nuovo Covid XBB 1,5 ci risparmi!

Noam Chomsky affermava : “Questa è la strategia standard per privatizzare: togli i fondi, ti assicuri che le cose non funzionino, la gente si arrabbia e tu consegni il tutto al capitale privato”.

Cgil: Andrea Pasa segretario provinciale

Ah, dimenticavo… Ormai si partorisce anche in autostrada! Il segretario provinciale della Cgil Andrea Pasa, il quale chiede da tempo un incontro con le autorità regionale, per trovare una soluzione alle problematiche savonesi, così ha commentato l’evento del parto avvenuto in ambulanza nella giornata di giovedì 25 maggio a pochi metri dal casello autostradale di Savona: “Auguri alla piccola Amaris, congratulazioni a mamma e papà e complimenti al personale medico ed ai militi che garantito che tutto andasse bene grazie alla loro professionalità e prontezza. Per il resto un’altra vergognosa figura della Regione Liguria, che non ripristinando il punto nascite di Pietra Ligure, chiuso da questa amministrazione regionale illo tempore, continua l’opera di smantellamento della Sanità Pubblica Regionale, della sanità territoriale e soprattutto savonese, e mette in seria difficoltà migliaia di cittadini fino a minacciare il diritto alla nascita. Da alcuni anni, in provincia di Savona, nascere per strada è diventata la normalità. Siamo la provincia con un record poco invidiabile: abbiamo il maggior numero di nascite nelle piazzette autostradali”.  La risposta della Regione non si è fatta attendere con l’Assessore Regionale alla Sanità il quale ha affermato: “ Non è in atto alcun smantellamento! Il diritto alla nascita è garantito in sicurezza!”

Gianfranco Barcella

 


Avatar

G.F. Barcella

Torna in alto