COVID-19 E IL RITORNO DELLA PREVENZIONE: CON QUALI VACCINI?
di Federico Licastro*
La storia dei vaccini si può ricondurre agli esperimenti fatti fin da epoche lontane con il virus del vaiolo. Inizialmente si provò a indurre l’immunità adattativa verso questo patogeno inoculando in un soggetto sano una piccola quantità di materiale essiccato prelevato dalle pustole di vaiolo. Questo procedimento venne chiamato variolazione, e permetteva di sviluppare l’immunità causando solo una lieve infezione. Tuttavia, il metodo non era sicuro, in quanto si potevano sviluppare anche infezioni fatali. Jenner con la sua clamorosa intuizione introdusse la vaccinazione vera e propria: l’infezione con il virus del vaiolo bovino (virus vaccino) indotta con la vaccinazione nell’uomo conferiva la protezione immunitaria verso una seguente infezione del vaiolo umano. Il virus del vaiolo bovino, infatti non causa malattia nell’uomo, ma possiede antigeni uguali al virus umano. L’inoculazione del virus bovino causa soltanto una lieve infezione sub-cutanea, ma induce una risposta immunitaria che ha attività crociata verso il virus del vaiolo umano, conferendo quindi protezione all’individuo vaccinato.
Questo evento permise di determinare i principi generali della vaccinazione umana sicura ed efficace e lo sviluppo dei vaccini si basa fondamentalmente su due vie empiriche:
- vaccini preparati da microrganismi attenuati vivi con ridotta patogenicità, ma con attività immunostimolante intatta.
- vaccini basati su virus uccisi o inoculazione di componenti purificati che sono efficaci nella stimolazione dell’immunità quanto l’intero microrganismo vivo
Le caratteristiche obbligatorie di un vaccino
Le caratteristiche per ottenere un vaccino efficace dipendono innanzitutto dalla natura dell’microrganismo verso cui vogliamo ottenere l’immunità. Ad esempio, i patogeni extracellulari richiedono la presenza di anticorpi per evitare il progredire dell’infezione, mentre quelli intracellulari, in linea di massima, richiedono la presenza di cellule T CD8.
Il tetano e la difterite causano malattia attraverso l’azione di esotossine e in questo caso si deve indurre la produzione di anticorpi per bloccare la tossina e quindi lo sviluppo della malattia.
Anche in presenza di alcuni virus è utile stimolare la produzione sia di anticorpi che di cellule CD8. Infatti, come succede nel caso della poliomielite, quando il virus entra nelle cellule non è più controllabile dagli anticorpi ma solo dalle cellule T citotossiche.
Il vaccino ideale sarebbe quello che stimola le difese specifiche dell’ospite nel punto in cui il patogeno penetra all’interno dell’organismo.
La maggior parte dei patogeni entra attraverso le mucose del tratto intestinale o del tratto respiratorio. Solo alcuni patogeni entrano direttamente nel sangue attraverso punture di insetto. Quindi stimolare l’immunità delle mucose è l’obiettivo primario dei vaccini.
È utile anche individuare il bersaglio antigenico verso cui indurre la produzione di anticorpi o delle cellule T, perché vi sono antigenici multipli per ciascun patogeno, ma non tutti inducono immunità protettiva.
Le vaccinazioni che vengono fatte oggi sono sicure ed efficaci tanto che molti Paesi sviluppati hanno reso obbligatoria la vaccinazione infantile verso molte malattie, come indicato in tabella XII-1.
Tabella: I principali vaccini impiegati oggi verso i patogeni che causano le principali malattie infettive.
Malattia | Agente patogeno | Tipo di vaccino |
Morbillo | Morbillivirus | Virus attenuato |
Parotite | Rubulavirus | Virus attenuato |
Poliomielite | Poliovirus | Virus attenuato |
Tetano | Clostridium tetani | Virus ucciso |
Pertosse | Bordetella pertussis | Virus ucciso |
Difterite | Corynecbatterium difhteriae | Virus ucciso |
Meningite | Haemophilus B | Virus ucciso |
Epatite B | Epatovirus | Ricombinante |
Varicella | Herpes zoster | Virus attenuato |
Sono attualmente impiegati miscele di vaccini che con una unica iniezione inducono immunizzazione verso più microrganismi. Ad esempio, il vaccino trivalente contro difterite-tetano-pertosse contiene i tre agenti patogeni e prende il nome di vaccino DTP.
I requisiti importanti per ottenere un vaccino efficace:
- deve essere sicuro. Dal momento che il vaccino in genere viene somministrato ad un elevato numero di persone, non è accettabile un vaccino che presenti anche solo una bassa tossicità.
- deve indurre immunità protettiva in una elevata percentuale di persone a cui viene somministrato
- deve indurre la memoria immunitaria di lunga durata perché è costoso fare somministrazioni ripetute dello stesso vaccino
- deve essere economico
La vaccinazione risulta protettiva quando non solo impedisce l’infezione delle persone vaccinate, ma riesce anche a limitare la trasmissione della malattia. Questo risultato si ottiene poiché la vaccinazione inibisce la presenza di possibili riserve umane del patogeno proteggendo quindi indirettamente anche persone non vaccinate, immunità di gregge.
I vaccini genetici. I vaccini genetici sono costituiti solo dal materiale genetico DNA o RNA del batterio. Il microrganismo responsabile non viene più ucciso o indebolito ma viene presa solo una parte del DNA di esso. I vaccini genetici agiscono in questo modo: i plasmidi iniettati nel muscolo o nella cute si dirigono verso il nucleo delle cellule presenti in questi siti e le inducono a produrre le proteine antigeniche caratteristiche del batterio. La sintesi di queste proteine induce nell’organismo sia la stimolazione dei linfociti B e quindi la produzione di anticorpi che la stimolazione delle cellule T. Queste cellule vengono attivate a cellule effettrici mentre altre si differenziano in cellule della memoria inducendo protezione immunitaria dell’organismo.
Appartiene a questa categoria il vaccino anti Covid-19 a mRNA sviluppato dalla Pfizer. Tuttavia, vi sono alcune importanti limitazioni quali le temperature di trasporto e conservazione delle dosi di vaccino appartenenti a questa categoria che se sono molto basse e incidono sul costo e la logistica delle campagne vaccinali
Il vaccino della Pfeizer-BionTech anti Covid-19 è stato approvato dall’EMA nel 2021 e consigliato per tutte le persone con età da 16 anni in poi. Non è consigliato per le donne in gravidanza e in allattamento. Per le persone con sistema immunitario compromesso va usata particolare prudenza. Per questo vaccino si devono somministrare 2 dosi, la seconda entro 21 giorni dalla prima. Non è chiaro ancora oggi quanto duri la protezione vaccinale né se i soggetti vaccinati possano trasmettere il virus in qualità di portatori sani.
Agli inizi di gennaio 2022 EMA ha approvato anche il vaccino sviluppato da Moderna che ha caratteristiche simili a quello di Pfizer-BionTech, prescrizioni e limitazioni analoghe. Anche per questo vaccino si devono somministrare due dosi. Ma la realtà ci ha mostrato che occorrono vari richiami per ottenere una protezione più duratura.
Corbevax: il vaccino senza brevetto di cui si parla poco o niente
Mentre i cittadini dell’Europa e dell’Italia aspettano le quarte o quinte rivaccinazione con il vaccino “tagliato” su Omicron prodotto dalla Pfizer, una notizia importante è passata sotto silenzio. A Houston una microbiologa italo-honduregna, Maria Elena Bottazzi, del Texas Children’s Hospital e Baylor College of Medicine, ha contribuito a creare un diverso vaccino anti-Covid, il Corbevax. Questo è un vaccino sviluppato con tecniche “tradizionali”, simile a quello che utilizziamo contro l’epatite B, e che per scelta non ha un brevetto industriale e ha costo molto contenuto. Questo vaccino è stato ideato per fornire un aiuto concreto ai paesi che in questo momento dipenderebbero interamente dal “buon cuore” dell’Occidente.
Corbevax ha avuto l’ok definitivo dall’Organizzazione mondiale della Sanità, e sono già operativi accordi per la produzione del vaccino in India, Indonesia, Sudafrica e Botswana. In assenza di brevetto il costo di produzione del Corbevax è inferiore ai due dollari e alla portata di tutti.
Corbevax potrebbe arrivare da noi?
La documentazione scientifica dei protocolli clinici è stata presentata ad EMA e FDA, ma è necessario avere un partner per la produzione industriale in Europa e USA. A quanto sembra non ci sono aziende che corrano in cerca di una partnership perché c’è poco interesse per lo scarso ritorno economico.
Sin dall’inizio della pandemia esperti e scienziati hanno tenuto a ricordare che senza una distribuzione equa di vaccini e cure, uscire dall’emergenza si sarebbe rivelato molto complesso. Le caratteristiche pandemiche sono ormai note a tutti; il Covid-19 si diffonde senza barriere, produce varianti e queste ultime hanno sempre più alte possibilità di sfuggire ai vaccini costruiti sul “prototipo iniziale”.
Secondo un articolo pubblicato su eBioMedicine del gruppo editoriale “The Lancet” due dosi di Corbevax sono sufficienti per indurre una protezione duratura anche contro le varianti e i rischi di eventi avversi sono molto bassi. Inoltre, secondo un rapporto rilasciato dal National Institute of Health americano il vaccino Corbevax è sicuro anche per i bambini.
Non sarebbe il caso di dare vita a un’azienda farmaceutica pubblica?
Come abbiamo capito dalla fase acuta del Covid-19 che ancora non ci ha abbandonato e che persiste in forma endemica, è molto probabile che nel prossimo futuro ci saranno nuove pandemie causate da altri microrganismi. Quindi la difesa delle popolazioni da queste future infezioni e pandemie rimane un problema di grande rilevanza per la salute pubblica. Quindi sarebbe opportuno finanziare e fondare la nascita di un’azienda farmaceutica pubblica a dimensione europea. Questa operazione è indispensabile per ottenere tre obbiettivi: non costruire profitti generati in gran parte dalla ricerca pubblica, tenere i prezzi bassi e orientare la ricerca biomedica sia pubblica che privata.
I vaccini ad mRNA quando sono stati presentati avevano come obbiettivo la capacità di bloccare il passaggio dall’infezione alla malattia, non erano stati testati sulla capacità di bloccare la trasmissione del virus. Un’azienda pubblica avrebbe messo questo come obbiettivo prioritario.
Una corretta comunicazione-
Sarebbe auspicabile una comunicazione più corretta e trasparente. Nel caso del vaccino a mRNA sono stati fatti molti errori: in primis l’assicurazione che la trasmissione del virus sarebbe stata evitata con il vaccino, affermazione che poi ha fornito tanto spazio alla polemica no vax quando è stato dimostrato che non era corretta.
E la trasparenza? Le istituzioni sanitarie sono state poco trasparenti nel periodo pandemico acuto e sono oggi quasi afone. Per non parlare dei vari esperti che ancora si aggirano fra gli studi televisivi che hanno mostrato avere numerosi conflitti di interesse che non assicurano una giusta imparzialità.
Il monitoraggio Covid-19 dell’penultima ultima settimana di maggio comunica che sono stati registrati 14.619 nuovi casi (+1,9%) e 150 decessi (-7,4%). Il Covid continua a essere fra noi e a mietere vittime. La comunicazione permane difettosa, non aiuta ad aumentare la fiducia dei cittadini in coloro che hanno incarichi di responsabilità pubblica e scava tunnel sotterranei che poi si manifestano con l’assenteismo civico e il rancore che indeboliscono la democrazia e la nostra capacità di resilienza.
Federico Licastro
(Professore dell’Alma Mater già professore di Immunologia dell’Università di Bologna, Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (DIMES) Bologna)