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Il centro politico italiano: dove la politica diventa un gioco di denaro. La lotta per il potere tra Calenda e Renzi non ha nulla a che fare con l’ideologia, ma solo con i soldi


Il centro politico italiano: dove la politica diventa un gioco di denaro. La lotta per il potere tra Calenda e Renzi non ha nulla a che fare con l’ideologia, ma solo con i soldi.

di Antonio Rossello

Altro che politica. Questi, che non sanno nemmeno che cos’è l’ideologia, non indugiano evidentemente ad idolatrare il dio denaro. Il denaro è il fine della lotta. Non si tratta di piccole somme di denaro. Nello scontro delle ultime ore tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, i soldi hanno pesato molto. Tanto quanto, se non più delle beghe politiche (oltre ovviamente ai caratteri dei due). In gioco ci sono diversi milioni di euro, a cominciare da quelli che Azione e Italia Viva raccolgono tramite il 2xMille.
Calenda, con l’avvio del cantiere centrista, avrebbe voluto avere tutti i soldi nella cassa immediatamente. Non si fida del suo alleato, considerando il blitz che lo ha portato all’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato all’inizio della legislatura, nonostante i voti mancanti di Forza Italia, poi l’imposizione di un fedelissimo come Ernesto Carbone come giudice del Csm in quota Terzo polo. E, da ultimo, la decisione di nominare il direttore del quotidiano Il Riformista è stata comunicata all’alleato solo un quarto d’ora prima di renderla pubblica con una conferenza stampa. Ma cosa dire dei continui viaggi come conferenziere in paesi politically incorrect come l’Arabia Saudita? Chi pagherebbe il conto, se l’arabo non fosse soddisfatto della performance del giullare fiorentino? Il caso Consip è stato archiviato, ma il lupo ha perso solo il pelo? Tra Calenda e Renzi c’è una crisi. Si tratta di uno scontro spietato, un corpo a corpo con il coltello tra i denti… Quanti si erano chiesti se stesse emergendo un nuovo centro politico ora devono capire che non è così.
Anche i nostalgici del centrismo avevano guardato timidamente alla prospettiva, poiché nella storia politica dell’Italia il centrismo è stata la formula politica imperniata sulla Democrazia Cristiana, che ispirò i governi della Repubblica Italiana dal 1947 al 1958 e, almeno formalmente, fino al 1963. In senso lato, può essere definito come la tendenza a creare aggregazioni politiche di centro, come sembravano aver promesso i due litiganti furiosi. Ma venerdì il leader di Azione ha annunciato via Facebook che è stato convocato il Comitato Politico del Terzo Polo per discutere e votare sulla proposta di costituzione del partito unico. Non ci sono più tempi da perdere. Il suo grido d’allarme suona come un “basta con i tatticismi di Renzi“. Certamente, i due marpioni potrebbero trovare mille scuse ora per non rimanere legati in un pastrocchio centrista senza futuro e avere mano libera per veleggiare prima o poi verso attraenti approdi del centro-destra, specialmente nel momento in cui il Cavaliere Silvio sembra doversi ritirare per motivi di salute. Qual è la posta in gioco?
Ora i due mostriciattoli si stanno prendendo gioco della situazione. Tuttavia, coloro che da tempo sanno che c’è un forte legame tra il declino della politica e il crollo verticale delle copie di alcune testate, ne approfittano. Forse non esistono più magnati della stampa come una volta, editori parsimoniosi e colti con occhi acuti, ma ancora ci sono persone che investono denaro e ci guadagnano o perdono. Perché non sfruttare questa opportunità per contrastare il cadavere che avvolge il dibattito odierno sul rapporto tra la stampa e le presunte leadership nei governi o nei partiti?
L’ennesimo miracolo all’italiana (o trauma) appare come un fulmine a ciel sereno in un’era in cui la comunicazione non comunica e non rappresenta più, per diverse ragioni, l’opinione pubblica. Persone che conoscono Matteo Renzi, noto tra le masse lavoratrici per aver allargato la precarietà con il Job’s Act e per aver abolito l’articolo 18, e forse un po’ meno conosciuto di Calenda, il giovane capitolino d’hoc, come nonno Luigi Comencini, noto tra i padri della cinematografia italiana… Calenda ha esclamato con rabbia: “Basta con i tatticismi!“. Egli è disgustato da Matteo Renzi, che sembra non voler sciogliere Italia Viva per unirsi con Azione nel partito unico liberaldemocratico, non vuole finanziare il nuovo soggetto e non vuole finanziare le campagne elettorali. Seguono ore confuse in cui volano molti stracci tra i sostenitori di Calenda e quelli di Renzi. Ma quando leggerete questo, la situazione potrebbe essere finita male o risolta pacificamente…
È sempre più evidente un grande scollamento tra l’informazione e il sentimento dell’opinione pubblica. Cosa è cambiato? Ci sono giornali che provocano ansia e politici che si comportano al di sotto della decenza. È evidente a tutti che in Italia, a causa della scomparsa dei partiti di massa, la personalizzazione della politica ha causato una diminuzione del sistema dei media tradizionali (e non solo). Quindi la narrazione imperversa.
Narrazione in cui si crogiolano questi politici che non cercano la politica del centrismo. Vogliono invece un nuovo soggetto politico di centro che “federi” altri soggetti politici intorno a loro? Un progetto di terzo polo centrista che inizi a stabilire relazioni – e ad aggregare – con altre forze di centro a partire dal Parlamento? Sembra ragionevole dire di no, disgustati dalla situazione. La questione principale riguarda i fondi che devono essere destinati al progetto comune. I soldi devono sostenere la tempistica per arrivare al partito unico in autunno, in tempo per la campagna elettorale delle elezioni europee del 2024. E chi gestirà la cassa? Da qui deriva il clima di scontro al centro.
Antonio Rossello


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A. Rossello

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