La chiamata a Sindaco. Incarico impegnativo quanto gravoso, coinvolto il primo cittadino tra la non facile accettabilità di un evento a se stante, quanto del compiuto adempimento di attese dell’ intera comunità.
di Sergio Ravera
Disgregante di per sè laddove la personalizzazione diventa in ognuno di noi tema di quotidianità. In città, silenzio e frastuono perdono, pur nella loro diversificazione, significatività allorquando al bene comune si contrappone l’interesse del singolo. Non è una novità, ma tale si presenta se, con il trascorrere dei giorni, gli accadimenti, oltre a spasmodica risonanza, vanno assumendo caratteri di specificità e determinatezza.
Siamo oggi, e maggiormente con il trascorrere dei giorni, partecipi della proposta di parcellizzazione della città, interventi a singhiozzo, scegliendo nel centro storico tra chi penalizzare e chi favorire. Nella piena consapevolezza che procedendo senza un obiettivo ordinato si rischia con la pedonalizzazione di spegnere Savona. Del tutto.
Obiettivo identificabile in un primo approfondimento di problemi che coinvolgono attori diretti e loro rappresentanze. Dare visibilità e aspettative oggi ai cittadini, agli ospiti nel prosieguo di fattibilità del piano. Partendo dall’arredo urbano del centro storico, rivalutando piazze e angoli dimenticati che già incidono negativamente sulla qualità della vita dei residenti.
Sia consentito porre l’accento sulle priorità che un Sindaco ha il compito di affrontare, partendo dalla salute dei suoi concittadini, quindi al loro star bene concomitante la migliore operatività del tessuto economico di base: da tempo, il terziario. La chiusura ai mezzi di trasporto di una strada, di un quartiere, implica la necessità di una attenta valutazione di conseguenti reazioni, ad iniziare dagli autòctoni, con servizi al momento disponibili, in seguito fors’anche inagibili quanto inaccessibili, creando serie difficoltà motorie negli interessati, in una popolazione, ricordiamolo, di gran lunga tra le più anziane d’Italia.
Tanto meno dimentichiamo il secondo preminente ruolo degli aspetti economici del centro, allorquando assistiamo alle proteste dei commercianti, piccole unità con una clientela di base che potrebbe rivolgere, stante un errata pedonalizzazione, la domanda di acquisto di prodotti e servizi verso i grandi magazzini. Conseguente, la perdita di una clientela stanziale nonché di occasionali avventori. Per non sottacere delle non lievi ripercussioni sul costo di prodotti e servizi e sulla formazione dei bilanci aziendali.
Una idea, un progetto che non convince. Savona è una piccola città con un piccolo centro, in quanto tale non consono a creare isole artificiali, essendo nato in epoca medioevale e ottocentesca. Troppo spazio alle costruzioni, ingente l’occupazione di suolo dal secondo dopoguerra nel convincimento che l’aria non sarebbe mancata dinanzi ad una distesa di mare tanto ampia. Con il risultato di trovarci ora nelle ristrettezze accentuate dalla inerzia, dall’indolenza di passate amministrazioni che hanno ignorato la vendita della banca, successivamente del porto mercantile, da sempre punto di riferimento quest’ultimo nella creazione di ricchezza della città.
E con quanta fatica si è passati alla fine degli anni ottanta del secolo scorso a configurare un campo universitario, alla cui realizzazione perseguita con ferma convinzione dalla Camera di Commercio si opposero in prima istanza Comune, Provincia e qualche associazione imprenditoriale. Le gelosie dei piccoli centri. Smania, ossessione di uomini stolti, egocentrici.
La pedonalizzazione oggi non paga. Si guardi con maggiore attenzione al futuro implementando un tessuto economico in gran parte obsoleto. Ma ai nastri di partenza non si colgono al momento partecipanti se è vero che il nostro entusiasmo si manifesta laddove in centro nasce un nuovo negozio, mentre grigie serrande scrostate si susseguono talvolta l’una all’altra. Pressochè ignorate.
Contrario alle pedonalizzazione? Certo, oggi. Già, nessuno avrebbe pensato che Corso Italia avrebbe resistito alla chiusura dei mezzi di trasporto, forse sottovalutandone a priori le positività: una strada soleggiata anche durante l’inverno, un itinerario che porta ai giardini, un tragitto che ci accompagna alla passeggiata a mare. In netta contrapposizione lo stesso Corso Italia, il breve passeggio aperto oggi a monte con ben pochi frequentatori. Né convince qualche idea non del tutto accantonata: la vieppiù trascurata Paleocapa dai gradevoli portici, tutt’oggi ambiti per brevi passeggiate, che divide in due il centro, dando preminenza alla parte a mare rispetto al conglomerato verso la collina.
Troppo importante per la città deciderne le sorti partendo dalla pedonalizzazione. Se vogliamo passare da un contesto post-industriale ad una moderna economia terziarizzata occorre rifare i conti con il passato, individuando nuove strategie di sviluppo. Con tecnici di chiara fama.
Sergio Ravera