In attesa, ad occhi chiusi
Sul giornale, tre colonne di autentico piombo: riportano il lettore al materiale in uso secoli or sono nella compilazione di testi per quotidiani e libri. Servizi giornalistici, oggi, per parlare ancora della in(de)finita Aurelia bis, del suo completamento sulle prime alture di Savona. Già. Perché il primo “tassello” (una novità in tanto grigiore!) , la superstrada verso levante, è ferma a chiocciare deponendo in continuazione uova fuori dal nido. Mentre in alto si pensa al suo prolungamento che correrà veloce (finalmente, è il comune grido da sinistra e destra) in quanto “infrastruttura chiave nel piano di riordino della mobilità di Savona”. Ero qualche giorno fa ancora convinto che il nodo principale si configurasse nella definizione della mobilità verso levante. Credo che una capatina in diversificate ore del giorno sarebbe utile.
Dunque, poco più di un nonnulla. Tre chilometri di gallerie, 143 milioni di euro destinati a lievitare – come in ogni opera pubblica italiana – peraltro a perfetta somiglianza della consorella: quella verso le Albisole. Nel frattempo, contiamo gli anni per la progettazione esecutiva, ultimo tassello che soggiace ad una infinità di deliberazioni ai diversi livelli istituzionali (paradossalmente indefiniti anch’essi) che obbligatoriamente prescrive il passaggio, appunto, dalla preliminare alla definitiva, quindi alla esecutiva. Dimenticanze? Forse, pur correlate all’attesa di fondi pubblici e successive gare d’appalto e ricorsi dovuti. Pensate a seguire il processo. Pensate mentalmente al trascorrere del tempo per la sua attuazione!
Fors’anche, direi tanto più, sorvolando su un quadro incompiuto, ancora sul levante, alle interconnessioni dell’Aurelia bis con le Albisole e Celle Ligure. Un sogno che non può consumarsi attorno ad un tavolo.
Savona, seriamente, con la dovuta attenzione, se vorrà proporsi dinanzi ai Governi centrale e regionale come capoluogo effettivo, trainante il territorio provinciale nel suo complesso, dovrà misurarsi con le attese di sviluppo della Riviera e dell’entroterra, con l’assoluta necessità di un piano organico generale che coinvolga le rappresentanze delle comunità che la partecipano, partendo dai servizi essenziali, non ultima la sanità, e partecipando alle aspettative di settori della nostra economia penalizzati, oltre che dalla mobilità verso costa ed aree interne, dall’approvvigionamento di materie prime e di servizi, cui soggiace il turismo stesso in sofferta gara con le opportunità offerte nelle comunicazioni da altre regioni, da altri continenti.
Che si parta sempre dal fondo, senza piani organici, lo dimostra in questi giorni l’intervento stesso, a Savona, nella configurazione di aree pedonali, necessarie quanto dovute ad una vita meno spericolata, maggiormente consona alle esigenze dei cittadini.
Sergio Ravera
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C’è davvero chi pensa?
Savona città mi sta incuriosendo. In attesa di essere rivoltata come un calzino male inserito in una scarpa ancorchè piccola per la realizzazione di una piccola isola di pedonalizzazione di un piccolo centro, di una piccola città al di sotto complessivamente dei 60mila abitanti. L’attesa invece è grande delle aziende commerciali e delle imprese di servizio. Chiudi là, apri …… all’impossibile se mancano aree di parcheggio, se non si individua una strada di scorrimento veloce.
E così mi fermo a gironzolare in Corso Italia, nel tratto da anni chiuso al traffico e mi ritrovo prima dell’incrocio di Via Paleocapa, in due strade laterali: Via Astengo e Via Ratti, la prima passata dall’asfalto ai basoli, la seconda tout court ad una nera asfaltatura. L’una parallela all’altra, ad un tiro di fionda. “Diversità, sirena del mondo, io sono colui che t’ama”, cantava il D’Annunzio.
Men che meno preoccupandoci dinanzi ad una logistica, ovviamente ai differenti livelli, da sempre, certo negli ultimi 60 anni, al centro delle aspettative del capoluogo e dell’intera provincia. Lagne e litanie verso la Padania per ferrovie e strade statali da potenziare; lungo la costa una Aurelia bis da sempre nei miei pensieri, direi non solo alternativa preziosa ma asse centrale di vita di tutte le nostre comunità: laddove – al solo pensiero di un ponte dell’autostrada A10 (vedi Genova) che diroccasse per incuria ovvero abbattessero mani vigliacche – l’intero Ponente ligure entrerebbe per anni in una crisi economica senza scampo. Passo in avanti con una ferrovia, la Genova-Ventimiglia da raddoppiare nell’intero percorso, non del tutto attesa dagli stessi residenti timorosi di qualche scarpinata in più, mentre resta in trepida attesa un aeroporto che i nostri enti non sono riusciti a sbloccare.
C’è davvero qualcuno che pensa, che faccia scelte oculate. Che faccia niente?
Sergio Ravera
(07.03.2023)