Ci ha lasciati Aldo Gasco, una vita tra editoria, pubbliche relazioni, politica e impegno sociale. Un amico di lungo corso. Per sempre.
di Luciano Angelini
Ci ha lasciati Aldo Gasco, una vita tra editoria, pubbliche relazioni, politica e impegno sociale. Un amico di lungo corso. Per sempre. “Noi siamo quelli della Tipografia Priamar”, come ricordavamo ancora di recente nelle lunghe telefonate. Ed è proprio lì, nella casa dell’editore Marco Sabatelli, in piazza Vescovato, che nei primi anni ’60 ci siamo conosciuti, abbiamo lavorato fianco a fianco al banco dell’impaginazione di Riviera Notte, lui proto, affiancato dai fidi Maglio, Not, Brandone e Frexia, io giovane scriba di belle speranze. Ci siamo divertiti nel fare un lavoro affascinante: scrivere, maneggiare le righe di piombo, fare i titoli, un’arte non da tutti, impaginare. Una storia che ci ha accompagnato per il resto della vita, tra aneddoti e ricordi, zingarate e improbabili sfide calcistiche.
Sì, siamo e restiamo “quelli della Tipografia Priamar”. Perché in quella Tipografia abbiamo hanno intrapreso il lungo viaggio che dalla composizione a caldo, ci avrebbe portato, dieci anni dopo, al freddo, ovvero all’irrompere del computer. Una palestra per chi stava incamminandosi al meraviglioso mestiere del giornalista. Una scuola. Ci accompagnava il borbottio delle linotype, l‘odore del piombo fuso che colava sulle matrici cave e generava i testi in righe di carattere in rilievo. Come scolaretti seguivamo Aldo come un pifferaio magico fino al momento dell’impaginazione: era lui a sistemare su di un telaio le diverse colonne di testo; a rimbrottarci “qui c’è da tagliare”, “qui sei andato corto”; toccava poi a noi apprendisti stregoni individuare e inventare gli eventuali tagli o gli allungamenti per portare il testo “a misura”, come da menabò (per i poco avvezzi: lo schema di pagina su cui vengono riportate le indicazioni per inserire titoli e testi).
Per arrivare alla composizione manuale dei titoli con i caratteri mobili, lettera per lettera, fino all’atto finale con il bozzone della pagina per gli ultimi controlli e il “si stampi” scandito ancora da Aldo. Un’esperienza indimenticabile e irripetibile per chi è passato dal caldo (del piombo) al freddo (delle nuove tecnologie). Allievo di Aldo in una palestra ideale che mi sarebbe servita, da lì a non molti anni, quando con una certa emozione misi piede per la mia prima volta nella storica tipografia del Secolo XIX in via Varese.
Chi ha fatto la gavetta nella Tipografia Priamar non se l’è mai dimenticato. E gli è servito in ogni tappa della carriera. È bello sognare che un giorno Aldo, laddove è andato, ritrovi tra linotype, cassette dei caratteri, stamponi e rotative, l’amico editore Marco Sabatelli e tornino a stampare libri, dispense, riviste e giornali. Grazie Aldo. Ci mancherai.
Luciano Angelini