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Guerra e Pace nel pensiero unico


Guerra e Pace nel pensiero unico.

Introduzione di Antonio Rossello a contributo di Renata Rusca Zargar

La Cina ha formulato una proposta di pace liquidata senza complimenti da USA e NATO. Sorge più di un dubbio su chi voglia veramente la pace e chi la guerra, in una logica discriminatoria fra buoni e cattivi che manifesta ampie contraddizioni. Una realtà ambigua, fluida, in cui sapienti di ogni genere hanno dato prova di parlare senza capirci una mazza. Una lucida e originale analisi di R. Rusca Zargar ci restituisce un quadro di luci e ombre, che ci interpella sui nostri fondamentali, liberandoci dal giogo del pensiero unico.

Non c’entra “Guerra e pace”, il libro di Lev Tolstoj, anche se l’autore per ironia del destino è russo. Il binomio è comunque al centro del dibattito mondiale, in quanto, riguardo al conflitto russo-ucraino, non si capisce davvero più chi voglia la pace e chi invece persegua la guerra, addirittura fino alle sue estreme conseguenze.

Ci disorienta la successione di fatti degli ultimi giorni. La risoluzione dell’ONU ad ampia maggioranza contro l’invasione russa. Il fallimento del G20 in India, dove però Lavrov e Blinken si sono incontrati per 10 lunghi minuti. La proposta di pace cinese passata in cavalleria. Tentativi veri o simulati di destabilizzazione della Trasmistria, con possibile escalation in Moldavia. Attacchi alternati di droni russi e ucraini. Forti presenze navali russe nel Mar Nero, ma anche nel Mediterraneo…minacce atomiche all’ordine del giorno.

Chi fa e chi dice, ma dove sta la verità? In un certo senso, è pure ambigua la posizione della NATO, prevalentemente determinata dagli Stati Uniti d’America, con l’Unione Europea a fare da ancella.

Secondo la narrazione prevalente nell’Occidente capitalista, la colpa del procedere della guerra in Ucraina è tutta solo della Russia di Putin, che ha infranto le leggi del diritto internazionale violando i confini di uno stato sovrano.

Morale: l’Ucraina ha diritto di difendersi; è il baluardo a difesa della democrazia; per questo la possiamo rifornire a più non posso di armi. Parola d’ordine: “si vis pacem, para bellum”, anche perché con l’orso postsovietico oggi a te, domani a me.

E ciò inducendo nell’opinione pubblica una visione semplicistica, dove ci siamo noi, gli occidentali, i belli e i buoni, contro gli altri, gli orientali, i russi e i cinesi, i brutti e i cattivi. Roba da cowboys contro indiani. Ma siamo proprio sicuri che le cose stiano in questi termini? Appare così lo spettro del pensiero unico.

Certo, in Russia e Cina non vi sono forme di potere democratico, certo vi sono mire espansionistiche territoriali e commerciali. Certo, in queste due potenze la voglia di mostrare in muscoli è forte all’insegna di un mai sopito imperialismo…

Ma esse in che cosa poi differiscono veramente dallo Zio Sam? Ce lo domandiamo quando, come nei giorni scorsi, Washington dichiara preventivamente che se la Cina fornirà armi alla Russia, senza prove che lo abbia già fatto o voglia farlo, saranno dolori…

Per giunta – con lo stesso argomento e su queste stesse basi – come avrebbe dovuto reagire la Russia contro l’Europa, la quale ha mandato e continua a mandare armi all’Ucraina?

Ulteriormente, vale la pena di considerare come, nei giorni scorsi, gli USA -in nome e per conto di tutte le loro colonie, tra cui l’Unione Europea e anche ormai di fatto l’Ucraina -, abbiano potuto senza mezzi termini liquidare una proposta di pace avanzata dalla Cina. Bene o male, si trattava di una via diplomatica di risoluzione del conflitto tra Occidente e Russia e i media occidentale non ne hanno praticamente riportato i contenuti…

In ogni blocco contrapposto non sono in atto manipolazione che inducono forme da pensiero unico?

da un lato, ci sono le ambizioni russe a riportare la propria grandeur ai fasti dell’impero zarista e poi dell’URSS, d’altro però come non vedere in questa guerra una conseguenza dell’espansionismo militare imperialistico dell’Occidente verso Oriente, iniziato già negli anni ’90, con l’occupazione sempre più aggressiva di spazi che un tempo furono dell’Unione Sovietica. Ad azione corrisponde reazione, insomma.

Da più di un anno, la guerra in Ucraina è un tema sul quale si scrivono fiumi di parole senza trovare soluzioni; pagine vuote con cui anche chi si spaccia come esperto, o roba del genere, ha dimostrato di non capirci una mazza. Li abbiamo letti certi articoli, a volte speranzosi, a volte meno, restando molto spesso allibiti.

Se non c’è trippa per gatti nemmeno per chi si professa “scienziato”, perché allora non prestare la dovuta attenzione all’analisi che ci propone la scrittrice e blogger Renata Rusca Zargar?

Volentieri la pubblichiamo, perché nella sua lucidità e originalità, ci interpella senza mezzi termini, per farci pensare con la nostra testa, quindi aborrendo il pensiero unico, sul senso di un noto articolo della Costituzione italiana, l’undicesimo, per il quale l’Italia ripudia la guerra come strumento di difesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Il Pensiero unico- Si chiedeva qualche tempo fa, in un gioco televisivo, quale, tra le varie manifestazioni dell’intelligenza, sia quella più importante. Io avrei scelto sicuramente la capacità di non lasciarsi condizionare.

Oggi, però, che siamo in guerra, non farsi ammaestrare, non seguire il “pensiero unico” che ci viene somministrato da giornalisti, politici, opinionisti, è molto improbabile.

Oggi, persino chi credeva nei valori del Pacifismo ha cambiato casacca e, se qualcuno osa introdurre una valutazione discordante, viene accusato di “putinismo”. Eppure, tutti siamo d’accordo sull’assunto che Putin sia un despota imperialista fornito di armi nucleari che non ha mai esitato a colpire oppositori e altri paesi per raggiungere i suoi obiettivi.

Dall’altra parte dell’Atlantico, però, c’è il vecchio Joe Biden, erede di una lunga dinastia di imperialisti e neocolonialisti, che si avvale della Nato per gestire l’occidente.

Dopo la caduta del muro di Berlino e lo sfaldamento dell’URSS, il Patto di Varsavia (corrispondente alla Nato per il blocco sovietico) si era sciolto e la maggior parte dei paesi aderenti erano addirittura entrati a far parte della Nato che, invece, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere sciolta anch’essa in quanto la Guerra Fredda era finita e i due blocchi non esistevano più.

Ma il criterio basilare degli USA non è mai stato di lavorare per il disarmo e la pace bensì di dominare entrambi i blocchi in un nuovo ordine mondiale. Criterio al quale l’Europa (non certo quella di Altiero Spinelli) si è supinamente inchinata.

Così siamo arrivati al conflitto. “Bastava smettere di dire che l’Ucraina doveva entrare nella NATO, bastava rispettare gli accordi di Minsk per il Donbass. Sarebbe bastato un negoziato in cui si stabilisse la neutralità dell’Ucraina e un’autodeterminazione per il Donbass.” scrive Peacelink ( Perché la guerra in Ucraina? (peacelink.it) )

Invece, la guerra è stata provocata ad arte, a partire dalla disattesa degli accordi di Minsk, armando l’Ucraina che avrebbe dovuto rimanere neutrale. Come si poteva credere che il nostro Putin si sarebbe rintanato in buon ordine al Cremlino?

Joe Biden, telecomandato dalle lobby delle armi vere trionfatrici di qualsiasi conflitto, si fa vedere, intanto, sempre attivo e sorridente. Fa bene, perché vende più gas e la distruzione causata dalle bombe e dai missili non tocca il territorio statunitense.

Nel contempo, la produzione delle armi è aumentata a dismisura e neppure il nucleare è più un deterrente. Stiamo giocando, infatti, proprio alla roulette russa: trovandosi in grave difficoltà uno qualsiasi dei contendenti si asterrà dal suo utilizzo?

Nel mezzo di questi trastulli imperialisti è caduta l’Ucraina, un paese, prima della guerra, così indigente da mandare le sue donne a fare le badanti all’estero, lontane dalle famiglie, dai mariti e dai figli. Oppure, ancora peggio, a vendere l’utero partorendo bambini di estranei ricchi che pagano per usare le femmine come mucche da produzione.

Si tratta di un vero e proprio genocidio di quella popolazione, con case distrutte, attività perdute e interi quartieri rasi al suolo. Mentre il bulimico Zelensky, famelico di presenze televisive in tutto il pianeta oltre che di armi, continua a propagandare la guerra.

Quanto hanno guadagnato gli USA e quanto guadagneranno ancora come signori del mondo?

Quindi, non servono trattative di pace se l’obiettivo a lungo termine, non importa quali siano i costi in vite distrutte, è l’indebolimento della Russia e la marginalizzazione della Cina.

Infine, il “pensiero unico” sostiene che, essendo l’Ucraina un paese aggredito, noi dobbiamo difendere l’integrità di uno stato sovrano.

Bene, se il ragionamento è questo, io lo condivido totalmente.

Allora, mandiamo armi a tutti i popoli che vengono aggrediti.

Ad esempio, in Palestina dove lo stato canaglia di Israele erode ogni giorno territori e diritti umani.

Mandiamo armi nello Yemen bombardato dall’Arabia Saudita, liberiamo la Nigeria da Boko Aram, o il Messico dai cartelli della droga o l’Etiopia dai ribelli. E perché non armare i curdi magari contro l’amato -oggi- Erdogan, o i militanti in Kashmir perché si liberino, finalmente, degli invasori India e Pakistan?

Al 21 marzo 2022 si contavano 59 guerre nel mondo ( Guerre nel mondo, quali e quante sono in corso – FocusJunior.it ).

59! Ma ci ha appassionato solo l’Ucraina.

Forse, perché ce lo chiedono gli USA, davanti ai quali il nostro encefalogramma europeo è piatto. O, forse, perché il popolo ucraino è bello: alto, con gli occhi chiari e soprattutto la pelle bianca. Invece, quando la stessa Russia ha invaso la Cecenia, siamo rimasti a casa tranquilli perché di quella gente di altra religione (e anche meno bella) non ci importava nulla.

Così finisce in bolla il Pacifismo, la diplomazia, i colloqui per trovare un compromesso, il mantenimento di accordi precedenti…

Nei corsi e ricorsi della storia, tratteggiati da Giambattista Vico nel 1700, nonostante il progresso tecnologico, siamo ricaduti nello “stato bestiale” anteriore alla civiltà.

Renata Rusca Zargar


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