Consorzio Depurazione del Savonese: crisi finanziaria e fusione in APS.
di Fabio Lucchini
Nel 2022, a causa della crisi finanziaria aziendale dovuta all’incremento generalizzato dei prezzi dell’energia elettrica e all’azzeramento pressoché totale degli introiti derivanti dalle speciali tariffe di fognatura e depurazione a carico dei grandi insediamenti produttivi, come le due discariche di Vado Ligure, che hanno iniziato a pre-trattare i propri reflui fognari prima di scaricarli in rete, Consorzio Depurazione del Savonese è stato costretto ad adottare un pesante incremento tariffario, aumentando del 40% il prezzo al metro cubo dell’acqua per i propri utenti.
Ciò nonostante, a seguito delle contestazioni formulate nei confronti di Consorzio Depurazione del Savonese dalla Guardia di Finanza in merito alla mancata iscrizione a bilancio dei debiti verso i Comuni soci per il rimborso delle rate annuali dei mutui accesi dai medesimi per realizzare infrastrutture idriche, ai quali spettano in totale oltre 9 milioni di Euro di rimborsi, si pongono pesanti interrogativi sullo stato di salute delle casse aziendali.
In tale contesto, il Comune di Savona sta imprimendo una pesante accelerazione al processo di incorporazione in Acque Pubbliche Savonesi di Consorzio Depurazione del Savonese insieme alla Servizi Ambientali di Borghetto e alla SCA di Alassio e, in particolare all’accentramento in APS di tutti gli incassi delle bollette versate dagli utenti, che quest’ultima poi deciderebbe come ripartire.
La fretta del Comune di Savona appare ancor più ingiustificata alla luce della notizia, giunta proprio in questi giorni, che il 18 maggio il Consiglio di Stato si esprimerà in via definitiva sull’appello proposto dal Gruppo IREN contro la decisione della Provincia di Savona di mantenere fino al 2049 la gestione pubblica dell’acqua nel nostro ATO, con il rischio che la convenzione di affidamento sottoscritta da APS venga travolta dalla sentenza che sarà emanata.
È chiaro che le due società di proprietà dei Comuni del Ponente, una volta accorpate le “casse” in APS, dovrebbero farsi carico dei debiti dell’azienda savonese, che attualmente è anche al centro di un’inchiesta della Procura di Savona proprio per una serie di asserite irregolarità nei bilanci.
Potrebbe non essere affatto nell’interesse delle due società del Ponente accelerare verso l’incorporazione, in quanto, se la situazione così precaria di Consorzio Depurazione del Savonese evolvesse in senso negativo, verrebbero trascinate nel baratro anche le due aziende ponentine, che hanno invece chiuso nel 2021 i propri bilanci in utile.
Nel caso in cui la crisi finanziaria di Consorzio Depurazione del Savonese dovesse malauguratamente esplodere, non ci sarebbe altra strada per evitare il fallimento di quella già seguita proprio da ATA, vale a dire l’ingresso nel capitale sociale di un ricco socio finanziatore per salvare la società, come ad esempio il suddetto Gruppo IREN, dicendo, però, allo stesso tempo addio per sempre alla gestione pubblica dell’acqua nell’ ATO Savonese. L’unica alternativa possibile sarebbe un pesante incremento delle tariffe idriche a carico di tutti gli utenti, anche quelli del Ponente, per far fronte ai debiti maturati dal vecchio depuratore savonese.
Fabio Lucchini